ME
NU

07. Mi ami tu? Gv 18 - 21

 

     MI AMI TU?

               Gv 18-21

 

 

 

 

1. CHI CERCATE? Gv 18, 1-11

2. INTERROGA QUELLI CHE HANNO UDITO. Gv 18, 12-27

3. IL MIO REGNO. Gv 18, 28-40

4. ECCO IL VOSTRO RE! Gv 19, 1-16

5. NE FECERO QUATTRO PARTI. Gv 19, 17-24

6. PRESSO LA CROCE. Gv 19, 25-30

7. UN SEPOLCRO NUOVO. Gv 19, 31-42

8. CHI CERCHI? Gv 20, 1-18

9. PACE A VOI! Gv 20, 19-31

10. É IL SIGNORE! Gv 21, 1-14

11. MI AMI TU? Gv 21, 15-25

 ****

inizio

 

1. CHI CERCATE? Gv 18, 1-11 

1 Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli.

2 Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli.

3 Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi.

4 Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”.

5 Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore.

6 Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra.

7 Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”.

8 Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”.

9 Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”.

10 Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.

11 Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”.

1.

Gesù, tu esci dalla città per ritrovare lo spazio di silenzio che ti concede di vivere, di vivere a colloquio col Padre, per amarlo e offrirti alla sua volontà! Con te passano al di là dell’acqua i tuoi discepoli, partecipi del tuo andar oltre i confini degli uomini, del tuo passare nel mondo nuovo, quello dove il Padre può essere papà!

Gli uomini della città vengono a cercarti: ti cercano perché sei testimone di un altro regno, ti cercano perché hanno paura nella loro posizione di dominatori. Ti cercano con uno dei tuoi che conosce i luoghi, ma non conosce te: egli non conosce il tuo amore, non conosce la tua unità col Padre. Vengono a cercare te, luce del mondo, con le loro lanterne. La loro luce è sostegno alla violenza delle spade, la loro luce rende ancor più pauroso il buio della notte. Sei tu, Gesù, che trovi loro! Tu esci loro incontro, tu non fuggi, tu non ti fai cercare. Tu sei il pastore che esce dal recinto delle pecore per impedire che il lupo entri. E nella notte fai risplendere la tua luce: IO SONO! É la Parola! È un atto d’amore per quei cuori che si sono messi a servizio del Maligno, di mammona. La Parola, che è luce irresistibile, è l’amore di Dio fatto carne che vuole incontrare i cuori di pietra per trasformarli: ma essi, no, ormai sono irretiti dal male. Gesù, rimani solo! Sei l’unico che completa la Volontà del Padre! Sei l’unico salvatore degli uomini; i tuoi discepoli se ne vanno, ubbidienti a te: ti lasciano solo. Il loro andarsene fa sì che tu risplenda ancor più come l’unico. Ti adoro, Gesù!

Pietro prende l’iniziativa di difenderti, ma lo fa con i metodi e gli strumenti tipici del mondo. Pur essendo un gesto compiuto senza il tuo ordine, tuttavia questo è il gesto di un tuo apostolo, e noi perciò vediamo in esso un significato profondo, profetico. Colui che viene colpito da Pietro e rimane privo dell’orecchio destro è il rappresentante del sommo sacerdote e porta un nome regale. Malco significa re! L’orecchio destro è quella parte del corpo che veniva bagnato col sangue del sacrificio nel momento in cui il sommo sacerdote riceveva la consacrazione. Privarlo dell’orecchio destro è come privare il popolo del Sommo Sacerdozio e del suo Re! Questo infatti è il momento in cui tu, Gesù hai offerto te stesso, e offrendoti hai rivelato d’essere tu il vero Sommo Sacerdote e il portatore della vera Regalità!

Tu inoltre non puoi e non vuoi esser difeso dall’uomo. È Dio la tua unica difesa! L’uomo che difende colpisce un altro uomo, che ha un nome davanti a Dio. Pietro colpisce Malco, non vince il Maligno. Pietro non si unisce alla tua obbedienza al Padre, Gesù, non è ancora uno col tuo spirito di offerta di sé, non è entrato nella tua dimensione pasquale. Tu, Gesù, non lo rimproveri, né esigi da lui nulla: solo gli fai vedere la tua unità col Padre e gli fai intuire che i disegni di Dio possono venir manifestati e realizzati anche attraverso l’opera del Maligno. Su di te, Gesù, sul tuo cuore di Figlio questi non ha alcun potere, perché la sua violenza può toccare solo la carne!

Gesù, abbi pietà di me!

Salvami, Salvatore del mondo!

inizio

2. INTERROGA QUELLI CHE HANNO UDITO. Gv 18, 12-27

12 Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono

13 e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno.

14 Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”.

15 Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote;

16 Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro.

17 E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”.

18 Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

19 Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina.

20 Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto.

21 Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”.

22 Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”.

23 Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”.

24 Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.

25 Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”.

26 Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”.

27 Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

inizio

2.

Signore Gesù, nella notte subisci violenza, proprio tu che ti offri spontaneamente! E, prigioniero, ti trovi davanti colui che serve Dio per il popolo, colui che, apparendo servitore di Dio, si fa padrone delle cose e delle persone. Tu, il vero sacerdote che offre se stesso al Padre per i peccati del mondo, sei davanti a colui che fa soffrire gli altri e li uccide credendo di render culto a Dio. Egli rende culto a un Dio che certamente non è il Padre!

