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09. Fate questo in memoria di me Lc19,1-22,23

Fate questo in memoria di me

Luca 19,11 - 22,23      (Traduzione CEI 1997)

9/10

Questo è il nono della serie di dieci opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Luca. Al testo evangelico (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci incontra: Egli ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.

Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti in un cammino di esercizi spirituali con metodo simile alla Lectio Divina.

Ti devi regalare qualche ora di tempo per alcuni giorni. Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità. Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare ancora più l’attenzione sull’una o sull’altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare energia vitale.

La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente “rimasticata”, ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene. Essa è piena e pregna d’amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che fa risplendere sul tuo volto l’immagine e la gloria del Figlio!

Come la spugna, pregna d’acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano, e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!

 

 

1. A chi ha sarà dato! 19,11-27

2. Il Signore ne ha bisogno 19,28-40

3. La mia casa sarà casa di preghiera 19,41-48

4. Manderò mio figlio 20,1-19

5. Mostratemi un denaro 20,20-26

6. Siedi alla mia destra 20,27-44

7. Ha messo più di tutti 20,45 – 21,7

8. Occasione di dare testimonianza 21,8-19

9. Alzate la testa 21,20-38

10. Andate a preparare 22,1-13

11. Fate questo in memoria di me 22,14-24

inizio

 

1. A chi ha sarà dato! Lc 19,11-27

11 Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.

12 Disse dunque: “Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare.

13 Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: Fatele fruttare fino al mio ritorno.

14 Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro alcuni messaggeri a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.

15 Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.

16 Si presentò il primo e disse: Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate altre dieci.

17 Gli disse: Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.

18 Poi si presentò il secondo e disse: Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate altre cinque.

19 Anche a questo disse: Tu pure sarai a capo di cinque città.

20 Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua moneta d'oro, che ho tenuta nascosta in un fazzoletto;

21 avevo paura di te, che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.

22 Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:

23 perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.

24 Disse poi ai presenti: Toglietegli la moneta d'oro e datela a colui che ne ha dieci.

25 Gli risposero: Signore, ne ha già dieci!

26 Io vi dico: A chi ha sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.

27 E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qua e uccideteli davanti a me”.

 

1. A chi ha sarà dato!

Signore Gesù, sei con i discepoli in casa di Zaccheo, al quale hai annunciato la salvezza. Chi ti ascolta sta pensando ancora ad una salvezza provvisoria, come può essere la salvezza in questo mondo: continuano infatti ad attendere e ad attendersi una regalità nel regno terreno di Israele! La città santa, Gerusalemme, città del re Davide, è vicina: essi s’aspettano da un momento all’altro un grande cambiamento politico. Tu avevi detto sì che il regno di Dio era presente in mezzo a loro, ma essi non erano riusciti a comprendere le tue parole!

Tu ora li vuoi aiutare con la parabola. In essa parli di te e di loro, del tuo regno e del loro compito, del tuo rapporto con loro, che non deve venir meno, nemmeno alla tua morte.

Sei tu l’uomo di nascita “nobile” che deve partire per un viaggio molto importante. Devi andare lontano, là dove nessuno ti può accompagnare, là dove nessuno può comandare! Là tu riceverai il titolo di re, là riceverai autorità per noi qui, perché qui tornerai e rimarrai per sempre.

Formuli questa parabola pensando a fatti realmente accaduti nella storia del tuo popolo: anche se tragici, tali fatti possono servire per comprendere i disegni di Dio. Tutto ciò che succede può essere d’aiuto a interpretare la tua storia con noi e il nostro rapporto con te. Tu te ne vai, ma non abbandoni i tuoi, che sono i tuoi servi: ad essi, a tutti, affidi ciò che ti appartiene, le tue grandi ricchezze.

Ad essi, come a un’unica squadra, affidi dieci mine, anzi, il compito di occuparsene fino al tuo tornare: il ritorno è sicuro, avverrà certamente, poiché non te ne starai lontano per sempre.

In questo racconto, Gesù, non dimentichi l’odio che nutrono verso di te i membri più in vista del tuo popolo. I discepoli dovranno essere pronti, non scandalizzarsi del rifiuto che ti opporranno i capi di Gerusalemme, dove sarai tra poco. Essi non ti vorranno, non accetteranno la tua regalità. Anzi, proprio essi ti spingeranno “lontano”, ma non potranno impedire che tu sia di nuovo tra i tuoi, vivo, e vero Signore per loro.

Quando tu starai di nuovo tra i tuoi, che cosa farai? Anzitutto li incontrerai ad uno ad uno, e di ciascuno esaminerai la fedeltà. Mentre eri “lontano”, ti hanno amato anche se i capi ti odiavano? Hanno avuto cura di ciò che tu hai loro consegnato? Si sono messi, con dedizione e con gioia, a servizio di ciò che stava a cuore a te?

Ebbene, ecco uno e poi un altro: nel tempo della tua lontananza essi sono rimasti tuoi servi, si sono impegnati per te, con amore intenso e continuo, senza pensare a se stessi. Il primo ha guadagnato dieci volte tanto (tu parli così trovandoti in casa di Zaccheo, il ricco che se ne intendeva di guadagni!)! Questo primo servitore, come pure il secondo, non si vanta di aver capacità particolari, né di aver lavorato molto. Egli attribuisce il successo al tuo denaro, una ricchezza che produce frutto da sé. Noi sappiamo che la ricchezza che porta frutto da sé è il tuo Vangelo, la tua Parola, quando la teniamo nel cuore con amore e la viviamo concretamente!

Il tuo premio, segno della tua gioia, è una fiducia smisurata: al servo fedele consegni una grande responsabilità nel tuo regno: dieci città, a colui che ti ha amato tanto mentre eri lontano! Così pure a chi ha raggiunto minori risultati, ma ti è stato comunque fedele.

L’altro invece, il diverso, non si è impegnato per te. Mentre eri lontano ti ha ignorato, ha ignorato i tuoi beni, la tua grazia. Egli l’ha riposta, si è lasciato guidare dall'egoismo che genera paura, non dall’amore. È vissuto come quelli che ti giudicano, come quelli che pensano che Dio sia un padrone capace solo di comandare. Egli ha cercato di fare il minimo, come coloro che obbediscono senza amare, come chi osserva la legge senza amore per colui che l’ha data con amore.

Gesù, cosa farai? Certamente non puoi dare responsabilità nel tuo regno a chi non ti ama. Tu non lo castighi, ma gli togli anche quel poco che gli avevi consegnato. Il discepolo che non si è impegnato per te rimarrà senza gioia, senza responsabilità, perché non si è meritato fiducia.

Egli tuttavia non sarà escluso come quelli che si sono esclusi rifiutandoti. Quelli resteranno privati della vita, perché hanno rifiutato la vita!

La tua parabola termina in modo terribile: era l’usanza del tuo tempo, quanto aveva compiuto Erode con i suoi nemici. La sorte tremenda riservata ai ribelli ci aiuta a comprendere la gravità del rifiuto della tua autorità. Accoglierti o non accoglierti non è indifferente, è questione di vita o di morte!

Signore Gesù, abbi pietà di me!

inizio

2. Il Signore ne ha bisogno 19,28-40

28 Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

29 Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo:

30 “Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui.

31 E se qualcuno vi domanda: Perché lo slegate?, risponderete così: Il Signore ne ha bisogno”.

32 Gli inviati andarono e trovarono tutto come Gesù aveva detto.

33 Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: “Perché slegate il puledro?”.

34 Essi risposero: “Il Signore ne ha bisogno”.

35 Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.

36 Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.

37 Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, entusiasti, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:

38 “Benedetto colui che viene,

il re, nel nome del Signore.

In cielo, pace

e gloria nel più alto dei cieli!”.

