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04. Io sono il buon pastore Gv9,1–11,45

Io sono il buon pastore

Gv 9, 1 – 11, 45

 

 

 

 

 

 1. VA' ALLA PISCINA DI SILOE Gv 9,1-12

2. TU CHE DICI DI LUI? Gv 9,13-23

3. IO CREDO, O SIGNORE! Gv 9,24-41

4. VA INNANZI A LORO Gv 10,1-6

5. IO SONO LA PORTA Gv 10,7-13

6. ASCOLTERANNO LA MIA VOCE Gv 10,14-21 

7. IO E IL PADRE SIAMO UNO Gv 10,22-30

8. HO DETTO: SONO IO Gv 10,31-42

9. MI RALLEGRO PER VOI Gv 11,1-16

10. IO SONO LA VITA Gv 11,17-27

11. C'E' IL MAESTRO! Gv 11,28-37

12. LEVATE LA PIETRA! Gv 11,38-44

 

inizio

1. VA' ALLA PISCINA DI SILOE Gv 9, 1-12

1 Passando, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?».

3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio.

4 Bisogna che compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire.

5 Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo».

6 Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» (che significa Inviato). Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8 Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?».

9 Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

10 Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?».

11 Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va’ a Sìloe e lavati! Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista».

12 Gli dissero: «Dov'è quell'uomo?». Rispose: «Non lo so».

 

1. VA' ALLA PISCINA DI SILOE Gv 9, 1-12

Signore Gesù, tu stai allontanandoti dal tempio, il luogo santo, luogo della preghiera, di incontro col Padre! I tuoi nemici proprio in quel luogo ti cercano per ucciderti: per questo devi allontanartene! E i tuoi discepoli cominciano a capire che ora è la tua Persona il «luogo» sicuro dove gli uomini peccatori possono sperimentare l'amore di Dio.

Gli uomini sono tutti peccatori; nonostante ciò i tuoi discepoli pensano ancora come tutti coloro che non conoscono la paternità di Dio. Essi ritengono che ogni peccatore riceva un castigo e quindi che ad ogni malattia corrisponda un peccato! Stanno perciò nella facile posizione di accusatori... finché godono di salute! Non pensano che anch'essi sono peccatori!

Tu, che sei venuto a levare il peccato dal mondo, non guardi al peccato, non ti lasci determinare dalla sua presenza, ma vedi ovunque l'amore del Padre: egli adopera anche ciò che sembra menomazione e male per manifestarsi. Il Padre è sempre all'opera, continua ad amare e a dare la vita, a creare e a beneficare attraverso Colui che ha inviato!

La tua presenza, Gesù, e solo la tua presenza, rende fruttuosa la vita dei tuoi discepoli e della Chiesa: se ci sei tu, essi compiono le opere del Padre, portano il suo amore in ogni situazione. Se non ci sei tu, essi rimangono infruttuosi e inoperosi, perché sei tu la luce che determina il giorno, tempo propizio per le opere che realizzano il volere di Dio.

Gesù, perché hai fatto del fango con il tuo sputo? Davanti a te stava il cieco nato, l'uomo non ancora pienamente «uomo», privo di proprio discernimento, privo di libertà, privo di considerazione da parte degli altri uomini. Un cieco nato è una persona non ancora del tutto «viva», non ancora del tutto «venuta al mondo». È una creazione incompleta. È un'opera del Padre non ancora pienamente realizzata.

Tu agisci come il Padre: fai del fango con la terra e con ciò che è tuo, con esso «ungi» gli occhi al cieco che non ti conosce e che non ti chiede nulla, e gli rivolgi la Parola. E la tua Parola, se ubbidita, porta frutto.

Tu poi mandi l'uomo non ancora uomo all'acqua che porta il tuo nome. Quell'acqua, col fango, toglie la cecità. Quell'acqua è come l'acqua del nostro Battesimo che ci crea figli di Dio, ci dà luce per vedere il mondo, per vedere la nostra vita, per vedere la strada, per vedere Te!

Il nostro Battesimo ci ha fatto uomini perfetti, uomini nuovi. Prima eravamo mendicanti, chiedevamo aiuto a tutti, e non sapevamo se saremmo stati aiutati o ingannati.

Ora, con l'acqua del Battesimo, ci sono stati aperti gli occhi: ora sappiamo ciò che è di Dio e ciò che non è da lui! Non importa che gli altri ci riconoscano o non ci riconoscano.

Il cieco ora ripete quella Parola che solo Gesù può pronunciare: “Sono io!”. Solo Gesù può in verità pronunciare questa parola, che è il Nome tre volte santo di Dio! Solo Gesù si chiama «Sono Io», ma egli vive in noi, opera in noi, si manifesta togliendo da noi la cecità. Egli ci rende coscienti della nostra grande dignità di figli di Dio! Siamo talmente uniti a lui nel Battesimo da diventare rivelazione della sua gloria!

La mia vita è testimonianza di te, Gesù! Tu mi hai toccato, tu mi hai dato l'acqua che lava, tu mi hai parlato: io ti ho obbedito, ed ecco la luce!

Anche se non ti vedo qui, posso parlare di te e glorificarti!

Mio Signore Gesù!

inizio

2. TU CHE DICI DI LUI? Gv 9, 13-23

13 Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco:

14 era un sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.

15 Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo».

16 Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra di loro.

17 Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18 Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista.

19 E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?».

20 I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco;

21 ma come ora ci veda, non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sè».

22 Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.

23 Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!».