Due discepoli ti seguono, Gesù. Uno, colui che non cerca la gloria del proprio nome, si compromette con te ed entra là dove potrebbe essere deriso e offeso. Egli ti ama. Egli soffre con te. L’altro, colui che dichiarava di essere forte di una propria forza, che ti voleva difendere con le armi, colui che prometteva fedeltà ad ogni costo, proprio lui dimostra di amare se stesso. Pur aiutato a seguirti, egli cerca il caldo del fuoco dei tuoi nemici: si confonde tra di loro. Egli «non è», proprio come sta affermando con decisione: non è tuo. Egli appartiene ancora a se stesso, ama se stesso. Di te amava la gloria, il successo, la fama: non amava te. Questa notte egli è costretto ad accorgersi che il suo amore non era impegnato con te. Teneva alla propria vita più che alla tua Persona. Gesù, tu lo sai, e, nonostante ciò, continui a donargli fiducia. Ti rimetti infatti anche alla sua parola quando ti trovi di fronte al sommo sacerdote Anna: "Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro”!

Tu, Gesù, non vuoi difenderti. Non hai bisogno di difendere nulla. Il tuo insegnamento infatti è Parola del Padre: luce e amore che viene dall’alto.

Anche i tuoi discepoli ti sono stati dati dal Padre: è lui che li custodirà dal Maligno, anche da quel Maligno che riporta qualche vittoria nella loro vita.

Tu non dici nulla ad Anna, perché tu dici solo quanto il Padre ti manifesta: il sommo sacerdote non cerca la Parola del Padre. Egli ti vede solamente come uomo legato e già condannato.

Tu ti senti invece figlio, libero, unito nell’intimo al Padre. La tua risposta allo schiaffo del suddito è ancora un atto di libertà, di amore: vuoi aiutare l’uomo che ti percuote a discernere, a riflettere con libertà, a non rendersi schiavo del potente col voler far bella figura davanti a lui.

Vieni mandato ora da colui che ha già deciso la tua morte, Caifa: e il tuo discepolo Pietro ha già deciso il ritorno al mondo. Non è una debolezza la sua, è una decisione riconfermata. Egli «non» è. Non è tuo, perché ha paura della morte e non cammina più con te verso il Padre. Si è fermato con se stesso. Tu non conti più per lui.

Il gallo che canta nella tenebra fa risaltare la vittoria del Maligno, padre delle tenebre: uno dei tuoi, il primo dei tuoi, è conquistato dal mondo, ripiombato tra coloro che pensano a se stessi e cercano il calore delle braci.

Gesù, solo, abbandonato, luce non accolta, abbi pietà di me!

inizio

3. IL MIO REGNO. Gv 18, 28-40

28 Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.

29 Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”

30 Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”.

31 Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”.

32 Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.

33 Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”.

34 Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l' hanno detto sul mio conto?”.

35 Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”.

36 Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”.

37 Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.

38 Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa.

39 Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”.

40 Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!” Barabba era un brigante.

 

3.

Signore Gesù, al sorger della luce tu esci dal tuo popolo per esser presentato al rappresentante degli altri popoli: tu sei luce per illuminare le genti! Tu solo entri nel pretorio: tu solo! Tu non puoi venir contaminato, tu, agnello pasquale! Tu sei colui che libera dalle tenebre e dall’ignoranza e dal peccato gli uomini schiavi del Maligno! Tu avevi già indicato di quale morte saresti dovuto morire, tu avevi già parlato della tua elevazione, ed ecco che i capi - senza ragione, come già il Salmo aveva profetizzato - ti odiano. Essi ti hanno giudicato e ora ti consegnano a colui che può elevarti da terra, a Pilato. Questi può eseguire la loro condanna.

Gesù, ti adoro! Tu non pensi a te stesso. Non ti occupi di una salvezza dalla sofferenza e dalla morte. Tu pensi ad amare le persone che incontri, come fratelli che il Padre ti mette sul cammino, affinché tu possa illuminarli. Così tu, a Pilato che t’interroga, non rispondi difendendoti: vuoi piuttosto difendere il suo cuore dal seguire i movimenti di irrazionalità e di odio che lo stanno influenzando violentemente, tanto da renderlo schiavo. Tu, pur interrogato, non elenchi le opere che hai compiuto, i segni e i prodigi che hanno accompagnato la tua Parola: essi potrebbero ora rappresentare un nuovo condizionamento alla sua libertà. Tu parli della tua regalità e del tuo Regno!

Gesù, vero re che vieni dall’alto, abbi pietà di me!

Tu non sei Re che costringe, che fa violenza, che si arroga diritti. Il tuo Regno si estende a quanti vengono da Dio, i quali non sempre appartengono a una stessa razza o a una sola nazione. Tu vieni da Dio, e il tuo Regno è per tutti quelli che vivono e manifestano l’amore del Padre. Essi ti ascoltano! La tua regalità è un compito, una missione. Tu non vanti diritti su nessuno, se non davanti al Maligno. Tu non sei attaccato al titolo di re: tu hai un compito unico, che nessun altro può compiere; hai ricevuto la vita e percorri una via nel mondo per essere testimone dell’amore di Dio per tutti, per tutta la terra. Questa è la tua regalità, che nessun uomo può limitare o contrastare: gli uomini che volessero impedirla, anche con la violenza, non farebbero che offrirti occasione di rendere la tua testimonianza più incisiva, più luminosa, più appariscente.