39 Alcuni farisei tra la folla gli dissero: “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”.

40 Ma egli rispose: “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre”.

 

2. Il Signore ne ha bisogno

Signore Gesù, tu lasci la casa di Zaccheo, te ne vai dalla casa in cui è entrata la salvezza, termini i discorsi sul regno atteso, e t’incammini deciso. Ora sali verso la Città, quella città che non è solo luogo della Presenza di Dio e del compimento delle profezie, ma anche del rifiuto, città che non vorrà cantare la tua lode. I discepoli ti seguono, quasi trascinati dal tuo incedere solenne e deciso.

Eccoti sul monte che protegge la santa Città, che la circonda per riversare su di essa la pace. Sul monte t’avvicini ai villaggi “Casa dei fichi” (Betfage) e “Casa del povero” (Betania), là dove la povertà è dolce, dove, grazie a te, il povero è colmato di beni!

Qui ora vuoi dare un segno dolce e povero ai tuoi discepoli desiderosi di vedere il tuo regno. Li aiuti a ricordare le Scritture e a leggerle con attenzione senza badare ai propri sogni.

Ecco un puledro mai usato, nuovo, nel villaggio di fronte. È pronto per essere prestato a pellegrini stanchi? È pronto per te. È adatto al re, non essendo stato mai cavalcato, e perciò realizza la profezia. Quale re lo cavalcherà? Un re umile (Zac 9,9), un re che non prevede ricchezze nel suo regno, e perciò nemmeno guerre! Un re che si lascia guidare da Dio, come l’arca che tornava al suo posto dalla terra dei Filistei sul carro trainato dalle giovenche che non avevano mai portato il giogo. È un re che annunzia la pace dalla sua povertà. Tu sei il re che porti questo titolo divino nel modo più amabile e più familiare. Tu stesso mandi i discepoli a prelevare il puledro, come un re che ne ha diritto e come un profeta che sa ciò che accade, perché conosce i segreti di Dio!

Tu metti in bocca ai discepoli le parole che avranno successo, che saranno ascoltate. Essi ti ubbidiscono e ripetono: “Il Signore ne ha bisogno!”. I padroni del puledro sanno che il re ne ha diritto, perciò non si oppongono. Ora i tuoi discepoli, finalmente, ti proclamano re. Essi fanno ciò che è stato fatto a Salomone, il re che ha costruito il tempio, il figlio di Davide! Lo hanno fatto salire sulla mula di suo padre e l’hanno fatto scendere alla fonte di Ghihon. I tuoi discepoli ti fanno salire sul puledro coperto dei loro mantelli, e ne stendono altri come tappeti davanti a te, come sono stati stesi davanti a Ieu, allorché fu consacrato re dal profeta Eliseo. Tutto annuncia te come re, Re della Città santa, Gerusalemme!

Grande gioia ti circonda, Gesù, come cantano i salmi: “Il Signore regna, esulti la terra!” (Sal 97,1) “Acclamate davanti al re, il Signore!” (98,6).

La folla dei discepoli, vedendo la Città dall’alto del monte, comincia a cantare la sua gioia con i salmi dei pellegrini. Oggi, alla tua presenza, quegli inni sono più veri che mai. Oggi “colui che viene” non è un pellegrino che attende il compiersi del regno, ma è il Re stesso che s’avvicina! Il suo venire è lode del nome del Signore! Il suo venire è il venire della pace che scende dall’alto.

Gesù, tu sei la pace annunciata dagli angeli, venuta sulla terra! Ora sei pace che alla terra unisci il cielo! Sei il re della pace, principe di pace, che porti “pace a Gerusalemme” (122,6)! I discepoli rispondono agli angeli che hanno cantato nella notte a Betlemme. Anche gli angeli ora possono godere della pace che essi stessi hanno annunciato agli uomini!

Tu stesso, Gesù, avevi annunciato alla città di Gerusalemme che non ti avrebbe rivisto fino al giorno in cui sarebbero state cantate per te le parole del salmo: Benedetto colui che viene…! Ora tu odi questo canto, lo gradisci, lo approvi, lo comprendi. Tu solo lo comprendi nel suo vero significato!

Alcuni farisei ti comandano di far tacere i discepoli. Essi stessi non cantano; questo canto non piace agli uomini sicuri di sè. Questo canto è pericoloso, può allarmare le autorità. Ma si può tacere il canto che orienta l’uomo alla vita e alla gioia? Se tacessero i discepoli griderebbero le pietre!

I discepoli tra poco taceranno, e allora parleranno la pietra spaccata del Calvario e la pietra ribaltata del sepolcro. Grideranno ancora le pietre diroccate della città distrutta, grideranno che tu sei venuto e non sei stato accolto.

I discepoli ricorderanno queste tue parole, e non taceranno più, non temeranno i tormenti e le minacce dei grandi del mondo.

Gesù, sei il vero re, re che rallegri con la tua presenza tutti i piccoli della terra!

inizio

  

3. La mia casa sarà casa di preghiera 19,41-48

41 Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:

42 “Se anche tu avessi compreso, in questo giorno, quello che occorre alla tua pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.

43 Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte;

44 distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”.

45 Entrato nel Tempio, si mise a scacciare i venditori,

46 dicendo loro: “Sta scritto:

La mia casa sarà casa di preghiera.

Voi invece ne avete fatto un covo di ladri”.

47 Ogni giorno insegnava nel Tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo;

48 ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo.

 

3. La mia casa sarà casa di preghiera

I tuoi discepoli sono in festa al vedere la Città santa, nella quale tu entri come re mite e umile. Essi esultano; tu, invece, piangi, come dice il profeta Geremia: “I miei occhi grondano lacrime… aspettavamo la pace, ma non c’è alcun bene… Abbiamo peccato contro di te” (14,17-20). Tu piangi come pianse Eliseo profeta (2Re 8,11) presagendo le atrocità che avrebbero poi commesso i nemici del popolo. La Città santa, motivo di vanto e di gioia, luogo d’abitazione di Dio, è abitata da uomini accecati dal loro peccato.

Essi non vedono che arrivi tu, che stai per entrare come re su di un puledro d’asina, non s’accorgono che tu – come dice il profeta Daniele riguardo al Figlio dell’uomo - vieni proprio dal Monte degli Ulivi per inaugurare il Regno di Dio. Essi non partecipano al giubilo cui li invitano i tuoi discepoli. Questo è il giorno importante, il giorno atteso, ma proprio chi lo dovrebbe attendere non fa nulla per riconoscerlo.

Tu arrivi come il re che annunzia la pace alle genti, ma i loro occhi non ti vogliono vedere. I discepoli cantano i salmi che dicono: "Su di te sia la pace"; sei tu la pace che arriva, ma i capi non la vogliono. La pace non la troveranno più, non ne troveranno più la strada, perché altra strada non c’è. Rifiutando te hanno scelto la guerra e la distruzione: i nemici rimarranno nemici, e useranno tutte le loro armi per sconfiggere e uccidere. Si rinnoverà quanto già i profeti hanno annunciato ogni volta che il popolo si è allontanato dall’alleanza con Dio: afflizioni e distruzioni, castigo e morte!

Le tue lacrime e i tuoi sospiri, Signore Gesù, sommergono l’esultanza dei tuoi discepoli.

Il tuo corteo trionfale diventa silenzioso, accompagnando il tuo pianto con l’afflizione. Chi può ancora cantare di gioia? Nessuno ti accoglie, anzi, tutti ti guardano con sospetto e inimicizia, come avevi detto nella parabola. Entrare a quel modo insospettisce le autorità!

Il tuo salire non ha più come meta la città, ma soltanto il Tempio, il luogo dove risiede la Gloria di Dio. Finalmente arrivi nella Casa del Padre, dove l’angelo ha annunciato Giovanni, dove tu a dodici anni sei rimasto tre giorni e avresti voluto rimanere ancora! Questo tempio ora non è adatto per te: come puoi parlare del Padre, del suo amore per i piccoli e i poveri, del suo desiderio di abbracciare i peccatori, se in esso tutto parla di denaro, di ricchezza, di commercio? Come potrai insegnare che l’amore di Dio ha mandato te a salvare gli uomini, se tutto qui fa credere che per essere perdonati da lui occorre pagare il suo amore?