 

2. TU CHE DICI DI LUI? Gv 9, 13-23

Signore Gesù, ora la tua opera che guarisce l'uomo e lo rende pienamente libero viene giudicata da coloro che godono fiducia e stima da parte degli uomini! La tua opera è così straordinaria che suscita l’invidia dei grandi! Essi devono dunque trovare qualche motivo o qualche appiglio per screditarti. Tu hai fatto del fango, e i farisei dicono che ciò è proibito in giorno di sabato: vogliono condannare così la tua libertà e il tuo amore al Padre, che continua a dare la vita anche in giorno di sabato, perché ama coloro che ha creato! L'amore non può essere proibito da alcuna legge, perché Dio stesso è amore, l’amore è la sua vita! Proibire di amare equivarrebbe ad imporre a Dio di non esistere! Tu, Gesù, hai continuato e portato a compimento l'opera del Padre!

Il cieco, interrogato, risponde con semplicità: non ti nomina nemmeno, tanto tu sei diventato importante e intimo a lui: tu, Gesù, sei l'unico per lui!

Tu hai fatto una cosa, il fango appunto, e gliel'hai messo sugli occhi: un gesto che fanno molti, essendo ritenuto medicinale! Il cieco, di conseguenza, s'è lavato. Ora vede! Le due azioni semplici di Gesù e la fede del cieco hanno preparato l'opera che Dio ha concluso: il cieco vede!

I farisei, gli osservanti della legge, sono divisi. Alcuni di loro sono fissi e fermi alla Legge; non si discute, non si impara, si giudica soltanto: Gesù è peccatore!

Altri guardano il fatto avvenuto: gli occhi che vedono sono opera divina. Colui che ne è stato il tramite non può essere peccatore! C'è del mistero: o la nostra interpretazione della Legge è errata, o Gesù può disporre della Legge secondo criteri nuovi!

I maestri interrogano colui che, appunto perché cieco, mai può mai aver letto la Legge: - Tu che dici di lui? -

È la domanda cui deve rispondere ogni cristiano, ogni battezzato, ogni illuminato: tu che dici di lui? Che posizione prendi? Tu che l'hai incontrato, tu che sei stato beneficato dal suo gesto e dalla sua parola, come lo presenti? "È un profeta!" È un uomo che dice le parole di Dio, uno che è amato da Dio e ne conosce i segreti. Il cieco nato ancora non ti conosce, Gesù, e ancora non crede, ma è già sulla strada della vera fede, perché ti vede in stretto rapporto col Padre!

I farisei vogliono negare la tua divinità, la tua messianicità, e perciò dubitano di ciò che è evidente: ma è lui il cieco? È proprio vero che era cieco? E i genitori confermano, nel mentre si schermiscono da ogni altra domanda, dal pronunciarsi su di te, Gesù! Il cieco che vede è ormai lasciato solo. Egli ha l'età. Ma soprattutto egli ormai vede, si rende conto della bontà di Gesù e della malizia degli uomini; egli non può contare su nessuno, nemmeno sui parenti. È solo.

Di fronte a Gesù ognuno è solo. Tu che dici? Di fronte a Gesù ogni uomo si trova come davanti alla morte. Gesù è la vita, ma è condanna per il mondo. Il mondo è nemico di Gesù ed elimina chiunque lo ama e lo riconosce. Gesù è segno di contraddizione sempre più evidente.

Gloria a te, Gesù! Tu sei la mia vita! Nessuno lo può negare di fronte a me. Non mi preme la considerazione del mondo. Tu sei la verità e la luce!

inizio

 

3. IO CREDO, O SIGNORE! Gv 9, 24-41

24 Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore».

25 Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: prima ero cieco e ora ci vedo».

26 Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?».

27 Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?».

28 Allora lo insultarono e gli dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè!

29 Sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia».

30 Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.

31 Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.

32 Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.

33 Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».

34 Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori.

35 Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori e, trovatolo, gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?».

36 Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?».

37 Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te».

38 Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39 Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi».

40 Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?».

41 Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».

 

3. IO CREDO, O SIGNORE! Gv 9, 24-41

Gesù, coloro che cominciano a credere in te sono messi alla prova. Di fronte a loro tu stesso vieni giudicato ed escluso. I farisei ti vogliono far credere peccatore, uno da escludere, da lasciar fuori, da evitare. Non hanno motivi se non la loro sicurezza di se stessi.

Il cieco beneficato da te, colui che ti ha ubbidito ha l'esperienza della tua opera. Il discepolo tuo sa che tu apri gli occhi ai ciechi. Egli sa che tu compi le opere del Messia, quelle predette dai profeti come opera di Dio!

Nessuno può negare l'evidenza dei fatti, ma chi è malintenzionato vuol trovare appigli per il proprio pre-giudizio e si vuol far raccontare di nuovo i fatti, forse per scoprire contraddizioni nel testimone principale.

Ma questo non si lascia ingannare: ha ormai delle sicurezze, non è più succube dell'autorità cui il popolo fa riferimento.

Chi non ha argomenti insulta. Chi è in malafede può solo inveire. I farisei si vantano d'esser discepoli di Mosé, ma non lo hanno ascoltato: egli stesso aveva predetto la venuta di uno superiore a sé. Essi non cercano di scoprire nei fatti la possibilità che le parole di Mosé si avverino. Dichiarano di non sapere di dove tu sia, Gesù! Questo, invece, è ormai evidente al cieco. Tu hai compiuto l'opera di Dio, perciò vieni da lui. Questa è una certezza, una certezza che può esser insegnata dall'ignorante ai sapienti, da un neofita ai progrediti, da un maledetto ai giusti! Dio ascolta chi lo ama. Se Gesù ha compiuto un'opera divina ciò significa che su di lui riposa l'amore perfetto di Dio! Far vedere i ciechi è togliere la maledizione a un maledetto! Chi lo può fare? Non certo un uomo, nemmeno un profeta. Gesù è più di un profeta!

