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Esercizi spirituali: Testimoni del Risorto (testi)

 

Mettiamo a disposizione qui i fogli per seguire le meditazioni degli Esercizi Spirituali sulla fede "Testimoni del Risorto" (2013).

Grazie,

soprattutto per la preghiera con cui accompagni anche questo ascolto.

ESERCIZI SPIRITUALI: Testimoni del Risorto


foglietti dei testi biblici per seguire le varie meditazioni

 

Abbiamo una fede debole? Rachitica? Sorda? Cieca? Zoppicante? Inoperosa? Egoistica? Egocentrica? Dipendente dagli altri? Amorfa? Infruttuosa? Apparente? Timorosa? Allucinata? Superficiale? Vanitosa?

Contempliamo Gesù risorto, ascoltiamo le sue parole, osserviamo e comprendiamo i suoi gesti: tutto è raccontato dagli evangelisti affinchè crediamo che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perchè, credendo, abbiamo la Vita!

Audio

Testimoni del Risorto

 

FEDE è CREDERE che Dio ha mandato Gesù,

il Cristo (cioè il suo consacrato, sua Parola e sua Voce)
il Figlio di Dio, (quindi Vita divina, Dio egli stesso!)

"perchè credendo abbiate la vita nel suo nome"! Gv 20,29

Introduzione: TESTIMONI DEL RISORTO

1. Mt 28,1-15 Voi non abbiate paura 

2. Gv 20,1-18 Perchè piangi? 

3. Lc 24,13-35 Stolti e lenti di cuore 

4. Gv 20,19-29 Pace a voi 

5. Gv 21,1-25 Venite a mangiare 

6. Mc 16,14-20 Proclamate il Vangelo 

 

Introduzione:  Testimoni del Risorto

 

Atti 1,21Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, 22cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione».

Atti 2,32Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.

Atti 3,15Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.

Atti 4,33Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.

Atti 5, 32E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».

Atti 10, 40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, 41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 42E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio.

1Cor 15, 14Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. 15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. 16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; 17ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.

 ***

Signore Gesù, tu sei con noi vivente e amante. Noi godiamo della tua Presenza di amore e di luce. Senza di te è vuoto il nostro cuore, senza di te sono vuoti e leggeri i nostri rapporti, superficiali i nostri saluti, inutili le nostre benedizioni.

Tu sei con noi, tu che sei morto in croce offrendoti e amando. Proprio tu che sei stato sepolto con gli inutili profumi, che avrebbero dovuto coprire l’odore della corruzione, tu sei risorto. Noi lo sappiamo dalle donne che ti hanno incontrato e dagli apostoli che ce lo testimoniano con gioia e con forza. Sappiamo che sei risorto, anche se non sappiamo come ciò sia avvenuto.

Eppure che tu sei vivo lo testimonio ora anch’io. Ripeto quanto hanno detto i tuoi apostoli, Undici più uno, ma le mie parole non sono ripetizione. Io so che tu sei con me, so che sei nella tua Chiesa che ti ama e ti serve, so che sei alla porta di molti cuori per bussare: tu hai la luce da donare, la vita, la capacità di amare, la gioia.

I tuoi apostoli ti hanno visto con i loro occhi e toccato con la loro mano, hanno mangiato e bevuto con te, hanno ascoltato la tua voce e hanno visto il tuo amore per loro. Hanno ricevuto il tuo soffio e si sono rialzati. Essi hanno camminato con te fino a Betania e ti hanno visto salire nella nube. Io non ho visto né toccato le tue piaghe, ma anch’io sono testimone che tu sei vivente, che mi hai incontrato, amato, perdonato, fatto rialzare e rinnovato.

Io so che sei risorto, Gesù, mio Signore e mio Dio. Sei risorto da morte e perciò posso contare sulla tua presenza, posso essere sicuro delle tue Parole, appoggiarmi alle tue promesse, godere del tuo discernimento. Gesù, mio Signore, mio Dio, nostro Pastore!

INIZIO

 

1. Mt 28,1-10; * 11-15 Voi non abbiate paura  (5)


[Mc 16,1-8; Lc 24,1-11; Gv 20,1]

1Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. 2Ed ecco, vi fuun gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 3Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. 4Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. 5L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. 6Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».
8Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. 9Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

11Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. 12Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, 13dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. 14E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». 15Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino ad oggi.