Prima di insegnare devi sgomberare il Tempio da ciò che ostacola il tuo insegnamento! Quale fatica, Signore Gesù!

Persino il Tempio è motivo di pianto per te. Esso è diventato luogo di ricerca di guadagno, luogo immondo; i sacrifici offerti dal popolo sono calcolati come occasione di arricchire per coloro che dovrebbero invece annunciare la volontà d’amore e di comunione di Dio.

Tu ripeti gli insegnamenti dei profeti che vogliono il Tempio luogo aperto a tutti i popoli, perché tutti possano conoscere la gioia d’essere amati dal Padre! Tu ripeti anche i rimproveri di Dio a chi fa del Tempio un luogo che giustifica comportamenti d’ingiustizia e di egoismo. La parola dei profeti esce dalla tua bocca come parola vera e santa, sicura, tremenda!

Gesù, questo tuo gesto di richiamo ai profeti ti rende ostili le autorità, che guadagnano vendendo gli animali dei sacrifici. Ed essi ritengono di avere buone ragioni per farti odiare da tutti, facendo credere che tu abolisci il culto tramandato dai padri.

Tu vuoi invece che il Tempio sia il luogo dove Dio può parlare ai suoi poveri, ed essi possano invocarlo per essere ascoltati. Anche dopo la tua morte e risurrezione i tuoi discepoli continueranno a salire al Tempio per pregare e per annunciare la Parola che tu ora nel Tempio fai risuonare.

Ogni giorno insegni, perché ogni giorno Dio vuole amare il suo popolo! Questo popolo comprende che tu sei l’amore di Dio, che tu sei il luogo dove abita il Padre, che tu sei il Tempio ultimo cui ci si deve aggrappare per essere salvati.

I responsabili del culto e dell’insegnamento capiscono che tu fai ciò che essi dovrebbero fare e non fanno; essi capiscono che tu sei per loro un rimprovero di Dio, e reagiscono. Essi meditano di ucciderti, invece che ascoltarti.

Tu sei voce che fa risuonare la Parola di Dio, giusto e santo!

Gesù, purifica anche il mio cuore da tutto ciò che impedisce la tua presenza libera e gioiosa, affinché ogni giorno io possa ascoltarti con frutto!

inizio

4. Manderò mio figlio 20,1-19

1 Un giorno, mentre istruiva il popolo nel Tempio e annunciava il Vangelo, sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo:

2 “Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi è che ti ha dato questa autorità”.

3 E Gesù rispose loro: “Anch'io vi farò una domanda. Ditemi:

4 Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?”.

5 Allora essi ragionavano insieme fra loro: “Se diciamo: Dal Cielo, risponderà: Perché non gli avete creduto?

6 Se invece diciamo: Dagli uomini, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta”.

7 Risposero quindi di non saperlo. 8 E Gesù disse loro: “Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose”.

9 Poi prese a dire al popolo questa parabola: “Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo.

10 Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote.

11 Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote.

12 Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via.

13 Disse allora il padrone della vigna: Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, il prediletto, forse avranno rispetto per lui!

14 Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: Costui è l'erede. Uccidiamolo e così l'eredità sarà nostra.

15 Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna?

16 Verrà, farà morire i contadini e darà la vigna ad altri”. Udito questo, essi esclamarono: “Non sia mai!”.

17 Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: “Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura:

La pietra che i costruttori hanno scartata

è diventata la pietra d'angolo?

18 Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato”.

19 In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito che quella parabola l'aveva detta per loro.

 

4. Manderò mio figlio

Sei stato mandato come pastore, Signore Gesù. Nel Tempio, ovile sicuro per tutti, nutri le pecore col tuo insegnamento, le nutri e le rallegri con l'annuncio dell’amore del Padre, che le raggiunge attraverso di te! Su di te riposa lo Spirito: come ha detto il profeta, annunci ai poveri il lieto messaggio, doni loro la certezza che la loro preghiera è esaudita, che è giunto il Salvatore.

Coloro che comandano inviano i loro rappresentanti per trovare un motivo plausibile per condannarti. Essi rappresentano le tre categorie di cui è formato il Sinedrio. La loro domanda è segnale d’allarme. Essi ti hanno visto scacciare i venditori, ora vedono che la tua presenza porta la gioia di Dio, e che tu insegni, benché non abbia frequentato le loro scuole, e nessun rabbi ti abbia fatto da maestro. La loro domanda riguarda la tua autorità e chi te l’ha affidata. Sarebbe una bella occasione per presentarti, per ricordare i tuoi miracoli a testimonianza della vita e dell’incarico ricevuti dal Padre! Potresti dire che nessuno ti ha dato autorità, perché essa è tua, poiché sei il Figlio di Dio! Ma ti accorgi che essi non vogliono credere a nessuna risposta, non hanno intenzione di conoscerti e, soprattutto, non vogliono riconoscerti.

Tu sei stato indicato da Giovanni, ma essi non hanno voluto credergli, si sono tenuti a distanza da lui e dai suoi insegnamenti. Se non hanno voluto credere a lui non crederanno nemmeno a te. Se fossero disposti a ricredersi riguardo a Giovanni, sarebbero pronti a credere a te! Tu li aiuti. Giovanni era un profeta, ed è persino morto come molti profeti. Egli ha parlato di te. La tua domanda vuole aiutarli a porsi davanti a Dio, a riconoscere i suoi interventi. Ma essi non sono disposti a ricredersi, né vogliono prender posizione, ma solo difendere il proprio posto e la propria reputazione. Se essi sono così ottusi davanti a Giovanni, lo saranno anche nei tuoi riguardi. Non si può rispondere alla loro provocazione! “Nemmeno io vi dico…”. Dicendo così, Gesù, lasci intuire che la tua autorità ha la stessa origine di quella di Giovanni!

Il popolo ascolta e potrebbe rimanere scandalizzato dalla posizione dei capi. I più deboli potrebbero trovare ostacolo a credere in te vedendo che le persone importanti e istruite ti rifiutano.

Ecco che racconti una parabola al popolo per aiutarlo a rimanerti fedele, nonostante il rifiuto dei capi. Grazie!

Inizi il racconto con l’immagine familiare della vigna. Tutti i profeti hanno parlato del popolo di Dio come di una vigna particolarmente cara al suo padrone, che vive lontano. Egli l’affida ad alcuni contadini. Ti soffermi a farci osservare come agisce quel padrone, che manda i servi da quei contadini per godere del frutto della sua vigna, e da ultimo il figlio! Tutti capiscono che tu stai pensando alla storia del tuo popolo, agli interventi di Dio per ricuperarlo ad un rapporto vivo con sé. Egli ha inviato profeti a più riprese, ma nessuno di essi venne ascoltato dai capi. Sei anche tu inviato da Dio per vedere, per incontrare i capi e per consegnare al Padre i frutti della vigna, cioè un popolo unito e obbediente. Di te la voce dall’alto, sia al battesimo nel Giordano che sul monte, aveva detto: Questi è il mio Figlio prediletto! Ora le pronunci tu queste parole, come dette ancora dal padrone della vigna nella sua pazienza e misericordia.

Così annunci ancora la tua morte, causata dall’ostinazione dei capi. Essi vogliono per sè il posto del figlio, ma non per amare il Padre, bensì per essere padroni, per non dover rispondere a nessuno del proprio operato. Dovranno però dare una risposta a Dio, che, buono e paziente, non può però chiudere gli occhi sul male.