Essere tuo discepolo, dichiararsi per te ha come conseguenza non appartenere più al mondo, né al mondo della sinagoga né al mondo pagano. Chi è tuo non appartiene al mondo e il mondo lo rifiuta!

Tu, Gesù, incontri personalmente chi comincia a riconoscere la tua divinità perché vuoi portare a compimento la tua opera, la fede! Tu credi? E colui che era cieco, prima di dar la fiducia ad un uomo, vuol sapere chi sia. Non tutti quelli che si presentano agli uomini sono degni di fede! Tu sì, tu che apri gli occhi!

E ti fai riconoscere dalle tue parole, che non sono filosofia e ragionamento, ma amore personale: tu parli all'uomo, lo ritieni degno di attenzione, lo consideri, lo ami.

In te credo anch'io! Davanti a te, nuovo tempio di Dio, mi prostro per adorarti: in te c'è l'Amore del Padre!

Chi ti riconosce vede la presenza di Dio, chi ti riconosce è illuminato e può conoscere i segreti del Padre, che egli rivela agli umili e ai piccoli, ma tiene nascosti a coloro che si ritengono capaci di capire e di vedere con i propri ragionamenti e i propri criteri.

Tu, Gesù, sei il nuovo e ultimo criterio di Dio: davanti a te si conosce chi è il giusto e il peccatore, l'illuminato e l'ottenebrato. Chi non fa riferimento a te, anche se si ritiene un grande, è solo un peccatore, uno che non appartiene alla vera umanità.

Signore Gesù, pietà di me!

inizio

4. VA INNANZI A LORO Gv 10, 1-6

1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un bandito.

2 Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore per nome e le conduce fuori.

4 E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti ad esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.

5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

6 Gesù portò loro questo esempio; ma essi non capirono che cosa significasse ciò che diceva loro.

 

4. VA INNANZI A LORO Gv 10, 1-6

Signore Gesù, tu parli con esempi ovvii e semplici. Ti vuoi far comprendere dall'amico e dal nemico, senza importi e senza offendere. Coloro che custodiscono il tempio, la casa del Padre, non vi sono entrati per la porta dell'amore a Dio e del servizio al suo popolo, ma sono saliti sui piedistalli dell'ambizione, del potere e dell'egoismo che cerca interessi materiali. E questi fanno diventare gli uomini ladri e banditi, portano a rubare e a uccidere. Essi hanno voluto salire, mettersi tra Dio e il popolo, ma non attraverso la croce, bensì in altro modo.

La loro voce non è conosciuta dalle pecore.

Le pecore hanno una memoria interiore, una capacità di discernimento innato. Esse sanno distinguere la voce di colui che viene da Dio, che viene dall'Alto!

Unico pastore è il Padre e colui che il Padre manda!

Sei tu, Gesù, colui che entra per la porta: sei tu colui che è legittimamente inviato e può presentarsi alle pecore nel nome del Padre! A te, a te soltanto, il guardiano può aprire!

Tu solo ti presenti sulla porta per offrire il tuo "servizio" e la tua "fatica" per il bene delle pecore.

Tu solo chiami per nome; il ladro, invece, prende a caso, o con parzialità e violenza.

Tu conosci il nome di ciascuno, perché vieni dal Padre che ci ha creati; tu ci conosci e ci ami!

Sei qui per la nostra gioia e perciò hai la pazienza e l'attenzione di pronunciare il nome di ciascuno, ad uno ad uno!

E tu stai davanti, affronti per primo la fatica del camminare, e la gioia dell'uscire nella libertà e nella novità del pascolo. Tu sai attendere tutte le tue pecore: le vuoi libere, capaci di seguirti con amore e per amore, capaci di ascoltarti e di ubbidirti.

Signore Gesù, queste tue parole sono per me oggi.

Esse m’invitano alla vigilanza: non tutte le parole, non tutte le persone né tutti i messaggi che mi si presentano vengono dal Padre!

Solo tu mi chiami per nome, solo tu vieni senza sotterfugi e senza doppi sensi, solo tu hai proposte di salvezza, perché tu soltanto discerni, nella mia situazione, il pericolo della morte spirituale.

Tu solo, Gesù, sei il vero pastore promesso dal Padre per mezzo dei profeti, quel pastore che riunisce, attende, si prende cura delle pecore ferite! Tu offri pascoli veri e acque vive, tu vieni non per te stesso, ma per offrire nuova vita e nuova gioia a chi ti accoglie.

Vieni, Signore Gesù! Ascolto la tua voce e ti seguo!

inizio

5. IO SONO LA PORTA Gv 10, 7-13

7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore.

8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e banditi; ma le pecore non li hanno ascoltati.

9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

11 Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la sua vita per le pecore.

12 Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13 perché è uno che lavora per denaro e non gli importa nulla delle pecore.

 

5. IO SONO LA PORTA Gv 10, 7-13

Signore Gesù, vuoi farti capire da tutti, e perciò usi immagini che si riferiscono ad esperienze quotidiane. Le tue parole sono semplici, ma pronunciate con l'autorità di Dio!

Tu sei “la porta” di cui si servono le pecore: esse ascoltano la voce soltanto di coloro che vengono mandati da te, in armonia con te.