1. Voi non abbiate pauraSignore Gesù, la tua morte in croce ha scandalizzato tutti, anche i tuoi discepoli. Solo le donne che erano salite con te a Gerusalemme hanno continuato ad esserti fedeli. Eccole, appena la legge del sabato lo permette, vanno alla tua tomba. È l’alba. Inizia a sorgere la luce di una nuova settimana, un nuovo modo di vivere il tempo. Guida il gruppetto Maria, quella di Magdala, che ha particolare riconoscenza verso di te, che l’hai liberata dalla schiavitù del padrone ingannatore e violento. Esse portano con sé gli aromi comprati per te: sono certe di trovare la tua salma e desiderano onorarla togliendo il cattivo odore, che essa tra poco inizierà a spandere attorno a sé, con i profumi migliori.
Il gran terremoto che sconvolge tutto non le spaventa: continuano il cammino, e quasi nemmeno s’accorgono che trema la terra. Il terremoto vero è quello che inizia ora a scuotere la loro vita e a renderla del tutto insicura, fin che tu non sarai vivo in loro. Il sepolcro era stato chiuso con una pietra pesante, e questa era stata sigillata. Le guardie avrebbero impedito il loro gesto, la loro opera buona contemplata dalla Legge? No, le guardie sono “come morte”, paralizzate dal terremoto, dalla paura del mondo, non hanno peso sui passi di chi ama te, Gesù.
La pietra non impedisce, è già rotolata via. Chi ha preparato aperta la via alle donne? Non è stato un uomo; Dio stesso ha pensato di aiutare le donne a scoprire ciò che è avvenuto. Nessuno ha visto Gesù alzarsi e liberarsi dalle bende: un evento troppo grande per gli occhi umani. Se gli occhi umani vedono che la pietra è stata rotolata da un’altra mano, da una forza che non è la loro, saranno aiutati a credere anche ciò che è avvenuto all’interno di quella stanza buia, destinata ai morti. L’angelo che, senza fatica, ha reso inutile la fatica di chi chiuse e sigillò la grande pietra, si siede su di essa. È il luogo della sua attesa. Egli attende lì le donne che ti amano, Gesù! Queste lo vedono. Lo vedono vestito di bianco, il colore delle vesti delle persone celesti, di chi vive alla presenza di Dio.
Le guardie stesse, al vederlo, si spaventano tanto da cader tramortire. Ma egli, splendente di luce e vestito con veste che annuncia la gioia della vittoria, le attende per dare una spiegazione di quel che vedono. Anzitutto le rassicura. Esse sono confuse e sofferenti per quanto avevano visto e udito tre giorni prima, ed ora la paura e il timore le prende quando vedono il giovane seduto e la pietra rimossa. Egli le vuol mettere a proprio agio dicendo che conosce il loro amore per te, Gesù, che sei stato crocifisso. “Non è qui”: previene lo spavento che le potrebbe cogliere al vedere i teli afflosciati. Non è qui: questo è il luogo dei morti, ma egli non è più tra i morti. “Egli è vivo”, e l’angelo ripete quella parola che tu, Gesù, avevi già pronunciato senza che esse e i discepoli capissero: “È risorto”. Che cosa significa questa parola? Nessuno l’ha mai usata. Vive di nuovo, ha ripreso vita, ma non quella di prima. La tua nuova vita, Gesù, non teme più la morte, non conosce più quindi la paura, e per questo le donne che ti amano non devono temere. La tua nuova vita è sconosciuta a noi, per questo di fronte alla notizia siamo frastornati, e ancor più quando ti incontriamo. Alle donne, obbedienti all’angelo e avviate verso il luogo dei discepoli, tu stesso vai incontro per farti vedere, lasciarti toccare, e per ricevere la loro adorazione. Perché non dici loro nulla di più di quanto ha già detto loro l’angelo? Tu parlerai ancora ai tuoi apostoli, ed esse ti ascolteranno dalla loro voce. Esse risveglieranno la fede degli apostoli nella tua parola: non vi riusciranno, perché il cuore dell’uomo è duro e chiuso.