Essi avranno il loro castigo, e la vigna sarà affidata ad altri: il tuo regno sarà dato a tutto il mondo, anche ai pagani! Inoltre essa non sarà abbandonata, avrà altri servitori. A chi alludi, Gesù? Hanno capito i tuoi Apostoli che pensi a loro? Il popolo che ti ascolta, ti ama e ti difende avrà altri servitori che lo accompagneranno, lo custodiranno, lo cureranno! Nessuno è disposto a comprendere e a volere questa tua volontà, ma dopo la tua morte molti sceglieranno d’esser guidati dai tuoi Apostoli, pastori fedeli!

Il tuo sguardo si fissa su ciascuno come per sollecitare a prendere una decisione. Ognuno dovrà stare davanti a te e dirti il suo sì.

Tu sei rifiutato dai capi. Sei tu la pietra, scartata dai costruttori, che Dio ha scelto come la pietra su cui tutte le altre s’appoggeranno per formare l’edificio. Sei tu la pietra d’angolo, sei tu colui cui ci si deve ancorare. Chi non ti accoglie cadrà e si sfracellerà sulla pietra, come dice Isaia, o, come profetizza Daniele, su di lui essa rotolerà ed egli sarà frantumato, come la statua del sogno del re.

I capi hanno capito che sono essi ad essere accusati da te come disubbidienti, hanno capito che parli di loro nella tua parabola. E davvero vogliono realizzarla!

Gesù, Figlio prediletto del Padre, abbi pietà: voglio unirmi a te!

inizio

  

5. Mostratemi un denaro 20,20-26

20 Si misero a spiarlo e mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore.

21 Costoro lo interrogarono: “Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni qual è la via di Dio secondo verità.

22 È lecito, o no, che noi paghiamo la tassa a Cesare?”.

23 Rendendosi conto della loro malizia, disse:

24 “Mostratemi un denaro: di chi è l'immagine e l'iscrizione?”. Risposero: “Di Cesare”.

25 Ed egli disse: “Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio”.

26 Così non riuscirono a coglierlo in fallo di fronte al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.

 

5. Mostratemi un denaro

I capi, indignati contro di te, cominciano a tenerti d’occhio e a spiarti. Non lo fanno essi stessi direttamente, ma incaricano alcuni, capaci di intrufolarsi tra i tuoi ascoltatori facendo finta di essere particolarmente devoti e di voler cercare la volontà di Dio. Essi conoscono le intenzioni di coloro che li hanno ingaggiati: vogliono un capo d'accusa per consegnarti al governatore. Bisogna quindi farti pronunciare qualche parola contro i romani.

Essi sanno già come fare. Anzitutto devono apparire davvero quello che non sono, persone pie e oneste, intenzionate a fare la volontà di Dio, in modo che tu, libero da ogni sospetto d’essere indagato, possa esprimerti liberamente.

Essi dunque ti rivolgono la parola chiamandoti “Maestro”. Non vorrebbero usare questo titolo, ma sanno che molti ti ritengono tale! Ti fanno poi un bel complimento, che è verità! Davvero tu parli e insegni con rettitudine, senza lasciarti condizionare da chi ti ascolta. Tu non dici ciò che piace a chi ti sta di fronte! Non ti metti davanti i desideri dell’uomo, ma quelli di Dio. Veramente tu insegni la via di Dio, insegni ciò che bisogna fare per incontrare il Padre, per stare con lui, per arrivare a contemplare il suo volto! Ciò che tu insegni è verità, non è inganno, ha la sua origine nelle Sacre Scritture.

Coloro che ti stanno spiando ti hanno osservato bene e dicono il vero. Essi stessi però non ne traggono le conseguenze. Essi sono il contrario di ciò che sei tu, sono falsi, nascondono la loro intenzione, vogliono la tua condanna e la tua morte. Tu li ascolti e, dal tono della loro voce, sai riconoscere il nemico.

La domanda che essi ti rivolgono poi, lungi dall’essere sincera ricerca del volere di Dio, è un tranello. Vogliono apparire giusti, pii, onesti, e sono falsi, malintenzionati. Qualunque tua risposta al loro quesito si dovrebbe volgere contro di te. Se tu approvi il pagamento delle tasse all’imperatore, perdi la simpatia delle folle che ora ti ascoltano con attenzione e interesse, e, con la loro presenza accanto a te, ti assicurano incolumità e difesa! Se invece non approvi il pagamento delle tasse, il governatore può, o deve, metterti a morte. È questo ciò che essi cercano.

Gesù, tu sei rivolto al Padre, ricevi luce da lui. In questa luce scorgi la tenebra della loro malizia. Essi non cercano la volontà di Dio, ma la tua morte.

Tu sveli anzitutto la loro malizia e li aiuti ad accorgersene. Essi fanno già uso della moneta proibita, la moneta dell’Imperatore; portano con sé il denaro con l’iscrizione idolatra e con l’immagine sacrilega, e sono coscienti dell’una e dell’altra. Quel denaro non dovrebbe essere loro proprietà: li rende sacrileghi! Devono restituirlo!

Essi devono ridare a Cesare quel che è suo; devono riconoscere inoltre che egli può vantare dei diritti nei loro riguardi. Tu sai che Cesare però pretende di essere ritenuto Dio, di esercitare autorità divina sul cuore degli uomini, pretende ciò che non gli è dovuto. Tu aggiungi perciò: a Dio quel che è di Dio!

Dov’è impressa l’immagine di Dio? Dov’è la sua iscrizione? L’uomo è immagine di Dio e da lui viene tutta la Scrittura. L’uomo perciò non può consegnare all’imperatore se stesso, la propria coscienza, la propria libertà: l’uomo deve consegnarsi a Dio, rispondere a lui delle proprie azioni e dei propri pensieri; deve consegnarsi a quel Dio che ha scritto nei libri sacri la sua Volontà!

Prima di tutto noi dobbiamo consegnarci a Dio, obbedendogli, come tu stai continuamente ribadendo quando annunci il suo Regno! L’uomo è di Dio, non può mai essere considerato proprietà dello stato.

Con la tua risposta, Gesù, dai una regola anche a Cesare, che deve rispettare l’autorità di Dio: i suoi poteri devono essere usati per il bene dell’uomo, immagine di Dio!

Chi vuol fare la volontà di Dio non fugge l’impegno sociale e politico, perché questo è a servizio dell’uomo, immagine di Dio! Obbedienza a Dio e collaborazione politica trovano il punto di incontro nel servizio all’uomo, alla sua vita, alla sua salvezza! Gesù, per questo tu annunci il regno di Dio, perché sai che lui, il Padre, vuole tutti al servizio del suo amore, tutti, piccoli e grandi, deboli e forti, sudditi e autorità! Cercherai di farlo capire anche a Pilato, quand’egli ti chiederà se tu sei re!

Coloro che ti spiano non possono condannarti. Quanto tu annunci è vero e santo: anche gli empi lo devono riconoscere!

inizio

 

6. Siedi alla mia destra 20, 27-44

27 Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda:

28 “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello.

29 C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.

30 Allora la prese il secondo

31 e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli.

32 Da ultimo morì anche la donna.

33 La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie”.

34 Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;

35 ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito:

36 infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.

37 Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe .

38 Dio non è un Dio di morti, ma di viventi; perché tutti vivono per lui”.

39 Dissero allora alcuni scribi: “Maestro, hai parlato bene”.

40 E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

41 Egli poi disse loro: “Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide,

42 se Davide stesso nel libro dei Salmi dice:

Disse il Signore al mio Signore:

siedi alla mia destra,

43 finché io ponga i tuoi nemici

come sgabello sotto i tuoi piedi?

44 Davide dunque lo chiama Signore; perciò, come può essere suo figlio?”.

 

6. Siedi alla mia destra

Signore Gesù, anche i ricchi sadducei vogliono interrogarti per metterti in difficoltà, per metterti in ridicolo di fronte al popolo e farti perdere la sua stima. Essi si contrappongono agli altri tuoi nemici perché ritengono che l’uomo muoia quando muore, e non abbia più vita nemmeno di fronte a Dio. Essi sanno che tu credi che Dio fa risorgere i morti: hai annunciato in varie occasioni che tu stesso saresti risorto dai morti!