Sei tu Colui che il Padre ha mandato.

Quelli che si sono presentati al popolo mettendosi davanti a te, avevano intenzioni egoistiche, interessi materiali. Essi si servivano del loro «servizio» per guadagnare, a costo di sfruttare e di togliere la vita. Essi consideravano «maledetto» il popolo che non conosceva la Legge, e come tale lo trattava.

E il popolo non ascoltava questi falsi pastori, non percepiva nel loro parlare e nel loro agire la voce e la luce di Dio!

Sei tu solo, Gesù, la porta, l'accesso sicuro che immette alla presenza e all'amicizia del Padre; sei la porta d'ingresso a quel Paradiso dal quale il peccato ci ha esclusi.

Sei la porta della salvezza dalle tentazioni, dalle seduzioni, dagli influssi del mondo dominato dal Maligno.

Sei il nostro Salvatore: tu dai al nostro cuore libertà per vivere nel mondo come figli di Dio, come persone capaci di decidere e di agire, non più oppresse da spirito di schiavitù né dalla costrizione di un dovere senza amore.

Sei tu che rendi ricca di soddisfazione, di gioia, di sazietà la vita dell’uomo che ti ama!

I capi del tuo popolo di allora e quanti oggi pensano solo a se stessi non fanno altro che sfruttare e sacrificare gli uomini; li conducono su strade di perdizione in balia di Mammona: sono come ciechi che si vogliono far guida di ciechi.

Tu invece, Gesù, comunichi vita, gioia, santità!

Tu dai comunione col Padre, ci doni d'essere intimamente uniti a lui; ci rendi capaci di zampillare vita d'amore per molti!

Tu sei il vero pastore, quello promesso e dato dal Padre; tu sei il Dio che pasce il suo popolo!

Tu sei il pastore che mette a disposizione la propria vita, la presenta alle zanne del lupo per difendere le pecore: per te, noi siamo più preziosi della tua stessa vita!

Grazie, Gesù!

Tu non pensi al guadagno e non fuggi di fronte al lupo: esso non ha potere su di te; tu però ti offri, ti lasci uccidere perché ami il Padre e vuoi difendere coloro che egli ti ha affidato affinché non vadano perduti.

Signore Gesù, buon pastore, vero amico che dà la vita per gli amici, ti ringrazio! Mi lascio guidare e condurre da te, te solo voglio ascoltare e seguire, da te mi lascio nutrire e dissetare: sei tu l'unico pastore nella cui voce risuona l'amore del Padre!

inizio

 

6. ASCOLTERANNO LA MIA VOCE Gv 10, 14-21

14 Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore ed esse conoscono me,

15 così il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la mia vita per le pecore.

16 E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

17 Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.

18 Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso. Ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

19 Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole.

20 Molti di loro dicevano: «È indemoniato ed è fuori di sé; perché state ad ascoltarlo?».

21 Altri invece dicevano: «Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi ai ciechi?».

 

6. ASCOLTERANNO LA MIA VOCE Gv 14-21

Signore Gesù, tu continui a manifestarti come colui che compie l'amore pieno e perfetto di Dio! Ora ti presenti come colui che realizza la volontà del Padre che noi siamo tutti uno, uniti a te, uniti come unico popolo!

Tu ami le tue pecore, sai qual è la loro situazione, perché anche tu l'hai vissuta; sai di che cosa esse hanno bisogno e dove possono trovare la loro beatitudine. Ed esse conoscono te, perché, amandoti, hanno sperimentato l'amore, quell'amore che unisce il Padre a te e te a lui! Conoscendo te, Gesù, anch'io entro nel modo di essere Dio! Vivendo in rapporto d'amore con te mi trovo già immerso nella vita divina: già qui sulla terra vivo nel cielo!

Tu, Gesù, conosci il Padre perché offri la tua vita, e la offri per noi: il tuo amore è totale e gratuito come quello del Padre!

L’amore del Padre è grande, come quello di Dio che crea l’universo; così anche il tuo amore è grande: tu non fermi il tuo sguardo solo alle pecore perdute d'Israele, ma allarghi il tuo orizzonte a raccogliere tra i figli anche le creature di Dio ancora disperse nelle tenebre e nell'inganno dei ragionamenti e delle superstizioni.

Tu hai scoperto che il Padre vuole salvare tutti, anche quelli che non hanno avuto Mosé come liberatore.

Tu sai dalla Scrittura che il Padre ti vuole “luce per le nazioni”, e non solo per Israele!

E tu raduni non nel chiuso di un nuovo ovile, di un altro «recinto», dove possono essere vendute e comperate: tu conduci il gregge nella libertà, in una condizione di continuo ristoro e piena sazietà!

Coloro che tu raduni ascoltano te! Essi sanno che l'ascolto di Dio, così importante, si realizza nel porger orecchio alla tua voce. Quell'ascolto che è condizione per entrare nel riposo di Dio, è l’ascolto di te! E la tua voce unisce i dispersi, unisce i peccatori, unisce i popoli, unisce in un unico gregge coloro che hanno realmente te come pastore.

E l'unico gregge diviene per il mondo luce, guida, faro che orienta!

L'unico gregge che ti segue partecipa del tuo compito di pastore per radunare ancora chi ha sete della tua Parola e per nutrire coloro che cercano il pane che dura per la vita eterna.

Il Padre ti ama, Gesù; ti ha dato potere di dare e di prendere la vita, quella vita che è sua, e che è amore! Tu puoi presentarti alla morte volontariamente perché hai potere di riprendere la vita.