*


Il mondo, quel mondo che ti è nemico perché ubbidisce al suo “principe”, affronta l’accaduto in un altro modo. I soldati di guardia raccontano il loro spavento. Essi sanno che il tuo corpo non è più là, non si era lasciato sorvegliare dalle loro spade e dalle loro lance. Essi informano coloro che li pagano per il loro servizio: non erano infatti al tuo sepolcro per amor tuo, ma solo per ricevere lo stipendio.
Ubbidiscono perciò ai capi del tempio e agli anziani, radicati ancora nel rifiuto di te, e diffondono la calunnia. E la calunnia, come ogni calunnia, potrebbe tornare a loro danno: ma il mondo sa trovare i modi per difendere i calunniatori. Il denaro, che già conquistò Giuda, continuerà ad aver grande peso e ad aver ragione nel mondo a te ostile.

Signore Gesù, in questo mondo, dove l’inimicizia e l’odio per te continuano a circolare, vivo io, viviamo noi, vive e ama la Chiesa. Noi rimaniamo rivolti a te e godiamo della tua vita. E tu solleverai la tua Chiesa sui flutti e la farai risplendere nelle tenebre del mondo, perché tutti vedano il cammino alla pace e alla pienezza della vita!

INIZIO

 

2.   Gv 20,1-15; * 16-18     Perché piangi?  (15)         

1Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.

11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo».

 

16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.


2.  Perché piangi?     

Signore Gesù, il cuore di Maria di Magdala era al buio: ella non sapeva, non vedeva, non conosceva... Ella era ancora di questo mondo, quel mondo in cui le tenebre hanno il sopravvento: per questo, quando non ha visto il tuo corpo, ha pensato solo a ciò che sanno fare gli uomini abituati al proprio peccato. Non ha nemmeno dubitato che Dio fosse all’opera, che Dio potesse intervenire sulla terra. E poi, allo stesso modo, seguendo le sue parole, corrono Pietro e l’altro discepolo. Corrono: anche ad essi preme il tuo corpo. Vanno a vedere. Non hanno pensieri ispirati da te, non hanno preghiera, sono anch’essi al buio. Arrivati, guardano, osservano tutto, senza capire, senza veramente vedere la tua opera.
Gesù, comprendo i tuoi discepoli, perché le nostre e le mie osservazioni attente non aiutano, non fanno sparire la nebbia che ci circonda. Guardo e non vedo. Se la tua Parola non arriva alla mente e al cuore, tutto quello di cui siamo spettatori rimane senza significato, anzi, mette solo paura. Deve arrivare la tua Parola con le Scritture per accendere uno spiraglio. Sono esse che ci fanno conoscere la tua presenza, la tua vita, la tua divinità. Senza di esse non ti conosciamo, benché abbiamo goduto i tuoi miracoli e la tua sapienza. Il discepolo amato da te, però, ha visto le bende afflosciate e ha cominciato a credere, a lasciarti cioè entrare nella sua vita. Egli inizia l’esperienza di fede che apre il cuore al mistero della presenza di Dio nella nostra vita, grazie al perdono che tu ci hai guadagnato con la tua morte.
Tornarono a casa i tuoi discepoli, senza poter rassicurare gli altri. Poterono raccontare solo ciò che avevano visto i loro occhi, dov’erano e com’erano i teli che ti avevano avvolto. Però tornarono avvolti nel silenzio e ricchi di speranza: il tuo sepolcro non era più un luogo chiuso, ma aperto. La morte infatti non ti custodiva e non ti limitava più.
Maria ritornò davanti alla tomba; le lacrime testimoniavano l’amore che aveva per te. Ma il suo amore non era appoggiato alla fede. Per questo, anche vedendo i tuoi angeli, continua a piangere. La sua mente riesce a pensare ancora solo come il mondo. E questo pensiero la porta ad accusare. La domanda che le pongono gli angeli è la stessa che le rivolgerai anche tu: “Perché piangi?” Che motivo hai per essere triste? Se non vedi il corpo di Gesù, Maria, è perché non è più nella morte: dovresti rallegrarti. Non agiscono solo gli uomini, ma è all’opera anche l’amore onnipotente di Dio.
Grazie, Gesù, che hai voluto incontrare anche tu Maria, per darle la gioia e ricompensarla del suo amore, benché imperfetto. Non i suoi occhi ti hanno riconosciuto, ma il suo cuore ha riconosciuto la tua voce. Noi siamo imperfetti sempre: le nostre facoltà non sono sufficienti per incontrarti. Maria rivolge anche a te l’accusa che continuava a tenerla cieca. Tu sorridi a questa povertà, finché ella ode la voce che pronuncia il suo nome, che le permette di percepire la verità e la santità del tuo amore. Allora ti risponde con gioia, con la gioia affettuosa di una figlia. Tu le dirai che anche lei deve unirsi alla comunità dei tuoi discepoli, raccontare a loro l’incontro con te, testimoniare il suo amore e la tua rivelazione, e rimanere in ascolto. Maria non ti ama se non osserva il tuo comandamento: “Amatevi gli uni gli altri”. Perciò deve andare e rimanere con gli altri per amarli e lasciarsi amare: non può rimanere con te a godere di te.