Ora ti interrogano, opponendo direttamente alla Legge la fede nella risurrezione: alla risurrezione, di chi è moglie la donna che, ubbidendo a Mosè, ha avuto sette legittimi mariti?

Tu non vedi problema: si può benissimo obbedire a Mosè e anche essere certi della risurrezione. Tu però devi correggere l’idea di risurrezione che si sono fatti sia quelli che la sostengono che quelli che la negano: tutt’e due sbagliano, perché la pensano come un riprendere a vivere allo stesso modo di come siamo sempre vissuti! Non bisogna confondere: la risurrezione è opera di Dio e non un tornare in questa vita terrena.

La vita futura e la risurrezione dai morti è diversa dalla vita in questo mondo, dove regna la morte con le sue paure, e dove noi vogliamo e dobbiamo prendere le nostre precauzioni.

Qui sulla terra gli uomini prendono moglie e le donne marito, perché tutti muoiono e devono procreare per continuare la vita. Risorti, non ci saranno più queste preoccupazioni! La vita da risorti è paragonabile a quella degli angeli, è una vita alla presenza di Dio, vita da figli di Dio.

Gesù, tu ci aiuti a sollevare il nostro sguardo da questa nostra condizione passeggera e alimenti la nostra speranza in un avvenire eterno. Esso è degno di Dio e non immaginabile da noi.

Tu parli volentieri della risurrezione e ti dilunghi su questa risposta. Vuoi che abbiamo una parola sicura e chiara, perché ti presenterai a noi risorto, e, risorto, sarai sempre con noi!

Tu sai inoltre che i tuoi interlocutori ritengono Parola di Dio solo i primi cinque libri delle Scritture. Ebbene, proprio in essi Dio si presenta come un Dio che è fedele ad Abramo ad Isacco e a Giacobbe. Se essi fossero inesistenti, non avrebbe senso esser loro fedeli! Essi quindi, per lui, vivono!

Oltre la morte vediamo ancora la vita! Non pensiamo perciò alla morte come ad una porta che si chiude, ma come ad un passaggio che si apre ad una condizione stabile e completa, dove godremo l'amore fedele del Padre!

Gesù, hai parlato bene, hai parlato meglio di quanto ci s’aspetterebbe da un maestro. Tu ti trovi nel Tempio, e qui, nel Tempio, insegni ai Dottori della Legge. Tutti restano senza parole, tutti capiscono che sei tu il Maestro vero ed autentico che conosce i disegni di Dio!

Nessuno più t’interroga. Coloro che volevano farti disprezzare hanno ottenuto il contrario, coloro che volevano trarti in inganno sono stati confusi. Nessuno ha più domande da porti. Ma tutti sono ancora là, desiderosi di ascoltarti. Ti chiamano soltanto Maestro, perché ti conoscono troppo poco. Perciò tu li vuoi mettere sulla buona strada per conoscerti in profondità. Lo fai interrogando. Li interroghi, come avevi già fatto a dodici anni!

Più volte sei stato chiamato figlio di Davide, anche a Gerico, dal cieco. Quando sei giunto a Gerusalemme i discepoli ti hanno proclamato re; tu poi, nel racconto della parabola della vigna data ad altri, ti sei definito Figlio di Dio.

Tutti sanno che il Messia è figlio di Davide, quindi re: e tutti l’attendono come il restauratore di un regno terreno; non riescono perciò a vedere in te, che sei arrivato seduto su di un asino, il vero Re messianico. Essi dimenticano che il Messia non è solo discendente di Davide, ma anche il Figlio di Dio, portatore del suo Spirito sapiente, forte e mite, umile e pacifico, come dice Isaia parlando del germoglio del tronco di Iesse (Is 11,1)!

Tu sei figlio di Davide e sei suo Signore! Tu sei venuto non per volere di Davide, ma per volere di Dio, e porti non il regno di Davide, ma il Regno di Dio!

I tuoi nemici saranno posti come sgabello sotto i tuoi piedi: farisei e sadducei con la loro inimicizia ti aiutano a rivelarti, e quando la loro inimicizia sembrerà vittoriosa su di te tramite la tua morte, allora sarai elevato e ti manifesterai nella tua dignità divina!

Grazie a te, Signore Gesù!

inizio

 

7. Ha messo più di tutti 20,45 – 21,7

45 Mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai discepoli:

46 “Guardatevi bene dagli scribi, che vogliono passeggiare in lunghe vesti e si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti;

47 divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa”.

21 - 1 Alzati gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del Tempio.

2 Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine

3 e disse: “In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha messo più di tutti.

4 Tutti costoro, infatti, hanno dato come offerta parte del loro superfluo. Essa invece, nella sua miseria, ha dato tutto quello che aveva per vivere”.

5 Mentre alcuni parlavano del Tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse:

6 “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non resterà pietra su pietra che non sarà demolita”.

7 Gli domandarono: “Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?”.

 

7. Ha messo più di tutti

Tutti sono attenti alle tue parole, Signore Gesù. Tutto il popolo, il popolo di Dio, vive delle tue parole. Esse però sono consegnate ai tuoi discepoli, che le devono custodire, e soprattutto le devono vivere, perché la loro vita diventi gloria di Dio ed esempio per tutti gli altri!

Alcuni scribi hanno apprezzato la risposta che hai dato ai sadducei, ma ciò non significa che per questo la loro vita sia esemplare, anzi! Proprio gli scribi, coloro che insegnano a vivere in modo gradito a Dio, hanno dei comportamenti che i tuoi dovranno assolutamente evitare.

Nelle comunità dei tuoi discepoli non devono far capolino questi atteggiamenti: la vanità, l’ingordigia, l’ipocrisia, il farsi notare, il desiderare di esser messi davanti agli altri, lo sfruttare situazioni facili per arricchire a danno dei poveri, l’usare la preghiera per farsi ammirare. Questi atteggiamenti non sono graditi a Dio, anzi, sono da lui già condannati. Se poi li ostentano persone significative per la vita di fede, queste saranno condannate più duramente, perché stravolgendo l’immagine di Dio che ci viene dalle sacre Scritture, scandalizzano il popolo e deviano il rapporto con lui.

Tu, Gesù, sei molto chiaro. Avevi già parlato di queste cose: ora le ricordi e le richiami proprio qui, nel Tempio, dove la Presenza di Dio deve risplendere nella sua purezza. Egli è il padre dei poveri, il difensore delle vedove, colui che premia chi vive per lui, colui che vede nel segreto! Vantarsi di offrire a Dio il superfluo, ciò che non serve, alimenta la convinzione che lo stesso rapporto col Padre sia superfluo, non necessario alla vita!

Non tutti nel popolo di Dio sono così, non è di tutti la falsa religiosità e lo sfruttamento vanaglorioso della devozione a Dio! C’è anche chi può essere preso ad esempio di vera fede, chi piace a Dio e a te.

Dietro ai ricchi che, a voce alta, gridano l’importo delle loro grosse offerte mentre le versano in una delle grandi casse, fatte a cono, per le elemosine, si nasconde una vedova che avrebbe bisogno di ricevere invece che di dare. Tu odi o vedi l’importo della sua povera offerta: è solo quel poco con cui potrebbe acquistare un piccolo pane, il pane della sua misera giornata. Ella non ha nient’altro. Attraverso il suo gesto però appare la sua ricchezza più grande, quella interiore: la fede in Dio, l'amore al Padre, che ella considera suo difensore, suo sposo, suo soccorritore.

Ella, offrendo a Dio quel poco che per lei è tutto, gli affida la propria vita. Assomiglia al bambino che consegna tutto alla propria mamma! Questa vedova è esempio luminoso per i tuoi discepoli! Ella vive la tua Parola: “Non datevi pensiero per la vostra vita… Cercate piuttosto il Regno di Dio”.