La tua vita è amore, e l'amore non muore: si dona senza distruggersi, si offre con sempre nuovo slancio. Nessuno ti può costringere, perché la tua libertà è totale: sei libero di offrirti del tutto, di amare come Dio ama, di amare fino alla fine, fino a morire per amore; e la morte di chi ama non è morte, è vita piena, vita divina!

Gli uomini non ti capiscono: c'è chi ti rifiuta, ma c'è anche chi conserva nel cuore la tua parola, la quale, anche se non compresa, porterà frutto!

Grazie, Signore Gesù!

inizio

7. IO E IL PADRE SIAMO UNO Gv 10, 22-30

22 Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno.

23 Gesù camminava nel Tempio, sotto il portico di Salomone.

24 Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

25 Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me;

26 ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore.

27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

28 Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le strapperà dalla mia mano.

29 Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre.

30 Io e il Padre siamo una cosa sola».

 

7. IO E IL PADRE SIAMO UNO Gv 10, 22-30

Signore Gesù, tu ti presenti nei momenti più importanti! Ora sei nel Tempio, in quel portico dove è permesso entrare anche ai pagani! Si sta celebrando la festa che ricorda la purificazione e la consacrazione del tempio stesso e dell'altare.

Tu avevi purificato di nuovo il tempio, non dalla profanazione dei pagani, ma dall’idolatria di mammona insediata dai Capi, falsi pastori e mercenari.

Sotto il portico tu cammini; la tua vita è un viaggio, un andare al Padre : anche ora e anche qui bisogna seguirti!

Il freddo dell'inverno è nulla rispetto al gelo dei cuori che ti circondano e che ora ti accerchiano come i tori e i cani e le api di cui parlano i salmi.

Qui, in questo luogo, già altre volte i capi ti hanno manifestato ostilità e rifiuto, e addirittura le loro intenzioni omicide. Essi ti interrogano e vogliono una parola di risposta. Con la loro domanda manifestano la preoccupazione per la propria vita: si sentono messi in pericolo da te.

La loro domanda riflette quella dei demoni e manifesta che il loro atteggiamento interiore è proprio il contrario del tuo: tu offri la vita per le pecore, essi vogliono salvare la propria! Essi sono i ladri e briganti e mercenari che disperdono le pecore, mentre tu, pastore buono, le riunisci attorno a te come in un tempio, per la gloria di Dio Padre!

Tu hai già dato una risposta, e molte volte. La tua risposta era chiaramente comprensibile: era data dalle opere da te compiute in obbedienza alle profezie e dai tuoi insegnamenti.

La tua rivelazione era sempre stata rispettosa e coinvolgente.

Tu ti sei sempre manifestato in modo che chi cercava con sincerità la Volontà di Dio, potesse riconoscere e giudicare da se stesso che tu eri il suo Inviato, cui è necessario obbedire.

Anche ora tu ricordi che l'albero lo si conosce dai frutti. Non basta ascoltare una risposta: dopo aver osservato e giudicato rettamente è necessario prendere posizione personalmente!

Non basta sapere, occorre amare ciò che tu sei: solo così è possibile conoscerti!

Solo chi ti ascolta, chi si lascia conoscere da te e ti segue, ti appartiene, riceve da te partecipazione alla vita divina, vita d'amore, ed è salvo per sempre.

Chi ti appartiene non può perire e nessuno può strapparlo via da te , poiché tu sei uno con il Padre: la tua mano e la sua sono la stessa protezione e sicurezza, lo stesso luogo di vita.

Chi vuol la salvezza di Dio deve venire da te!

Gesù, tu e il Padre siete uno, eppure siete distinti: un unico amore, un'unica volontà unisce i vostri cuori!

Gesù, ti adoro e ti amo! Mi unisco a te per adorare il Padre e per custodire e dare la vita per le pecore che tu raduni da tutti i popoli, tu, unico vero tempio consacrato al Padre!

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8. HO DETTO: SONO FIGLIO DI DIO Gv 10, 31-42

31 Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo.

32 Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre; per quale di esse volete lapidare?».

33 Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».

34 Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi?

35 Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata),

36 a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?

37 Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi;

38 ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete alle opere, perché sappiate e riconosciate che il Padre è in me, e io nel Padre».

39 Allora cercavano nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

40 Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase.

41 Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero».

42 E in quel luogo molti credettero in lui.

 

8. HO DETTO: SONO FIGLIO DI Dio Gv 10, 31-42

Signore Gesù, la tua vita è sempre in pericolo! Persino nel tempio, casa del Padre che dà la vita, i capi, che pretendono di rappresentarlo, cercano di ucciderti.

Tu rivolgi loro la parola, chiedendo giustificazione del loro comportamento. Li inviti a riflettere su quanto essi stessi hanno visto: sono stati testimoni delle tue opere, opere che sono quelle del Padre, realizzate con la sua potenza e con il suo amore!

Essi non rinnegano le opere, non le mettono in discussione; di fatto, però, le invidiano e le temono: esse infatti mettono alla luce la loro malvagità e disobbedienza.

Essi ti accusano di bestemmia: come se le tue parole non fossero pronunciate da uno che realizza le promesse di Dio!

Essi fanno come se le tue opere non ci fossero! Hanno capito che la tua unità col Padre è vera, ma nella loro malizia, non l'accettano: essa infatti disapprova il loro agire da ladri, briganti e mercenari nei riguardi del gregge di Dio!

A te, Gesù, la parola "dio" non fa paura, perché tu sai che Dio è amore!