L’uomo Pilato non vede colpa in questa tua obbedienza, ma l’odio del Maligno lo domina, assoggettandolo all’invidia dei capi. Questa invidia, anzi il Maligno stesso, perviene ad un’altra vittoria: egli a te preferisce Barabba, «il figlio di suo padre», il figlio del diavolo, del padre di quei Giudei che ti rifiutano, omicida fin dall’inizio.

Gesù, unico uomo libero, non puoi esser liberato dagli uomini: dal Maligno ti può liberare solo il Padre, definitivamente.

Figlio di Dio, abbi pietà di me!

inizio

4. ECCO IL VOSTRO RE! Gv 19, 1-16

1 Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.

2 E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano:

3 “Salve, re dei Giudei!” E gli davano schiaffi.

4 Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”.

5 Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l'uomo!”.

6 Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”.

7 Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”.

8 All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura

9 ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta.

10 Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”.

11 Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”.

12 Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”.

13 Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.

14 Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”.

15 Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare”.

16 Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

 

4.

Signore Gesù, dichiarato senza colpa, subisci la flagellazione, solo perché un uomo vuol piacere ad altri uomini mossi da odio e da invidia! Le spine, la porpora e gli schiaffi completano la tua sofferenza, la tua solitudine: queste derisioni provengono da malvagità, ma rendono chiaro il vero senso della tua regalità, che non ti è data dagli uomini, non è sostenuta dalle passioni umane, non cerca la gloria dell’uomo. Tu sei veramente re, ma non perché gli uomini ti riconoscono tale; sei il re perché, in mezzo agli uomini, schiavi del denaro, del potere e dell’odio, tu custodisci la vera immagine di Dio. Tu sei l’uomo senza colpa, sei l’uomo vero, quello che è amato da Dio e che ama Dio.

Proprio perché tu sei senza colpa gli uomini colpevoli non ti vogliono tra loro: saresti sempre memoria del loro esser fuori posto, del loro esser disobbedienti! Tu sei il Figlio di Dio, e non puoi approvare le opere dei figli del diavolo. Tu sei il Figlio di Dio che deve morire, perché gli uomini non ti vogliono. Non ti vogliono perché non ti possono dominare. Così realizzano le profezie che tu stesso avevi rivelato ai tuoi discepoli: il Figlio dell’uomo deve esser messo a morte! Ma coloro che ti vogliono uccidere ascoltano il nemico di Dio, che si vuol fare uguale a Dio, vuol usurpare il suo posto; essi attribuiscono alla Legge di Dio il loro proposito di morte. Il loro «dio» ormai non è più il Padre: non è colui che dà la vita; purtroppo è invece il suo nemico.

Pilato conosce solo dèi costruiti dagli uomini, ed ha paura del «Figlio di Dio». Tu non vuoi che egli abbia paura del Padre, però lo aiuti anche a ricordare che pure lui è un uomo, non un «dio»; vuoi portarlo a riconoscere che egli non può fare confusione tra giustizia e ingiustizia. Il suo ruolo sociale è servizio, è responsabilità affidata da Dio, è un compito da svolgere a favore dell’uomo. Gli ricordi che anche lui, capo civile, può macchiarsi di colpa, come si sono macchiati ormai i capi religiosi.

Gesù, Figlio di Dio, amico degli uomini, abbi pietà di me!

Pilato è ormai schiavo della sua ambizione nel suo ruolo, e con tutto il suo potere non riesce a fare quello che vorrebbe. Pur cedendo alla debolezza egli ti proclama Re, solennemente! Proprio nel momento in cui nel tempio venivano immolati, ormai inutilmente, gli agnelli della cena pasquale, tu vieni proclamato Re! Tu, e solo tu, sei il Re dato da Dio.

I sommi sacerdoti, custodi dell’alleanza, hanno apostatato e abiurato: non ritengono più Dio come unico Re, preferiscono Cesare, un uomo, l’uomo che domina sull’uomo. Ad essi ciò conveniva per poter conservare i propri poteri e la propria ricchezza. Essi hanno scelto mammona. E così il Maligno ha completato la sua opera nei loro cuori.

E tu, Gesù, vieni nuovamente consegnato, per la terza volta.

Signore Gesù Cristo, re dato da Dio agli uomini, abbi pietà di noi!

inizio

5. NE FECERO QUATTRO PARTI. Gv 19, 17-24

17 Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota,

18 dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo.

19 Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”.

20 Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.

21 I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”.

22 Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”.

23 I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.

24 Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura:

Si son divise tra loro le mie vesti

e sulla mia tunica han gettato la sorte.

E i soldati fecero proprio così.

 

5.

Signore Gesù, ti lasci prendere da coloro che non ti vogliono più nel loro popolo: essi vogliono darti la morte! Ma la croce te la carichi tu stesso. Sei tu che offri la vita da te stesso, nessuno te la prende; tu con decisione la offri al Padre. É a lui che vai incontro; non t’importa che gli altri pensino di te in modo malvagio.