È a questo Regno che tu pensi continuamente, anche ora mentre alcuni, venuti con te pellegrini al Tempio, ammirano la bellezza, tutta materiale, dei particolari artistici! Molti, forse anche i tuoi discepoli, si sentono sicuri dentro la poderosa struttura del Tempio, ove si percepiscono come al centro di quel regno di cui tu hai parlato, e lo ritengono il luogo nel quale tu manifesterai gloria e potenza. Essi non ricordano che tu abbatti l’orgoglio dei ricchi e dei potenti; quindi anche questo tempio, costruito dall’orgoglio e dalla vanità di potenti e di ricchi, oppressori dei poveri, non potrà essere strumento del Regno di Dio che viene, e di cui tu sei il re mite e umile!

Tu annunci con sicurezza, con la sicurezza dei profeti di Dio, che le belle pietre del Tempio diverranno rovine, saranno abbandonate, saranno il segno della disapprovazione di Dio per coloro che ti rifiutano.

Sei proprio dentro il Tempio dove deve risuonare la Parola di Dio: è il luogo più adatto per te, che sei il Figlio. Ma il tuo insegnamento dovrà risuonare in tutto il mondo. I tuoi discepoli dovranno andare lontano, portare il tuo nome a tutti i popoli. Questo luogo non servirà più: non deve diventare un freno alla missione della tua Chiesa. Questo luogo non dovrà ingannare nessuno con la sua bellezza: da ora l’attenzione di tutti dovrà volgersi a te!

Tu hai parlato, Gesù, nessuno dubita che ciò che hai detto sia vero. Eppure questa tua parola viene adoperata, da chi ti ascolta, solo come fonte di curiosità e non come impegno per un cambiamento di vita. Risponderai per soddisfare la loro curiosità? La curiosità manifesta assenza di discernimento spirituale: tu vorrai anzitutto aiutare a maturare in esso.

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8. Occasione di dare testimonianza 21,8-19

8 Rispose: “Fate attenzione a non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: Sono io, e: Il tempo è vicino. Non seguiteli!

9 Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine”.

10 Poi diceva loro: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,

11 e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.

13 Avrete allora occasione di dare testimonianza.

14 Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa;

15 io vi darò parola e sapienza, cosicché i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.

16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi;

17 sarete odiati da tutti a causa del mio nome.

18 Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

19 Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

 

8. Occasione di dare testimonianza

Nessuna domanda ti sorprende, Signore Gesù, ma tu sai che non è necessario rispondere a tutte. Molte delle nostre domande rivelano sì interesse, ma un interesse rivolto a cose secondarie, che non aggiunge nulla al tuo Regno.

Ti hanno chiesto quando avverrà la distruzione del tempio e come fare a riconoscere quel tempo. Tu sai che non è il sapere in anticipo queste cose che salva il tuo discepolo. Questi deve tenersi in ogni momento pronto a tutto, rimanendo sempre orientato a te!

Ci saranno infatti coloro che vorranno distogliere il tuo fedele dall’unità con te usando persino le tue parole. Ma né la parola che essi usano né le loro eventuali opere buone possono assicurarci di porre in loro la fiducia: essi sono solo ingannatori che trascinano alla perdizione. Tu ci comandi con chiarezza di non farci loro discepoli. Non hanno dalla loro parte né Giovanni il Battista né il segno stupendo della tua morte e risurrezione!

Non li seguiremo, Gesù, non daremo ascolto a quelli che vogliono sostituirsi a te, nemmeno se, a propria conferma, porteranno visioni affascinanti e fatti prodigiosi. Solo tu sei il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo!.

Tu ci esorti pure a rimanere sereni, abbandonati al Padre, quando ci raggiungono notizie dolorose di guerre e rivoluzioni. Queste vicende, frutto del peccato degli uomini, ne segnano la storia: Dio si servirà anche di esse per il suo disegno di salvezza. I discepoli non se ne lasceranno scandalizzare, non si spaventeranno. La storia sarà sempre segnata dal dolore, cui Adamo, col suo peccato, ha aperto le porte. Anche il creato vi contribuirà con terremoti, calamità e fatti imprevedibili che spaventeranno e faranno soffrire.

Tu ci avvisi però di un altro genere di sofferenze che colpirà chi crede in te e che sopraggiungeranno indipendentemente da tutto il resto. Il tuo Nome sarà sempre oggetto di rifiuto, e noi, che lo pronunciamo con amore, noi, che lo portiamo nel cuore con frutti evidenti di amore e di pace, saremo rifiutati, perseguitati, legalmente condannati. Ciò avverrà ovunque, sia tra gli ebrei che tra i pagani.

Gesù, l’amore al tuo nome ci unirà strettamente a te e sarà occasione per noi di bere al tuo calice. Tu ci preavvisi, non perché cerchiamo i modi per sfuggire o per difenderci, ma perché ci prepariamo a darti testimonianza.

Impariamo dai tuoi Apostoli e dai tuoi primi discepoli, che, interrogati dal Sinedrio, da re e governatori, furono lieti di soffrire e morire, affinché tutti sapessero che sei tu il vero salvatore, il vero Figlio di Dio. Tu stesso, Gesù, ti impegni ad essere presente in quei momenti per mettere sulle nostre labbra parole sapienti, ricche di verità e di amore. Non dovrà essere la nostra intelligenza né la nostra prudenza a muoverci, ma solo la tua luce e la tua grazia. Così tu hai assistito Pietro e Giovanni, Stefano e poi Paolo e un'infinità di altri tuoi fedeli.

Non faremo affidamento su nessuno, ma solo su di te. Persino le persone più care, se prendono in odio te, odieranno anche chi porta il tuo nome, benché figli o fratelli o amici!

La vita di chi ama te non sarà per questo amata da tutti, sarà piuttosto odiata!

Tu ci assicuri dell’amore del Padre: la nostra vita è preziosa per lui, non dovremo temere. È lui che veglia su di noi e non permetterà che moriamo inutilmente! Egli sarà attento persino ai nostri capelli, alle cose più piccole! Sarà pronto a salvarci, come il popolo salvò Gionata dalla morte, poiché aveva agito con Dio! (1Sam 14,45)!

Tu ci esorti a continuare ad amarti, a rimanere saldi in te nonostante tutto! Questa è la nostra vita e salvezza!

Attraverseremo tutte le fasi della storia con fiducia e letizia, che tu stesso metti nel nostro cuore, perché guardiamo a te e riceviamo da te la vita e la pace!

Signore Gesù, tu sei degno di amore, di adorazione e di obbedienza!

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9. Alzate la testa 21,20-38

20 Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina.

21 Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città;

22 saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.

23 Guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.

24 Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.

25 Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,

26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

27 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.

28 Quando cominceranno ad accadere queste cose, fatevi animo e alzate la testa, perché la vostra liberazione è vicina”.

29 E disse loro una parabola: “Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi:

30 quando già germogliano capite voi stessi, guardandoli, che ormai l'estate è vicina.

31 Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.

32 In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga.

33 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

34 State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso;

35 come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.

36 Vegliate in ogni momento, pregate affinché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo”.

37 Durante il giorno insegnava nel Tempio; la notte, usciva e pernottava all'aperto sul monte detto degli Ulivi.

38 E tutto il popolo di buon mattino veniva a lui nel Tempio per ascoltarlo.

 

9. Alzate la testa

Signore Gesù, tu sei il Salvatore dato da Dio agli uomini: chi ti rifiuta, cosa potrà aspettarsi? I primi a rifiutarti, a far fuggire i tuoi discepoli, “a causa del tuo nome”, sono proprio gli abitanti della Città santa, Gerusalemme, sulla quale tu hai pianto. Tu sai quanto hanno detto e scritto i profeti, che hanno “visto” le distruzioni della Città e le hanno annunciate come “castigo” per i peccati dei suoi abitanti. Rifiutare te è rifiutare il Figlio, è il peccato peggiore di tutti. Chissà quale castigo dovrà cadere sulla Città! Essa non sarà più Città di rifugio, le sue mura non proteggeranno più nessuno, anzi diverranno terribile prigione.