E coloro cui Dio rivolge la parola sono portati da lui sul suo stesso piano, come interlocutori, come persone che hanno con lui comunione!

Grazie, Gesù, che apprezzi la nostra dignità di uomini che ascoltano la Parola di Dio, come dignità divina!

E se all’uomo è riconosciuta dignità divina, quanto più tu stesso, che sei stato mandato nel mondo per salvarlo e sei stato consacrato dallo Spirito Santo, quanto più tu puoi dire d'essere figlio di Dio, di avere la sua eredità, i suoi poteri, il suo stesso amore che dà la vita!

Gesù, tu sei il Messia, il pastore promesso col nome di Davide, sei l'inviato, il vero tempio consacrato che non verrà mai più profanato, il vero “luogo” che raccoglie le pecore per custodirle e nutrirle!

Le tue opere, Gesù, compiute a favore degli uomini, dei più deboli e abbandonati, le tue opere, che danno luce agli occhi dell'uomo, che radunano il popolo nella lode di Dio, sono opere che dicono chi tu sei!

Io credo in te, mi lascio guidare da te, perché in te agisce l'onnipotenza del Padre, in te che sei immerso nel suo amore!

Tu, Gesù, sei il mio Dio!

Tu sei il mio Signore e Pastore!

Tu sei il dono del Padre che mi ama e mi attira a sé!

Sei costretto a scappare, a uscire dalla terra dei padri: e là, al di là del Giordano, attorno a te si raccoglie il nuovo popolo di Dio, il popolo che crede alle sue opere, il popolo che si lascia guidare dal suo Consacrato e Inviato nel mondo!

È un popolo nuovo che si vanta di portare non il sangue, ma la fede di Abramo e di Mosé!

Il Battista in questo stesso luogo ti aveva indicato come agnello di Dio.

Qui tu ritorni per prepararti a morire, a dare la vita, perché tutto il mondo possa ricevere e godere la salvezza offerta dall'Amore del Padre!

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9 MI RALLEGRO PER VOI Gv 11, 1-16

1 Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato.

2 Maria era quella che aveva cosparso di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; il malato era suo fratello Lazzaro.

3 Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato».

4 All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».

5 Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro.

6 Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava.

7 Passati questi giorni disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».

8 I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».

9 Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo, 10 ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui»

11 Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo».

12 Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà».

13 Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno.

14 Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15 e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate. Andiamo da lui!»

16 Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

 

9. MI RALLEGRO PER VOI Gv 11, 1-16

Signore Gesù, ora vuoi mostrare ai tuoi discepoli che le tue parole sono vere! Tu hai detto d'essere il pastore che dà la vita per le pecore.

I tuoi amici-discepoli di Betania t'avvisano di una malattia: una malattia grave, se si scomodano tanto da mandare qualcuno oltre il Giordano per avvisarti.

Essi ritengono la tua amicizia al pari di un'amicizia umana, mentre tu, tutti quelli che ami, li ami nel Padre!

Proprio il Padre sta sempre in primo piano davanti ai tuoi occhi e al tuo cuore! Per questo tu puoi vedere la malattia di Lazzaro dentro i disegni del Padre: è lui che ti chiama di nuovo in Giudea dove coloro che ti cercano potranno nuovamente decidersi contro di te.

La malattia di Lazzaro non è a servizio della sua morte, ma della tua, che è gloria di Dio: e dalla gloria di Dio dipende la tua gloria, la tua morte e risurrezione, che manifesterà ancora, e in modo supremo, la gloria del Padre! Per Marta, Maria e Lazzaro tu non hai soltanto un amore come quello che hanno gli amici in genere: tu hai inserito anche i loro nomi nel mistero dell'amore di Dio! Anch'essi - proprio perché tuoi amici - devono glorificare il Padre con la loro sofferenza e con la loro morte, col distacco dal mondo, col dare testimonianza che le cose della terra non hanno valore assoluto.

Tu ami davvero questi tuoi amici e perciò non li vuoi escludere dal cammino della croce!

Rimani due giorni là, oltre il Giordano, Gesù, con la notizia della malattia mortale: non ti muove la compassione umana, né la reazione normale degli uomini, né la benevola aspettativa degli amici!

Ti muove solo l'amore del Padre!

Tu vuoi dunque suscitare una nuova fede nei tuoi discepoli, manifestandoti in modo più chiaro come colui che ha la vita, la dona e la riprende senza paura della morte.

Per te la morte non esiste: tu conosci solo il donare la vita! E donare la vita è vivere l'eternità, l'amore di Dio.

I discepoli vogliono difendere la tua vita terrena: sono per te tentazione a pensare a te stesso. Tu sai, però, che la tua vita è nelle mani del Padre: fin che non giunge la tua Ora, l'Ora dell'offerta, nessuno potrà nulla contro di te!

E nemmeno i discepoli devono temere finché tu sei con loro, tu, luce del mondo! Solo lontani da te potrebbero inciampare.

Così inciamperà Giuda, perché preferirà la notte, perché si allontanerà da te.

Ebbene, anche se i tuoi non sono pronti a mettere in pericolo la vita per il loro amico, tu - anche da solo - vuoi recarti da lui, che dorme! Sei contento del suo sonno, che gli uomini ritengono definitivo e chiamano morte. Tu, infatti, ti rallegri delle occasioni che hai di far vedere la potenza di Dio, la sua gloria! Queste occasioni - anche quando consistono nella morte di un tuo amico - sono l'opportunità al nascere della fede in te, in te come Figlio di Dio, e non solo come taumaturgo che rabbercia un po' di salute terrena.

