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OMELIE / Omelie IT

02 dic 2012
02/12/2012 1ª Avvento C

02/12/2012 - 1ª Domenica di Avvento - C

1ª lettura Ger 33,14-16 * dal Salmo 24 * 2ª lettura 1Ts 3,12 - 4,2 * Vangelo

L’apostolo San Paolo ci esorta oggi “a progredire ancora di più” nell’amore e nella santità. Iniziamo così l’anno liturgico, ricominciando la nostra contemplazione del Signore Gesù Cristo per fare un passo ulteriore nella nostra adesione a lui e crescere nella nostra statura spirituale. Ogni anno che passa dovrebbe trovarci più maturi non solo di esperienza umana, ma anche di vitalità di fede e di carità. Quest’anno poi, tutto consacrato alla nostra fede, dovrà diventare un anno di grazia: lo sarà se metteremo impegno nella preghiera e nella nostra istruzione, nell’affrettarci a conoscere la fede della Chiesa e saper così rendere ragione di quanto crediamo a coloro che, o con la bocca o con gli occhi, ci interrogano.
Il profeta Geremia aveva annunciato al popolo le conseguenze nefaste della disobbedienza a Dio e della idolatria. Ora il popolo soffre davvero l’esilio e la schiavitù ed è tentato di rassegnazione e di disperazione. In questa situazione il profeta leva ancora la voce per annunciare ai credenti l’intervento di Dio per la salvezza e la ricostruzione di una vita degna di figli di Dio. Dio è sempre il Dio della vita e della pace, quindi della gioia e della serenità. Ecco, si realizza ciò che egli ha promesso: arriverà il “germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra”! Noi sappiamo chi è questo germoglio giusto, e rischiamo di dare tutto per scontato, di pensare di conoscerlo già abbastanza e quindi di non doverci attendere nulla di più e di non aver più nulla da imparare da lui.
Anche sulla nostra terra, oggi, c’è bisogno di giudizio e giustizia: non le troveremo rivolgendoci a nessuno dei cosiddetti grandi, di coloro su cui scommettono i manifesti di propaganda che abbiamo visto e che vedremo. Troveremo il giudizio e la giustizia solo in quel germoglio giusto che ora viene annunciato. È un germoglio: questa parola indica novità, evoca sorpresa, risveglia attesa paziente. Di un germoglio non si vedono ancora nè i fiori nè tanto meno i frutti; di esso si intravede però la vitalità che dona speranza, quindi ci infonde la gioia tipica di chi attende sicuro.
Le prossime domeniche e settimane le chiamiamo «di Avvento», per ricordarci ed esercitarci ad attendere il Germoglio! Quest’attesa dovrebbe far crescere in noi e per noi l’importanza di colui che attendiamo.
Il brano evangelico vuole appunto aiutarci a riflettere sulla nostra esperienza: tutto passa, e anche la nostra vita, cui siamo così attaccati, avrà una fine che noi non abbiamo possibilità di evitare e nemmeno di spostare. La fine della vita poi non è una fine, ma il passaggio al Giudizio che sancirà la nostra situazione per l’eternità. Dobbiamo avvicinarci a questo momento con terrore e vivere quindi nella paura? No affatto! Colui che giudica è quel “germoglio giusto” che noi attendiamo, su cui poniamo la nostra speranza e da cui riceviamo la gioia, è colui che viene per salvare coloro che lo invocano. Prendiamo seriamente gli avvertimenti proprio per rendere stabile, perseverante e continuo il nostro attaccamento e il nostro ascolto a colui che viene, il Figlio dell’uomo. Questi non ci fa paura, anzi, ci rende leggeri e sereni. È per amore e con amore che lo attendiamo, e lo attendiamo anche quando vediamo passare il tempo, i mesi e gli anni, senza che succeda nulla di buono. Egli rimane il nostro pensiero fisso, egli riempie i nostri desideri, anzi diventa il nostro desiderio fondamentale. È lui che dà fondamento e stabilità ai nostri rapporti reciproci, da quelli familiari a quelli di amicizia e persino a quelli di lavoro e di svago. Solo con chi crede in lui ci sentiamo al sicuro e abbiamo libertà di aprire il cuore. È lui la vita, il significato e la gioia della vita.
Piuttosto che lasciarci prendere dalla paura della fine della nostra vita e della fine di tutto il mondo creato, cerchiamo di progredire nell’amore e nella santità. Saremo un sostegno e un dono per coloro che ci circondano e saremo una luce per chi ritiene di vagare nel buio e per chi è senza speranza. Iniziamo dunque il tempo di Avvento e il nuovo anno liturgico sostenuti dalle promesse di cui si è fatto portavoce il profeta Geremia: “Io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e di Giuda” e “Gerusalemme vivrà tranquilla”. E teniamo nel cuore la preghiera che il salmo ci suggerisce:
“Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza”.

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