Io non riesco ad immaginare la profondità della tua sofferenza, Gesù: le tue mani sono fermate al legno, i tuoi piedi non si muovono più, tutto è dolore e fatica! Ora sei sul tuo trono. Sei re, l’unico vero Re degno di questo nome, perché in te l’immagine di Dio Re non è falsificata. In te vediamo solo libertà e amore, accoglienza della morte come Volontà di Dio, docilità e grandezza. In te non entra e da te non esce alcuna cattiveria, nulla di negativo, nulla che esprima soggezione o timore degli uomini. Sei il vero Re che manifesta la regalità di Dio!

Pilato ha scritto la verità sopra il tuo capo. Tu, Gesù, sei il Re che viene dai Giudei e che attira in unità tutti i popoli. Tu, proprio tu, Gesù di Nazareth, sei la nuova parola di Dio destinata a tutto il mondo, al mondo religioso, il popolo di Dio (in ebraico), al mondo politico dominatore (in latino), al mondo che si ritiene colto e “sapiente” (in greco): tu, ultima parola scritta da Dio, parola definitiva posta là dove tutti passano.

Gesù, credo in te, ti adoro, ti amo! Ti voglio accogliere: entrando tu, viene «Dio» in me.

Ed ora, Gesù, la tua eredità, - le tue vesti -, viene distribuita. Il mantello, simbolo del Regno che viene tolto ai Giudei e dato ai pagani, è diviso in quattro parti, perché possa giungere ai quattro angoli della terra. Tu sei Re per tutti; tutti gli uomini ora godono dei tuoi beni! Tutti gli uomini possono partecipare al tuo compito, alla tua missione!

E la tua tunica, la veste più intima, tessuta d’un pezzo dall’alto, non viene strappata. Essa rappresenta lo Spirito che ti anima nel profondo, e che hai ricevuto dall’alto: esso non sopporta divisioni! Il tuo Regno è universale, ma animato da un unico Spirito! Tutti gli uomini che godono della tua Vita, della tua eredità, sono uno! Il tuo vestito tessuto dall’alto è l’amore che farà dei tuoi discepoli un solo corpo, che li farà ovunque riconoscere come rivestiti di te, obbedienti alla tua Parola, intimamente saldati l’uno all’altro dai tuoi stessi sentimenti.

I soldati non sapevano che tutto ciò che essi compivano era già scritto, era la Volontà di Dio, realizzazione della profezia e annuncio della nuova realtà: la realtà di una Chiesa sparsa su tutta la terra, unita nel profondo da un unico Spirito, dono di Dio, che copre e fa risplendere tutto il Corpo dei sentimenti che furono in Gesù. Lei Corpo di Lui che è il suo Capo!

Gesù, Signore mio crocifisso, che consegni la tua eredità a tutto il mondo e la manifesti nella tua Chiesa,

abbi pietà di noi!

inizio

6. PRESSO LA CROCE. Gv 19, 25-30

25 Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.

26 Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”.

27 Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

28 Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”.

29 Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.

30 E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò.

 

6.

Signore Gesù, nell’ora del rifiuto totale da parte del mondo religioso e politico, non sei solo! Vicino a te, partecipi del tuo amore, della tua obbedienza e del tuo compito di rivelazione, stanno le donne, tua madre anzitutto. Questa presenza silenziosa è un dono del Padre per te, dono della tenerezza di Dio che ti assicura che la tua morte, il tuo dono completo, avrà abbondanza di frutti. Camminando con te esse hanno ricevuto il tuo amore per il Padre e per gli uomini, e ora, fedeli e forti, ne sono una eco sicura. Esse sono silenziose sotto l’albero della vita, la tua croce: esse non cercano ragioni e non discutono, non accolgono lo spirito di autosufficienza di Eva, ma il tuo, spirito di nuovo Adamo che non pensa a piacere a se stesso, bensì solo a donarsi al Padre in maniera piena.

Tra le donne che stanno ai piedi della tua croce tu noti la Madre, colei che ti ha dato la vita, colei che ha compiuto per te l’amore del Padre. Tu la vedi insieme al discepolo che si è unito a te indissolubilmente, al discepolo che ha accolto la tua persona. Essi non sono più due, essi sono ormai la tua famiglia, quella che tu hai costituito per sempre. Tu rendi tua madre, madre per lui: Ella è colei che continua ad accogliere e donare la vita di Dio. Tu rendi il discepolo figlio per lei: egli nasce ora dallo stesso grembo da cui tu, Gesù, sei venuto alla luce.

Maria rappresenta il resto d’Israele, fedele all’amore e ubbidiente alla Parola, quella porzione di popolo di Dio da cui viene la salvezza per tutti i popoli: da esso si stacca senza separazione il nuovo popolo, che ha come capo te, Figlio di Dio! Il discepolo rappresenta appunto questa nuova comunità, nata dal tuo amore, comunità che porta nel proprio interno anche il «resto d’Israele» fedele. Donna e discepolo, madre e figlio, antico e nuovo, nuova famiglia che realizza la Parola del tuo cuore!

Gesù, a me, che ti amo, doni Maria, che mi ama. Tu non lasci soli i tuoi, li consegni a chi sa amare come una Madre. Io sono consegnato da te alle cure di Maria, che, come è stata fedele e attenta con te, continuerà ad esserlo con me. Grazie, Gesù!