*

Le parole che tu le consegni sono preziose. Anzitutto le riveli che i tuoi discepoli sono tuoi fratelli, figli dello stesso Padre: per questo non li abbandoni: come amici ti sono stati infedeli, ti hanno abbandonato. Tu non li rinneghi perché li consideri fratelli. A lei, la donna che piange, doni il messaggio per riconoscerti unito al Padre, a quel Dio che ti ha mandato. Tu hai iniziato il viaggio che ti porta a lui. Anch’essi devono considerarlo loro Padre. Dio ora non è più soltanto il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, ma il Padre tuo e dei tuoi fratelli, il Dio tuo e della tua Chiesa, e lo riconosceremo per sempre pronunciando il tuo nome e partecipando all’amore della tua Chiesa. Per riconoscere il Dio vivente diremo sempre: «Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo»: del Signore nostro, perché anche noi siamo necessari perché il mondo e gli uomini possano incontrare il Dio vivente! L’amore del Padre per te, Gesù, ora è gloria ed esaltazione, dopo che sei passato sul trono della croce per regnare con la pienezza dell’amore. E noi vivremo fedeli a te perché Dio possa essere riconosciuto e incontrato anche attraverso di noi, tua Chiesa. La tua morte e la tua Risurrezione hanno stabilito la Nuova Alleanza: anche noi ora siamo figli di Dio e suoi amici, e non solo sue creature.
Egli dona anche a noi una vita che non si lascia condizionare dalla paura della morte. Noi siamo soggetti ancora alle tentazioni del mondo, siamo figli non del tutto fuori pericolo, sempre bisognosi di salvezza. L’amore del Padre per noi, tuoi discepoli, deve giungere a noi ancora come nutrimento e protezione. Ma egli è il medesimo Padre, tuo e nostro, e perciò la comunione tua con noi è già piena e perfetta! 

INIZIO

 

 

3. Lc 24,13-29;  * 30-35    Stolti e lenti di cuore     (25)          

 

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Cleopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.  28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.

30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista.

 *

32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

3. Stolti e lenti di cuore    

Signore Gesù, è meraviglioso il tuo modo di agire con i discepoli. Li fai attendere e li sorprendi in vari modi. Due di loro non vengono al tuo sepolcro, ma si mettono in viaggio, girando le spalle alla città che ti ha rifiutato e abbandonando in tal modo persino gli altri tuoi discepoli. Il loro cuore è fisso su quei fatti di cui sono stati spettatori; non ripetono i tuoi insegnamenti e non ricordano le tue promesse. Sono amareggiati e delusi perché nulla è accaduto di ciò che s’aspettavano. Tu stesso li avvicini per camminare con loro. I tuoi passi sono come i loro: ti adatti al ritmo della loro tristezza senza essere triste. Non ti riconoscono. È una grazia speciale riconoscerti, una grazia che arriverà solo a chi ha il cuore aperto, anzi a coloro cui tu lo concederai: “A chi mi ama mi manifesterò”, avevi detto. Ti comporti con loro in modo sapiente: anzitutto li interroghi riguardo alle loro parole e alla loro tristezza. Fai in modo che raccontino tutto, così potrai aiutarli a riflettere e ad esprimere anche il loro stato d’animo. Sono infatti delusi. Essi si aspettavano da te di vedere non l’amore “fino alla fine”, non l’amore vissuto nell’umiliazione e nel morire, ma un’azione politica, un gesto di potenza che ti avrebbe posto, agli occhi degli uomini, al di sopra di Pilato e di Erode. Purtroppo s’aspettavano che tu cedessi alla tentazione che hai avuto nel deserto, di metterti a regnare sul mondo con i metodi del mondo. Sono delusi pure dei loro amici, delle donne che hanno avuto visioni, e di alcuni già testimoni del sepolcro vuoto. Continuano a camminare allontanandosi da Gerusalemme, quindi dalla comunità degli altri discepoli.