Tu dai la vita, la vita eterna!

I tuoi discepoli ancora non capiscono e non credono in te. Vedono ancora la morte come un nemico.

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10. IO SONO LA VITA Gv 11, 17-27

17 Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro.

18 Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia 19 e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.

20 Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.

21 Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!

22 Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, Dio te la concederà».

23 Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà».

24 Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno».

25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;

26 chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi questo?».

27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che deve venire nel mondo».

 

10. IO SONO LA VITA Gv 11, 17-27

Signore Gesù, tu giungi nei pressi di Betania, - il nome significa: casa del povero o casa dell'obbedienza -, quando la morte sta dando agli uomini i segni del suo dominio incontrastato sulla loro vita e su tutto il loro essere.

I giorni del cadavere di Lazzaro sono quattro. Tutto ciò che è della terra - il quattro è, per gli Ebrei, il numero della terra - è condannato alla morte: non resta che il sepolcro come ricordo e come triste ammonimento!

Persino i Giudei - tuoi nemici - riescono ad avvicinarsi ai tuoi discepoli per far loro le condoglianze: almeno in questa circostanza - sembra che essi pensino - non ci sono differenze; tutti moriamo allo stesso modo!

Solo tu, Gesù, non entri là dove la morte è accolta come l'ultima realtà!

Marta ti viene incontro: per vederti ella deve uscire dal luogo dove si dà importanza alla morte. Per incontrare te dobbiamo lasciare i luoghi consueti, i modi di pensare che ci accomunano a tutti e che vorrebbero fare di noi «uomini normali».

Marta ti rimprovera benevolmente, Gesù! Le dispiace che tu non sia stato presente durante la malattia del fratello: avresti evitato la sua morte e tanta sofferenza! Marta ti crede capace di miracoli, crede che la tua preghiera al Padre venga sempre esaudita. Ella ti ritiene grande profeta, come Elia o Eliseo, che sono stati esauditi da Dio.

Ma tu, Gesù, tu non sei un profeta, uno che viene esaudito! Tu vivi la vita di Dio, che è in te; tu sei uno col Padre, a te è dato ogni potere, tu puoi dare la vita a chi vuoi!

Tu prometti a Marta la vita per il fratello. Ella ritiene le tue parole come quelle di chiunque altro, come quelle di coloro che le facevano le condoglianze: pensa che tu stia dicendo qualcosa da imparare, qualcosa che è già stato detto, una parola di convenienza per consolare…

Tu, invece, sei novità, novità assoluta!

Tu sei la vita! Tu porti in te la vita di Dio, quella vita che non muore, che non può morire! E se qualcuno accoglie te, tu diventi per lui risurrezione.

Sì, l'uomo muore, anzi l'uomo è già morto, perché vive sempre sottomesso alle cose, al tempo, a ciò che finisce e passa.

L'uomo ha bisogno di una nuova vita.

Sei tu la vita, tu fai rialzare l'uomo dal regno della morte! Tu, Gesù!

Sì, credo in te! Mi appoggio su di te, sulla tua Parola e sul tuo amore al Padre.

Credo che tu sei la mia vita. Credo che tu, anche se il mio corpo continua a morire e le mie attese terrene vengono sempre nuovamente deluse, mi porti al Padre per vivere una vita eterna, la tua stessa vita!

Signore Gesù, con Marta credo che sei tu il Cristo, il Figlio di Dio, che venendo nel mondo dona novità di vita e di esistenza! Credo che tu vieni nel mondo non per lasciarti corrompere da esso, ma per donargli l'incorruttibilità! Marta non conosce ancora tutta la ricchezza della fede che possiede, e nemmeno ne sperimenta ancora tutte le conseguenze!

Nemmeno io… Ma già credo, e voglio esercitare la fede in te sempre più decisamente in tutte le dimensioni dell'esistenza e in tutti i luoghi dove la morte ancora esercita il suo influsso di paura o di preoccupazione o di peccato.

Credo in te, Gesù!

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11. C'E' IL MAESTRO! Gv 11, 28-37

28 Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama».

29 Udito questo, Maria si alzò subito e andò da lui.

30 Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.

31 Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32 Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».

33 Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò:

34 «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!».

35 Gesù scoppiò in pianto.

36 Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!».

37 Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

 

11. C'E' IL MAESTRO! Gv 11, 28-37

Signore Gesù, l'amore e la riconoscenza che Marta ha per te si manifesta nel chiamare sua sorella. Il dono più bello che si può fare ad un amico e ad un parente è condurlo a te, e il dono più bello che possiamo fare a te è portarti coloro che soffrono.

Maria, al sentire il tuo nome, risorge.

Tu sei colui che dà la vita, sei davvero la risurrezione!

Così Maria lascia la sua casa, il luogo del suo pianto, perché tu sei più importante. Tu rimani nel luogo dell'incontro, un luogo speciale, lontano dalle curiosità e consuetudini degli uomini, e ancora lontano dal sepolcro. Il luogo dell'incontro con te non deve esser segnato da altre cose, che possano diventare più importanti della tua persona e distrarre l'attenzione dalla tua presenza.

Alla presenza della morte nessuno immagina possa esserci un atteggiamento migliore del pianto; i Giudei non sanno dimostrare altro che tristezza e disperazione: la loro vita è segnata da questa sconfitta dell’uomo, essi non hanno nulla da donare a chi piange per la morte.

Maria è ancora dominata dal dolore, ma tu sei già per lei un altro motivo di vita: si getta ai tuoi piedi e ti chiama "Signore".

Ella ti ama e ti adora.