Chi potrà prevedere la sciagura dovrà fuggire lontano, come se la Città stessa fosse nemica. Facendosi nemica del Salvatore s’è fatta nemica di ogni uomo che ha bisogno di salvezza!

I gravi castighi annunciati dai profeti (Dt 28,52ss; Ger 5,29ss; 6,1; Ez 12) dovranno raggiungere questa Città, i cui capi stanno cercando il modo di farti morire. Tu, Gesù, descrivi la gravità della situazione con le stesse parole dei profeti, con immagini forti, che restino ben impresse nella mente. Vuoi così aiutare i discepoli e il popolo a non dilazionare l’adesione a te! E l’adesione a te dev’essere definitiva: Gerusalemme sarà in mano ai pagani fin che Dio vorrà! Il popolo sarà disperso: non potrà più fare riferimento ai sacrifici nel tempio o alle altre istituzioni che ora regolano la vita. Sei tu l’unico riferimento cui ci si potrà attenere!

Questo non vale solo per la circostanza del castigo che attende Gerusalemme, ma vale per sempre, fino alla fine del tempo, fin che dura la Chiesa.

Tutto il creato parteciperà a far paura agli uomini, per spingerli a riconoscere il Figlio dell’uomo, l’Uomo che viene da Dio, avvolto della sua Maestà. Parli di te stesso, Gesù, che sei già stato manifestato dalla Voce che veniva dalla nube come Figlio di Dio, portatore della potenza e della gloria divina! Coloro che ti accolgono e ti amano non avranno paura. Essi sanno che sei tu a dare significato alla loro vita e alla loro storia! Essi sanno che sei tu la loro ricchezza, la loro pace, la loro sicurezza. Quando tutti gli altri saranno spaventati e disorientati, risplenderà la pace, la sicurezza e la gioia dei tuoi discepoli, che non hanno nulla da temere, perché la loro vita non dipende da questo mondo, ma da te soltanto! Anche se essi soffriranno e saranno perseguitati, non verranno meno la loro speranza e la loro consolazione!

C’è chi pensa che questi tuoi discorsi non riguardino noi. Tu ci doni la parabola del fico: sembra morto, con i rami del tutto spogli, ma puntualmente, all’arrivo dei mesi caldi, si riempie di gemme e di foglie. Quanto tu dici non è parola sterile e vuota. La tua parola è Parola di Dio, che porta frutto, che realizza quello che dice. Ogni generazione che ti ascolta può costatarlo! Ogni situazione è buona, favorevole alla venuta del tuo Regno, il regno di Dio annunciato e inaugurato da te!

Le tue parole segneranno i cambiamenti della terra e del cielo: questi non sono stabili e sicuri come lo sono le tue parole, che sono di Dio e ne portano l'autorità!

Gesù, ti manifesti come Dio, figlio obbediente del Padre. Per questo ci ripeti ancora le raccomandazioni che hai già rivolto a tutti. Dobbiamo essere attenti, non lasciarci intontire dalle cose belle e piacevoli del mondo: queste ci vorrebbero distogliere dall’aderire a te. Allora la nostra vita ripiomberebbe nel vuoto, non ritroveremmo più il significato, lo scopo di ciò che siamo e di ciò che facciamo, e la morte, con la sua paura, tornerebbe ad essere nostra padrona.

Dobbiamo essere attenti, pronti alle tue richieste, che ci salvano.

Grazie, Gesù, che ci richiami ancora alla preghiera costante, quella preghiera che alimenta in noi l’amore a Dio e l’amore a te. Amandoti saremo lieti di stare davanti a te, di essere giudicati da te, perché tu ci giudicherai confrontando la nostra vita con la tua parola che noi avremo vissuto!

Gesù, nessuna novità sarà per noi stravolgimento o tragedia, perché viviamo per te e con te! Siamo pronti a tutto, alla povertà e alla ricchezza, a perdere parenti e amici, siamo pronti a ogni evenienza, perché la nostra vita sei tu! Nulla ci mette in angoscia, perché speriamo in te!

Il tuo insegnamento è prezioso, è divino, è nel Tempio: risuona dolce e sicuro! Tu però sai che oltre al popolo che ti ascolta ci sono coloro che ti spiano. Di notte esci dalla città e ti rendi familiare il luogo dove offrirai la vita al Padre!

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10. Andate a preparare 22,1-13

22 1 Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua,

2 e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano in che modo toglierlo di mezzo, ma temevano il popolo.

3 Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era uno dei Dodici.

4 Ed egli andò a trattare con i capi dei sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani.

5 Essi si rallegrarono e concordarono di dargli del denaro.

6 Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro, di nascosto dalla folla.

7 Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua.

8 Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare per noi la cena di Pasqua, perché possiamo mangiare”.

9 Gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo?”.

10 Ed egli rispose: “Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà.

11 Direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la sala in cui posso mangiare l'agnello di Pasqua con i miei discepoli?

12 Egli vi mostrerà al piano superiore una grande stanza con i divani; lì preparate la cena”.

13 Essi andarono e trovarono tutto come aveva detto loro e prepararono la cena di Pasqua.

 

10. Andate a preparare

La festa più grande e più bella è ormai vicina.

È la festa che fa rivivere il grande evento guidato da Mosè: allora Dio, con mano potente, ha liberato il popolo dalla schiavitù e lo ha fatto suo, suo servo e suo figlio!

È la festa dell’attesa del grande evento che renderà il popolo “popolo messianico”, popolo santo! Il Messia verrà in questa festa e riscatterà per sempre il popolo eletto! Molti attendono una vittoria sui dominatori del mondo; non tutti però attendono la vittoria su Satana!

È la festa della Pasqua e l’inizio della grande settimana degli Azzimi. Ogni residuo di lievito e di pane lievitato viene eliminato da ogni abitazione. I capi e gli scribi vogliono togliere di mezzo te, Gesù, come se tu fossi lievito vecchio che impedisce la festa. Ma essi non sanno come fare. Essi sono pedine del tuo nemico, quello che tu hai vinto nel deserto e che si è ripromesso di ritornare. Questi trova la porta aperta per entrare nella vita di Giuda. Lo avevi scelto tu questo discepolo perché fosse tra i tuoi Dodici, lo hai amato, su di lui ritenevi di poter contare per il tuo Regno. Quale porta tiene egli socchiusa per l’ingresso di Satana? L’amore al denaro? La delusione? False attese messianiche rivoluzionarie?

Non hai voluto dircelo. Non dobbiamo saperlo. Ci basta sapere che nessuno di noi deve e può fidarsi di se stesso, nemmeno se ha ricevuto da te confidenza e responsabilità!

Devo essere sempre vigilante, col cuore colmo di preghiera, perché Satana non trovi il suo ingresso in me.

Giuda non cerca più di parlare con te, ma s'avvicina ai tuoi nemici. Di questi cerca i capi, e con loro i responsabili della polizia del tempio. Essi sanno che il tuo arresto deve essere preparato bene, in tutti i particolari. La disponibilità di Giuda risolve i loro problemi e dona loro contentezza. Tutto, per i loro progetti, va meglio di quanto potessero pensare. E Giuda riceverà un premio, quello che da sempre è il premio di Satana, che altro non sa dare: il denaro, la causa di tutti i mali, per amore del quale molti peccano (Sir 27,1; 1Tim 6,10)!

Ora Giuda è tutto intento a cercare un’occasione per realizzare la sua promessa. Anch’egli sa che il popolo ama Gesù e lo difenderebbe da ogni avversario. Bisogna trovare il luogo e l’ora e il giorno in cui il popolo non possa vedere né in alcun modo accorgersi.