Nella casa del discepolo ora c’è la Madre, colei che lascia vedere che l’amore tuo, Gesù, è la continuazione e il completamento dell’amore del Padre manifestato fin dalla creazione, rivelato ad Abramo, a Mosè e a tutti i profeti. Maria nella mia casa è garante dell’unicità di Dio, del Dio dei patriarchi, Dio dell’Alleanza, e del Dio di Gesù; ella è dono dell’amore trinitario, eterno, fedele. Signore Gesù, tu ci doni in Maria un aiuto ad amare il Padre, che ha inviato te per accoglierci e darci il tuo Spirito, la vita vera, di cui eravamo privati. Gloria a te, Signore Gesù!

Tu sei cosciente di quanto sta avvenendo. Non vedi te stesso vicino alla morte, vedi piuttosto che l’amore di Dio sta giungendo al culmine, alla piena realizzazione. Le Scritture, che esprimono la Volontà del Padre di salvare gli uomini dal Maligno, stanno compiendosi. Un ultimo tentativo, per aiutare i cuori malvagi a compiere un gesto d’amore, un gesto d’accoglienza verso di te: ti fai mendicante, come già facesti per aiutare la donna samaritana. Esprimi la tua sete, il bisogno del tuo corpo, vero tempio di Dio! Forse quegli uomini accecati avranno un attimo di misericordia, di compassione, d’accoglienza! Tu offri loro questa possibilità, offri l’ultima occasione. Ma essi vedono solo l’aceto, hanno solo aceto, cioè il vino non conservato, il vino non accolto e non bevuto a suo tempo! Essi non hanno accolto te, vino nuovo; non hanno accolto il tuo Spirito, vino distribuito alle nozze senza sapere di dove venisse.

Aceto, segno del completo rifiuto dell’amore: ne hanno un vaso colmo. Il loro cuore è pieno di odio, di rifiuto. Così si adempie la Scrittura che dice che ti hanno odiato senza ragione, che ti hanno fatto bere l’aceto, ti hanno riversato addosso odio e rabbia, e tu non ti sei opposto. Hai bevuto quell’aceto, Gesù, tu, agnello di Dio, cacciato fuori, agnello ucciso! L’issopo, che serve a spargere il sangue della salvezza e del perdono, ora viene usato per esprimere il definitivo rifiuto di te. Signore Gesù, abbi pietà di noi! Hai completato questa Scrittura che prevedeva l’aceto per te, hai completato l’offerta dell’amore al Padre. É compiuto. L’amore è completo. Hai terminato la tua missione. Ora puoi riposare, e chini il capo.

Lo chini senza poterlo appoggiare. Nel seno del Padre è chinato il tuo capo. E chinando il capo consegni il tuo Spirito. Quello Spirito che ti era stato dato ha portato frutto in te al cento per uno. Quello Spirito, che si era posato sul tuo corpo, ha fatto dei tuoi giorni e dei tuoi passi un dono continuo dell’amore di Dio. Quel tuo Spirito lo consegni ora al Padre, che lo potrà donare e riversare nei cuori dei tuoi, di coloro che con te sono uno. Ricevendo quel tuo Spirito essi continueranno a trasformare il mondo, a renderlo campo che fruttifica per sempre.

Signore Gesù, gloria a te! Grazie a te. Vieni in me, vieni, donami ancora la tua capacità di offrirmi, di amare! Abbi pietà di me!

inizio

7. UN SEPOLCRO NUOVO. Gv 19, 31-42

31 Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.

32 Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui.

33 Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe,

34 ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.

35 Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

36 Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso.

37 E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

38 Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.

39 Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.

40 Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.

41 Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.

42 Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.

 

7.

Signore Gesù, mentre tutti preparano il proprio agnello, la propria “pasqua”, tu vieni preparato come Agnello di Dio per tutti, perché il tuo Sabato è un giorno solenne, l’unico giorno solenne dopo la creazione del mondo!

A te non vengono spezzate le gambe, perché tu hai già offerto la tua vita, hai già consegnato il tuo Spirito liberamente. Tu invece vieni trafitto, come dice la Scrittura, perché da te possa uscire la vita per noi. Il sangue e l’acqua che scaturiscono dal tuo fianco aperto sono il tuo dono continuo, quello che tu ancora oggi offri a chiunque rivolge il suo sguardo a te.

Sangue per bere e acqua per purificare.

Sangue che nutre e acqua che lava e rinnova.

Sangue che mette in comunione con Dio e acqua che riempie del suo Spirito.

Sangue che dimostra il tuo amore al Padre e acqua che ci comunica la purezza di tale amore!

Signore Gesù, la tua morte è vera novità: non comunica la tristezza di una fine, ma la gioia e la grazia di un inizio. Essa è per noi testimonianza del tuo amore completo, e inizio di una nostra partecipazione alla completezza dell’amore attraverso il tuo Spirito, che, come acqua, zampilla dal tuo seno!

I tuoi discepoli, quelli che erano i più paurosi, iniziano un nuovo cammino. Essi ti vogliono onorato nella morte. Più della propria purità legale ad essi preme una tua gloria, benché questa sia una gloria che risplenda ancora solo agli occhi degli uomini. Essi ti amano, amano te! La morte non ferma il loro amore: questo amore lascia intendere che tu sei ancora vivo! La tua vita, separata dal corpo, è ancora degna di onore e di attenzione. Giuseppe e Nicodemo ti tolgono dal tuo «trono», ti avvolgono in lenzuola profumate con i profumi tipici del letto dello sposo nella notte delle nozze! Tu sei davvero lo sposo, condotto nel giardino dove potrai amare la tua sposa, che ti cerca con apprensione!