Tu parli loro con schiettezza: li rimproveri, perché vivono questo momento dimenticando del tutto le Scritture. I profeti hanno parlato e scritto. Come si fa a vivere senza rivedere i fatti alla luce della loro rivelazione? Chi la ignora dimostra di fondare la propria intelligenza soltanto sull’agire dell’uomo e non su quello di Dio, e dimostra di avere il cuore indurito! Tu stesso avevi aiutato i discepoli quando in croce hai pregato il Salmo: “Eli, Eli, lamà sabactàni?”, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, e quando hai detto “Ho sete”, e ancor più col grido “È compiuto”. Ma essi allora forse non erano presenti o non così presenti da comprendere. Ora tu li aiuti, scendendo verso Emmaus, a ripercorrere i rotoli delle Scritture, per rileggere e comprendere i passi che ti riguardavano. E certamente hai loro ricordato il salmo che dice: “Non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa” (16,10) e anche la profezia di Osea: “Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare, e noi vivremo alla sua presenza” (6,2), e molti altri episodi, come l’agire di Dio nella vicenda di Giuseppe, venduto dai fratelli e, grazie a questo, divenuto viceré del faraone in Egitto.

I due sono attenti, ti ascoltano, tacciono. Lo stupore cede il passo all’ammirazione per i modi di fare di Dio. Senza il tuo intervento però i fatti sarebbero rimasti incompresi e le Scritture dimenticate e lasciate oggetto di devozione senza importanza per la vita.

Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”: così poni come domanda ciò che già molte volte avevi loro annunciato lungo le strade della Galilea e salendo a Gerusalemme. Essi non si stancano di ascoltarti, e vorrebbero tu continuassi ancora a parlare delle Scritture. Per questo ti invitano a restare con loro. A tavola ti manifesti. A tavola i tuoi gesti e la tua preghiera diventano luce per i loro occhi. A tavola, quando si compie il gesto umile del mangiare, e soprattutto quando tu, spezzato il pane, invece di portarlo alla tua bocca, lo porgi a loro. Ti riconoscono finalmente, ma tu non ci sei più. Non è quello il luogo della tua presenza, lontano dalla comunità degli apostoli, lontano dalla Chiesa. 

*

Essi non devono aggrapparsi alla loro esperienza sensibile. Si comunicano la loro gioia, finora rimasta segreta, gioia provata all’udire le tue parole e le tue spiegazioni in riferimento alle profezie e ai fatti profetici narrati nelle Scritture.

Nonostante l’ora tarda si rimettono in cammino. Non possono rimanere nella loro solitudine, devono ritornare con gli altri tuoi discepoli, a comunicare loro la nuova gioia, la bella notizia della tua nuova vita e delle tue spiegazioni della tua passione e morte, spiegazioni appoggiate sulle Scritture, che ci fanno pure attendere la risurrezione.

Chi ti incontra si sente sempre spinto a cercare e raggiungere i fratelli, a condividere, ad essere in comunione con la tua Chiesa.

Gesù, sei risorto davvero!

Io non ti chiedo di restare qui con me, ma concedimi che io venga dove tu vuoi andare, da coloro che tu vuoi incontrare.

Gesù risorto, pietà di me, peccatore e tardo di cuore. E gloria a te, fedele amico dei tuoi poveri discepoli.

INIZIO

 

 

4.  Gv 20,19-25; * 26-29     Pace a voi     (19.21.26)        

 

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

 *

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

 *

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

4. Pace a voi    

Signore Gesù, la tua risurrezione dà inizio ad una nuova Scrittura (vv 30-31). I gesti da te compiuti ora diventano fondamento della fede di coloro che non ti hanno visto, come le Scritture - Legge e Profeti - sono fondamento della fede in te e nel Padre per coloro che ti hanno seguito nel cammino verso Gerusalemme. Ascoltando la narrazione della tua presenza tra i discepoli crediamo, e credendo riceviamo vita, quella vita nuova che ci fa essere tuoi testimoni nel mondo, quella vita nuova che ci fa essere in comunione tra di noi credenti. È la vita nuova che non hanno quelli che non credono in te e perciò non entrano in comunione con noi.