Anche per te, Gesù, arriva la Pasqua, la festa che dev’essere preparata con cura amorosa, perché questa è la prima Pasqua della nuova Alleanza! Bastano due discepoli a prepararla, e per questo mandi i due che sono tra i primi: vuoi insegnare ancora a tutti che i primi sono coloro che servono!

Sei già d’accordo con un padrone di casa? Vuoi mantenere tutto segreto perché Giuda non sappia in anticipo dove mangerai, e non lo vengano a sapere i nemici che ti spiano? O ti fidi della provvidenza del Padre, che non lascia mai mancare il necessario a coloro che vivono per il suo Regno?

I discepoli devono seguire un servo, mentre sta obbedendo e faticando: il servo, proprio perché servo, condurrà al padrone di casa. I tuoi discepoli non devono cercare i grandi, ma essere attenti a coloro che obbediscono, ai piccoli. Essi stessi dovranno essere sempre servi, per poter condurre tutti a te, padrone di casa nel Regno di Dio!

La stanza per la Pasqua è una sala speciale. Non è quella dove si vive di solito; è una sala addobbata e bella, al piano di sopra, e perciò indisturbata. È una stanza preparata con cura. Tu l’avevi detto, tu hai voluto così!

Gesù, ci inviti in tal modo a preparare sempre la riservatezza e la bellezza della sala dove celebriamo la tua Cena!

La Cena va preparata. La preparano Pietro e Giovanni, i discepoli che ti stanno più vicino. Preparano cibi e bevande che si devono mangiare alla festa, che aiutano a rendere vivi e attuali gli eventi dell’amore del Padre che ha liberato e attirato a sé tutto il popolo, e ad attendere con gioia la liberazione definitiva!

Proprio questa è la Pasqua nuova, la Pasqua attesa da sempre, da tutto il popolo, quella che segnerà i secoli avvenire, quella che noi, tuoi discepoli, celebreremo per sempre, perché tu ci hai liberati dal peccato che ci impediva l'ingresso alla Pasqua eterna nei cieli!

Gesù, non improvvisi nulla. Questa festa tu la vuoi proprio celebrare: usi perciò tutta la prudenza possibile perché possa essere celebrata, e tutto l’amore perché sia una grande festa, la festa veramente nuova!

inizio

 

11. Fate questo in memoria di me 22,14-24

14 Quando venne l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,

15 e disse: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,

16 poiché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”.

17 E, preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e fatelo passare tra di voi,

18 poiché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio”.

19 Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me”.

20 E, allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi”.

21 “Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è qui con me, sulla tavola.

22 Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell'uomo dal quale egli viene tradito!”.

23 Allora essi cominciarono a domandarsi l'un l'altro chi di essi avrebbe fatto questo.

24 E nacque tra di loro una discussione: chi di essi fosse considerato più grande.

 

11. Fate questo in memoria di me

È venuta l’ora, Gesù, l’ora di iniziare la Cena, un’ora importante e precisa, l’ora in cui vuoi fare dono di te agli Apostoli e, tramite loro, a noi tutti. È l’ora che inaugura la nostra unione con te, l’ora che dà il senso pieno alla nostra vita.

Quest’ora tu l’hai attesa ardentemente, quasi con impazienza: ne hai già parlato come di un battesimo importante che cambia la vita, l’hai preparata con cura (12,50). È la Pasqua che celebri immediatamente prima della passione, la Cena che ci trasmette il vero significato del tuo patire e che porta a compimento l'amore del Padre annunciato da tutte le Pasque precedenti.

Tu prendi posto a tavola, il posto principale: sono solo gli Apostoli che udranno le tue parole, vedranno i tuoi gesti, coglieranno il tono della tua voce. Tu sai che morirai subito e che potrai celebrare la festa piena nel Regno di Dio in cui tu sei il re!

Tu ubbidisci a tutti i riti della Cena: doni il vino, segno di gioia e di festa, segno della benedizione di Dio al suo popolo: lo doni come una gioia che deve passare dall’uno all’altro dei tuoi Apostoli. Essi devono vivere in comunione reciproca, oltre che con te, per poter accogliere poi il pane che tu spezzi.

Come dev’essere stato bello il tuo rendimento di grazie per il pane azzimo che hai preso in mano alzandoti (Es 13,8)! Un grazie di benedizione a Dio per ciò che il pane è, sapendo già che cosa sta per diventare. Nelle tue mani quel pane diventa il tuo Corpo, la tua vita intera, il tuo essere, come l’abbiamo visto da Betlemme fino ad ora! Quel pane è la tua vita vissuta in obbedienza al Padre, per compiere il suo progetto, donare cioè il suo amore a tutto il mondo! È il segno concreto della tua offerta: tu ti sei donato per noi, come servo di Dio che vuole “salvarci dai nostri delitti e dalle nostre iniquità” “portando il peccato di molti e intercedendo per i peccatori” (Is 53).

Vuoi che questo gesto continui nella storia, che il pane sia ancora spezzato dai tuoi Apostoli, ma sarai sempre tu a salvarci. Vuoi che i tuoi Apostoli partecipino al tuo donarti, perché la loro vita sia continuazione e attualizzazione del tuo Corpo offerto e distribuito. Vuoi accompagnare sempre la vita della tua Chiesa, perché il tuo donarti sia il suo cibo, la sua benedizione, la sua unità, il suo scopo: perciò ci doni il primo e più grande dei tuoi comandamenti: "Fate questo in memoria di me".

E ancora, finita la cena, continui a salvarci: un altro calice di vino diventa l’alleanza nel tuo sangue. Il tuo Sangue, come il sangue dell’agnello, viene versato, non per essere sparso sull’altare di pietra, bensì per essere bevuto, ed unire così i Dodici in un unico corpo, come nuovo altare formato da dodici pietre vive, sul quale tutti possono offrire se stessi. Il sangue tuo, bevuto dai Dodici, è l’alleanza nuova che forma il popolo di Dio (Ger 31,31s), il popolo obbediente che piace al Padre, il popolo che porta impressa su ogni cuore la parola d’amore.

Il tuo Corpo e il tuo Sangue, cibo e bevanda per noi: noi diventiamo tua vita in tutte le dimensioni! La tua Chiesa si offre con te, e in essa si manifesta tutto l’amore del Padre!

Gesù, è troppo bello ciò che tu hai fatto per noi e ciò che ci hai donato. Non possiamo però abbandonarci al sonno; dobbiamo ancora vigilare, perché il tuo nemico continua a seminare la sua zizzania.

Proprio in questo momento pesa su di te l’opera di un traditore, e questi è lì, tra i Dodici, nel mezzo della tua Chiesa. Anch’egli ha bevuto al calice del tuo Sangue e finge di essere in comunione con te: il suo mangiare, il suo bere, il suo stare a mensa è solo apparenza.

Tu compi il disegno del Padre, ma io devo vigilare per non cedere al tentatore né per cercare tra i fratelli il fratello che cade, per condannarlo.

Devo essere attento ad imparare da te, Servo di Dio, per essere servo dei fratelli, e non cercare il posto che cercano i tuoi nemici, il posto della vanità e della stima degli uomini. Come hai sofferto, Gesù, al vedere non solo il distacco di Giuda, ma anche al sentire i discorsi di tutti gli altri che non hanno capito il dono ricevuto da te e non ti imitano nell'offerta di sé! Tutti ti hanno deluso: tu resti solo, sei tu l'unico su cui il Padre può contare, il solo su cui noi possiamo contare!

Gesù, voglio stare unito a te; grazie a te e alla forza del tuo Corpo e del tuo Sangue imparerò a donarmi, a cercare non il posto della grandezza umana, ma quello del servo, per essere con te, dove sei tu, dato e versato!

Signore Gesù, abbi pietà di me!

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Nihil obstat: P. Modesto Sartori, capp., Arco, 10.05.2007