Il sepolcro nuovo in cui tu sei deposto, sepolcro senza odori di morte e di corruzione, è una stanza nuziale!

Tu sei l’inizio di una nuova umanità, che, quando muore, non muore, ma incontra il suo sposo nella gioia, nella vita, nella pace del giardino! Tu hai inaugurato un nuovo modo di morire: quello degli amanti, quello dei figli che, col loro offrirsi, danno gloria al Padre!

Tu, Gesù, non sei morto, non sei stato colpito dalla morte come Adamo: tu ti sei offerto, tu hai amato, tu hai portato la vita al culmine della sua pienezza! E ora la doni a noi.

Il tuo sepolcro è nuovo, in esso ci sono solo profumi di vita!

Gesù, abbi pietà di me!

Gesù, gloria a te che ami e ti lasci amare anche nel momento in cui gli uomini ti credono assente ed inoperoso! Tu continui invece a donare novità di vita. Grazie, Signore Gesù!

inizio

8. CHI CERCHI? Gv 20, 1-18

1 Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.

2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l' hanno posto!”.

3 Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.

4 Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.

5 Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.

6 Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,

7 e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.

8 Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

9 Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.

10 I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa.

11 Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro

12 e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.

13 Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”.

14 Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.

15 Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l' hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”.

16 Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbonì!”, che significa: Maestro!

17 Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.

18 Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.

 

8.

Signore Gesù, la meta ove corrono coloro che ti amano non è il luogo dove tu sei presente. Essi ti pensano là dove gli uomini ti hanno posto, ma tu manifesti sempre le opere di Dio, non quelle degli uomini. Maria Maddalena e Pietro e Giovanni non vedono il risultato dell’opera umana. Essi constatano quanto Dio ha operato, e rimangono muti. Vedono senza comprendere; avevano sì ascoltato la Scrittura di Dio, ma senza collegarla alla vita del Figlio di Dio. Gesù, tu mostri pazienza di fronte a questa ignoranza; lasci che essa si esprima, che provochi corse e fatiche e apprensioni. Così l’uomo, che si ritiene sempre grande e operatore di tutto, potrà accorgersi che c’è anche il Padre, Colui cui tu ti sei affidato del tutto, pienamente. Il discepolo che s’è accorto del tuo amore personale per lui, anch’egli corre, ancor più in fretta dell’altro. Egli ti ama, ma anche lui ha bisogno di accorgersi del Padre.

Il discepolo che ti ama sa trattenersi, sa pensare agli altri, sa cedere il passo. Questo io pure voglio imparare, perché l’amore per te non divenga pretesto per farmi primo, ma solo per servire l’amore e la fede degli altri.

I discepoli che iniziano a credere incominciano a fidarsi di Dio Padre, volgono le spalle al luogo testimone della morte, pronti a lasciarsi sorprendere da te, che sei solo là dove il Padre ti vuole.

Il pianto insistente di Maria, pur espressione di un amore incompleto, attira il tuo sguardo. Tu la vuoi aiutare anzitutto tramite i tuoi angeli, che testimoniano vittoria e gioia! Ella non comprende, finché tu stesso, dopo averla richiamata alla serenità e alla fiducia, non la rendi cosciente di essere amata personalmente. Così ti sei fatto conoscere da chi ti cercava, ma ti sei fatto vedere alle sue spalle; e anche Maria ha trovato il suo amato: in te, però, ha trovato un amato esigente. Tu non ti lasci amare solo per dare soddisfazione ai sentimenti di amore, che spesso anche in me sono solo desideri di possesso! Per amare te è necessario continuamente lasciare, lasciare se stessi, lasciare anche la gioia che tu, con la tua presenza, puoi dare.

Tu mandi Maria: in questo modo la ami, perché la rendi strumento del tuo amore e del tuo compito; in questo modo, ancora, ella ti ama, perché ti ubbidisce, fa quello che tu vuoi. La mandi da coloro che sono diventati tuoi fratelli, perché sono rimasti uniti a te durante la tua morte, nonostante la loro paura e la loro fuga. Sono tuoi fratelli, perché il Padre te li ha dati; li ha dati a te crocifisso, li vuoi con te da risorto. Essi devono sapere il vero luogo della tua Presenza nei secoli: tu sarai presso il Padre tuo, che anch’essi sperimenteranno come Padre loro! Egli non ha amato solo te, ama anche loro. Egli non ha accolto solo il tuo Spirito, accoglie anche il loro.

Maria si fa testimone di quel che ha visto e udito, e così ti ama, così non solo gode la tua Presenza, ma diventa ella stessa un unico dono di Dio con te!

Signore Gesù Cristo, gloria a te! Alleluia!

inizio

9. PACE A VOI! Gv 20, 19-31

19 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.

20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

21 Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”.

22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo;

23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.

24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.

25 Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”.

26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.

27 Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”.

28 Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”.

29 Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”.

30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.

31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

9.

Signore Gesù, i tuoi si sono riuniti ancora, ma tra loro regna la paura. Non possono accogliere nessuno, perché gli uomini, col loro potere, li dominano e li opprimono. Tu li trovi così, Gesù, bloccati e fermi. Nel tuo amore ti poni in mezzo a loro. La tua presenza è nuova. È nuova anche per te: ora puoi mostrare i segni dell’amore che hai vissuto, un amore totale, completo, tale da offrire la vita come un agnello in mezzo ai lupi. La tua presenza è nuova per i discepoli, che ti accolgono nella loro paura: questa lascia il posto alla pienezza della vita, alla gioia! La gioia è il segno che tu sei accolto, tu che doni vita eterna, libera dai condizionamenti della morte!