Il dolore umano, però, la combatte ancora: ella non riesce a vedere in ciò che tu hai deciso la volontà del Padre, l'amore più grande; non si abbandona a te e perciò ritiene di poterti rimproverare.

Tu, Gesù, vedi che sia i tuoi amici che i tuoi nemici piangono: di fronte alla morte essi si trovano nella stessa situazione.

Vorresti reagire: piangere con loro? Rimproverarli? Sarebbe tutto inutile. Devi dare loro il segno che li renda capaci di credere e sperare e amarti!

Finalmente chiedi dov'è il tuo amico! Ti viene risposto con la parola con cui il tuo discepolo Filippo aveva convinto Natanaele a venire da te: Vieni e vedi!

Allora l'uomo veniva da te per vedere la gloria di Dio. Ora tu sei invitato dagli uomini a osservare la sconfitta dell'uomo, il risultato della morte, il motivo di pianto e di disperazione che attanaglia i popoli di ogni lingua e di ogni cultura, il motivo di paura che fa nascere e prosperare superstizioni e idolatrie d'ogni genere, in ogni epoca.

Anche tu versi lacrime: la situazione dell'umanità è proprio quella di pecore senza pastore, in balia di mercenari! Per questo tu piangi, ma le tue lacrime vengono considerate come quelle di ogni uomo: accettazione della sconfitta di fronte alla morte dell'amico!

E divengono occasione per giudicarti senza cuore, tu che avresti potuto guarire dalla malattia…

Ma la ragione vera del tuo pianto è diversa: Tu piangi perché ami gli uomini; tu piangi perché vedi la più grande disgrazia, l'incredulità in te, a causa della quale la morte per noi non è che motivo di sofferenza e disperazione.

Abbi pietà di noi, Signore Gesù!

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12. LEVATE LA PIETRA! Gv 11, 38-45

38 Intanto Gesù, ancora commosso profondamente, si recò al sepolcro; era una grotta e contro di esse era posta una pietra.

39 Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni».

40 Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?».

41 Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato.

42 Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato».

43 Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».

44 Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare».

45 Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

 

12. LEVATE LA PIETRA! Gv 11, 38-45

Signore Gesù, l’atteggiamento di pretesa e l'incapacità di vedere degli uomini, quando tale incapacità è provocata da malizia, ti fanno soffrire; e ti costa fatica dominare la reazione istintiva di indignazione!

Nonostante ti circondino vari tipi d’incredulità, ti avvii al sepolcro: una grotta, come quella dei padri, come quella di tutti, un luogo separato dal mondo dei vivi da una pietra. Gli uomini vogliono dimenticare la morte, non vogliono ricordare il passato e per di più vogliono impedire comunione tra il tuo discepolo e il mondo; quella pietra pesante è molto eloquente!

Tu vuoi togliere questa divisione posta dagli uomini.

Marta vorrebbe impedirtelo. Ella sa che ciò che era vivo è ormai passato, appartiene alla terra ed è sgradevole, non lo si può più ricuperare.

È vero: ciò che è della terra non è adatto alla vita. Tutto ciò che avviene al di fuori dell'ascolto del Padre, fuori dell'obbedienza a Dio, è peccato.

Ma per te, Gesù, non ci sono ostacoli: sei tu che possiedi la parola creatrice del Padre! "Se credi... ": e la fede è la luce per poter scorgere opera divina, per vedere la gloria di Dio che si manifesta in te, la gloria dell'amore che offre la vita e la riprende.

Marta potrà vedere, nella tua morte e resurrezione, la gloria dell'amore divino, e già ora ne deve vedere un segno tangibile.

"Se credi... ". Questo solo è necessario: credere che Gesù è inviato dal Padre, dare a Gesù la fiducia che merita Dio Amore!

Tolsero la pietra: ti ubbidirono, Gesù!

E tu levasti gli occhi in alto. Tu vuoi che io conosca la tua unità col Padre, la tua umiltà e dipendenza da lui. Lo ringrazi, perché nessuno immagini che tu vuoi usurpare i poteri di Dio: tu li possiedi perché ti sono stati dati come a figlio dal Padre suo.

Tu sei uno col Padre, fai quanto vedi fare da lui e sei certo della sua compiacenza e unità. Il Padre ti ascolta sempre e realizza quanto tu dici!

Le tue opere sono del Padre, e i disegni del Padre tu li realizzi!

La tua voce ora risuona: chiami per nome il morto, gli doni la parola della vita, quella che già il profeta Isaia aveva annunciato: Vieni fuori!

Vieni fuori dalle tenebre, fuori dall'inoperosità, fuori dal regno della paura e della morte!

Tu, Gesù, sei il pastore che chiama le pecore, le porta al pascolo e dà loro libertà di entrare e uscire, di nutrirsi senza impedimento, tu le fai stare al sicuro!

Il morto ha ancora mani e piedi legati e volto coperto: la tua Parola fa vivere, la tua voce richiama alla vita il discepolo morto, ma gli uomini devono togliere ogni impedimento alla sua libertà: devono togliere i legami con cui essi stessi l’avevano costretto all'inoperosità!

Gesù, tu sei la vita, sei la risurrezione! Il peccato e il timore degli uomini riescono a bloccarmi, ma la tua voce, che mi manifesta il tuo amore vero e grande, mi fa rivivere, con gioia e stupore di tutti.

Gesù, vita e risurrezione! Gesù, mia luce e mia salvezza! Gesù, pastore che doni la tua vita perché io possa vivere davvero! Gloria a te!

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