Hai atteso che i tuoi apostoli fossero tutti insieme per incontrarli. Non ti aspettavano, avevano paura, terrorizzati e sbigottiti ed esitanti. Tu ti metti in mezzo a loro, in piedi: sei vivo, sicuro, pronto, e sei in mezzo, non più davanti. Ora sono essi il luogo della tua presenza. La tua parola li risveglia. Questa parola è proprio tua, secondo la promessa: “Vi do la mia pace”. E tutti vedono le ferite dei chiodi alle mani e quella inconfondibile della lancia al fianco. Non ci sono dubbi per nessuno. La tua parola cancella ogni senso di colpa e la tristezza del peccato apparso nei loro cuori per averti lasciato solo nel Getsemani, in mano alle guardie. Ma questa tua parola dice molto di più. Tu li vuoi partecipi della tua vita, della tua gioia, della tua luce: “Pace a voi”. La gioia riempie il cuore di chi ti vede. È una gioia liberante, piena, che cancella ogni dubbio e solleva da ogni sofferenza. Questa gioia non è ancora manifestazione di fede. È reazione alla certezza della tua vita, che rassicura e toglie rimorsi, ma non fa sparire ancora la paura e non fa ancora condividere del tutto la tua vita, compresa la tua passione.
Tu fai risuonare nuovamente la stessa parola, confermandola e arricchendola di significato. È la benedizione annunciata ad Abramo. La pace che confermi ai discepoli è pure la condivisione della tua missione. Tu avevi ripetuto molte volte che eri stato “mandato dal Padre” per compiere la sua volontà, il suo disegno di ricupero degli uomini alla pienezza di vita e alla loro destinazione a vivere l’amore puro e fedele, alla loro comunione reciproca basata sulla comunione con te. Ora tu comunichi ai discepoli lo stesso tuo compito, quello di dare la vita, e, per renderli capaci, ripeti il gesto che Dio ha compiuto quando ha creato Adamo: soffi su di loro. Il tuo alito entra in loro e li fa vivere la tua vita: non vivranno più per se stessi, non saranno più occupati dal pensiero e dalla preoccupazione per la propria salute o per il proprio benessere, come tu non sei mai stato. Ora sono immersi nei tuoi desideri, nella volontà del Padre di salvare tutti, di raggiungere tutto il mondo con il suo amore. E ancora, dopo il soffio, la parola che realizza le profezie di Ezechiele: “Ricevete lo Spirito Santo". Ricevetelo, io ve lo dono; ricevetelo, togliete il tappo all’otre del vostro cuore per ricevere il vino nuovo.
Il profeta aveva annunciato uno Spirito nuovo, ed eccolo. Non deve essere più atteso. Il frutto dello Spirito è la comunione con Dio e con i suoi figli, comunione di tutti quelli che bramano la vera vita. Il frutto che essi porteranno nel mondo è il tuo: tu sei la vite che porta frutto sui tralci. Senza di essi la fatica della tua passione resterebbe inutile, meglio, inutilizzata. Il perdono, e quindi la gioia, è a disposizione di ogni uomo che sarà raggiunto dai tuoi. Quale desiderio li muoverà per arrivare ovunque sulla terra! Il perdono, scopo e frutto della tua passione, può giungere ai cuori umili, che vogliono tornare alla comunione col Padre. Gli orgogliosi che non vogliono il perdono o lo vorrebbero meritare con le proprie opere senza riconoscere il tuo sacrificio, Gesù, a questi lo Spirito Santo non potrà donare il perdono: per essi la bocca dei discepoli resterà chiusa.
Nei giorni seguenti gli apostoli sono impegnati a trasmettere la loro stessa gioia a Tommaso. Egli non aveva visto né udito. Non ha ricevuto il tuo alito, ed ora non vuole ammettere sia avvenuto quanto pareva sempre impossibile. La gioia dei Dieci e quella delle donne e dei due tornati da Emmaus non entra in lui: un orgoglio tenace lo rende cupo e rattrista pure la comunione degli altri.