La parola di saluto che tu usi è parola di comunione, di comunione col Padre. L’amore che i tuoi ti dimostrano riunendosi ancora, è per te segno che essi possono essere riconciliati, e possono condividere con te i compiti nel Regno del Padre. Oltre la gioia, la corresponsabilità. Come tu sei stato mandato, così tu mandi. Tu fai ciò che fa il Padre, e anche noi facciamo come te: viviamo in obbedienza sapendo di esser mandati ad amare fino alla fine. Ciò non ci sarebbe possibile se tu non ci donassi anche il tuo Santo Spirito. Lo voglio accogliere, Gesù, questo tuo dono che mi assimila a te nel volere e nell’operare! E ti ringrazio d’averlo alitato sui tuoi, così anch’io posso godere la remissione dei miei peccati e partecipare alla redenzione del mondo.

Tu, Gesù, hai avuto misericordia del discepolo incredulo, di Tommaso. Egli si fida più dei propri sensi che del proprio Dio. Egli vuol vedere e toccare. Ma il vedere e il toccare non sono sufficienti per giungere alla fede: questa non è conseguenza di un nostro agire e sperimentare, essa è solo dono della tua Grazia. E Tu puoi dare la fede anche a chi non vede e a chi non tocca. Voglio credere, voglio fidarmi di te, Gesù, voglio abbandonarmi alla tua Parola! Con Tommaso anch’io voglio dire, con la mente e col cuore: “Mio Signore e mio Dio”! A te voglio obbedire, perché tu mi ami: a te mi voglio affidare perché sei uno col Padre"!

Mio Signore e mio Dio! Da te viene la gioia e la forza, da te la pace e la vita.

Tu, Gesù, con la tua presenza mi dai di vivere già ora il giorno ultimo e pieno. Pur immerso ancora nella fatica di questa creazione soggetta alla corruzione e schiava del peccato, pur dentro l’accavallarsi dei giorni con le loro paure e i loro segni di morte, Tu mi introduci già - ripetutamente -, attraverso la tua nuova Presenza, nell’ottavo giorno, il Giorno definitivo della Gloria, della Pace, dell’amore pieno: il giorno della comunione di tutti i santi con te. E Tu continui a donare anche a me i segni della tua Presenza, segni semplici, segni grandi. Segni che danno gioia e segni che richiedono il dono della mia vita, continuamente! Gesù, apri le mie porte e fa' di me stesso un segno per la vita del mondo!

Signore Gesù, gloria a te! Alleluia!

inizio

10. É IL SIGNORE! Gv 21, 1-14

1 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così:

2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.

3 Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.

4 Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.

5 Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”.

6 Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.

7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “E' il Signore!”. Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.

8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.

9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.

10 Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”.

11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.

12 Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?” poiché sapevano bene che era il Signore.

13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.

14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

 

10.

Signore Gesù, tu vuoi ancora formare i tuoi discepoli, e incontrarli come li incontrerai sempre nel corso dei secoli! Essi sono insieme, e non pensano alla tua presenza in mezzo a loro. Non ti interrogano. Agiscono di propria iniziativa. Persino Pietro decide, ritenendo forse di averne il compito, e gli altri lo seguono, come pensano di dover fare. Sono sul lago, lavorano, faticano, accumulano delusione. È notte, e non concludono nulla. Nulla.

Non hanno chiesto a te; non ti hanno interpellato. Tu li ami, Gesù, e perciò vai loro incontro nel giorno nuovo. Non li rimproveri, li aiuti invece. Dai loro un ordine preciso e una promessa. Una parola chiara risveglia speranza, una parola che può permettere l’obbedienza di tutti a te solo. Ed essi obbediscono.

Essi non sanno di obbedire a te, ma hanno messo nel cuore spirito di obbedienza: e questo li fa assomigliare a te, che sei Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, sei l’obbediente. Spirito di obbedienza e fede sono tutt’uno; ed ecco il segno, il segno che tu sei presente: la rete è piena di pesci! Abbondanza di cibo, gioia di successo, intervento dell’amore misericordioso e onnipotente di Dio; Gesù, quando ci sei tu, c’è tutto! Il discepolo che riconosce il tuo amore, riconosce te! Sei tu presente, sei tu all’opera, sei tu Colui cui essi hanno obbedito!

Pietro accoglie la parola dell’amico, ti riconosce e corre a te, dimentico dei pesci e dei fratelli! Egli ti ama, con un amore immediato ed entusiasta, ancora immaturo ed egocentrico.

Signore Gesù, quando imparerò ad amarti? Simone copre la propria nudità, copre se stesso con un atto di umiltà: l’uomo è sempre peccatore e non ha che gli occhi per incontrare il tuo amore.

Tu ami con semplicità, Gesù! Prepari il cibo come fa una mamma, ma vuoi che anch’essi, i discepoli, cooperino e portino del loro. E così Pietro scopre che i pesci nella rete sono una moltitudine, segno della moltitudine di popoli che entrerà nel Regno quand’egli inizierà il suo nuovo compito di pescatore di uomini! Una rete piena, che non perde nulla, che non si divide. Quale scuola, Gesù, per i tuoi, il lavoro della pesca e il tuo invito a mangiare!

Essi saranno uniti, saranno obbedienti, cercheranno la tua presenza prima di decidere la loro attività. Saranno uniti, mangeranno insieme, con te! E nello stare con te, nel ricevere il cibo dalle tue mani e dal tuo amore, riceveranno spirito di unità, quello spirito che ti dà gloria e che preserva dal Maligno divisore. Ogni volta che mangeranno con te ti riconosceranno presente in mezzo a loro! Riconoscere che tu sei presente è gioia, è vita, è festa! Gloria a te, Gesù! Donami occhi per riconoscerti ovunque tu sei presente, e amore per dare alla tua Presenza tutta l’importanza che tu meriti, perché la mia vita è mortale, ma la tua è eterna! Gloria a te, Gesù, solo a te!

inizio

11. MI AMI TU? Gv 21, 15-25

15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”.

16 Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”.

17 Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse:"Mi vuoi bene?" e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle.

18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”.

19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”.

20 Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”.

21 Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui?”.

22 Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”.

23 Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?”.

24 Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.

25 Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

 

11.

Signore Gesù, tu vuoi concludere la tua terza apparizione alla comunità dei tuoi discepoli con un colloquio personale! Dopo aver donato i segni dell’amore semplice e vero, ora chiedi a Pietro, a colui che ti ha sempre professato fedeltà, ma che ti ha rinnegato, ora chiedi se proprio ti ama.

Hai atteso fino a questo momento per chiedere a un discepolo se ti ama! Prima della tua passione l’amore per te avrebbe potuto confondersi con l’amore alla gloria umana, al prestigio, alla fama, al successo, cioè con l’amor proprio. Ora che tu sei già stato rifiutato dai grandi, ora che sei passato attraverso la tribolazione e l’odio; ora l’amore per te non può più essere confuso né frainteso.

Mi ami tu? Questa domanda, che tu rivolgi al primo dei tuoi, è rivolta anche a me, certamente.

Tu non chiedi a Pietro, e non chiedi a me, se ho capito tutto, né se ricordo tutto quello che tu hai detto. Tu chiedi se ti amo. Non chiedi a Pietro nemmeno se è pentito, ma solo se ti ama, se ti dona l’amore del Padre! Le tue tre domande sono simili, ma di profondità crescente: chiedi un amore obbediente, obbediente a te e non influenzato dagli altri; chiedi un amore vero, vero dono della vita, amore esclusivo a te, segno di castità perfetta; e chiedi un amore libero da interessi personali, amore d’amicizia sincera, amore che può venire solo da un cuore povero: solo il povero può essere amico forte e fedele.

Gesù, come ti posso rispondere?

Come Pietro anch’io ti dico: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene”! Il mio amore c’è, anche se è debole e deve ancora crescere e maturare: ma già è presente in me, Gesù! E a Pietro tu allora dai tre compiti, corrispondenti ai tre gradi di amore professato. I tuoi compiti li affidi a chi ama te: non chiedi a Pietro se ama gli uomini, perché tu sai che solo se ama unicamente te potrà svolgere con libertà e con gioia compiti che richiedono perseveranza, pazienza, fortezza, pace, gioia profonda e intima, fiducia e chiarezza.

Egli dovrà nutrire i tuoi agnelli, perché crescano nella tua sequela e nel tuo spirito.

Egli dovrà condurre le tue pecore, perché giungano ai loro pascoli, protette dal Maligno: giungano a godere l’amore del Padre!

Egli dovrà tenere uniti pecore e agnelli, perché siano difesi, e possano essere punto di riferimento sicuro e chiaro per tutto il mondo che deve essere salvato!

Grazie, Signore Gesù, delle tue domande e dei tuoi compiti: svolgendo il compito che tu affidi si dimostra l’amore per te, e l’amore per la tua persona è forza e garanzia di autenticità del compito che si svolge.

A Pietro e a me tu vuoi ancora indicare come la vita cristiana cresce nell’obbedienza fino alla morte: non c’è sequela senza imitazione del tuo cammino! La vita del tuo discepolo è indirizzata a glorificare Dio con un’obbedienza come la tua. Quando hai ripetuto a Pietro l’invito: “Tu segui me!”, gli hai dato una regola di vita “santa”. Tu segui me! Sì, Gesù, voglio seguire te! Non voglio guardare a destra e a sinistra per confrontarmi o trovare sostegno dagli uomini! Tu solo sei degno di essere seguito, passo per passo, con perseveranza, con umiltà, con decisione. Allora il mio seguirti potrà essere dono che sostiene la fede dei fratelli. Abbi pietà di me, tu che sei risorto!

Tu, Gesù, hai già operato i prodigi della tua Presenza anche nella mia vita! Essi non sono scritti se non nel mio cuore, qualcuno soltanto è rimasto nella mia memoria. Con la mia vita, con la mia obbedienza, col mio amore voglio render testimonianza del tuo continuo agire a pro della Chiesa! Tu che ami tutto il mondo, scrivi nella mia carne il tuo libro, perché qualcuno ancora possa leggere la tua bellezza ed essere attirato a te per ricevere salvezza!

Gloria a te, alleluia!

inizio

Nulla osta: Mons. Iginio Rogger, Trento, Natale 2002