*

Otto giorni dopo… Tu inauguri l’ottavo giorno, il giorno dopo il tempo scandito dai sette giorni. Il tuo giorno sarà sempre questo, giorno che pregusta l’eternità, il tempo vissuto con te.
Di nuovo la tua benedizione risuona tra gli apostoli. Il tuo sguardo luminoso cerca subito gli occhi cupi di Tommaso. Lo chiami a compiere la verifica che egli ha dichiarato di pretendere, lo inviti a deporre il suo orgoglio, e lo rimproveri perché ha disprezzato la Parola dei suoi fratelli e li ha dichiarati indegni di fiducia. Essi invece sono degni di fede per te, e lo devono essere per gli uomini di tutti i tempi. Non ci sarà dimostrazione più sicura per la tua Risurrezione che la loro Parola.
La risposta di Tommaso ti rassicura: egli accetta il rimprovero, si umilia e ti adora. Egli ti ama davvero e crede e dona anche a noi le parole più vere, adatte per rivolgerci a te: “Signore mio e Dio mio”.
Tu sei il Signore, colui cui voglio ubbidire, colui che ha in mano tutto il creato e tutto il tempo, sei mio Signore, e io sono tuo, tuo discepolo, tua proprietà, tuo servo, tuo figlio. Sei mio Dio, colui che riempie il mio cuore, che dà vita e valore alla mia vita. Eccomi, sono qui per te! Anche la mia vita servirà a rivelare il tuo nome, e presentare ai fratelli e al mondo la tua identità!
Tu non hai fretta. Tu sai attendere il momento adatto. Il giorno che tu scegli per ritornare sarà un nuovo messaggio per tutti. C’è anche Tommaso, e hai l’occasione di manifestarti a lui. Il nuovo messaggio riguarda la vita futura della Chiesa: essa scandirà il tempo iniziato dalla tua Risurrezione col tuo memoriale. Questo sarà sempre il primo giorno, il giorno della gioia, della festa, della comunione nel tuo Nome. Sarà il giorno che anticipa l’eternità, il giorno nuovo del riposo di Dio, perché in questo giorno egli ha portato a compimento tutte le sue promesse.

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5.  Gv 21,1-14;  *  15-25     Venite a mangiare  (12

Gv 21 1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. 4Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. 9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. 

*

15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». 20Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». 22Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». 23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». 24Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

 

5. Venite a mangiare  - Signore Gesù, avevi promesso ai tuoi che ti avrebbero visto in Galilea. Essi hanno creduto, ed èccoli qui nella regione che raccoglie ebrei e pagani, luogo non più dominato dalla maestosità e sacralità del Tempio. Sono in sette, il numero che dice pienezza: raffigurano così la Chiesa intera!
Qui sono lontani da Gerusalemme, in un territorio dominato dal mare, che dice pericolo e insicurezza, quella stessa che avvolge tutto il mondo dei popoli, sofferenti e instabili per le loro divinità vuote, ridicole e incapaci di dar vita. È il mare chiamato ora “di Tiberiade”: con questo nome gli apostoli stessi vengono orientati da te a introdursi nel mondo romano, afflitto dalla presenza di divinità tiranniche, come quella appunto dell’imperatore, che dà il nome alla città e che domina con la forza. Essi vi porteranno la buona novella, novità di vita e di pace vera. Simone dimentica persino di avere, qualche anno prima, abbandonato la barca e la rete per te: ora le riprende, ed è seguito dagli altri sei. È un momento difficile. Ti hanno dimenticato? Non sanno cosa fare? Non sanno attenderti? Ritornano al mestiere di prima. Tu li attendi. Non ti presenti camminando sul mare, come nella notte dopo la moltiplicazione dei pani. Ma come allora essi non ti riconoscono. Tu ora li guardi dalla riva al sorger della luce: li chiami “Figlioli”, perché ti riconoscano almeno dall’amore materno che hai per loro. Li interroghi riguardo alla loro fame, un argomento a prima vista banale. Essi non ti conoscono, ma ti rispondono, e ubbidiscono al tuo invito. Gettano di nuovo la rete nell’acqua, con un atto di umiltà, quell’umiltà che è sempre gradita a Dio e da lui premiata. La gettano dalla parte destra, come tu hai indicato: un piccolo particolare, a prima vista inutile, che mette alla prova il loro spirito di obbedienza. L’esito di questa obbedienza, al discepolo che aveva messo al centro della vita il tuo amore, rivela la tua identità. Senza dubitare, ne fa partecipe Pietro; questi si fida del “fratello” che già aveva creduto per primo quand’erano corsi al sepolcro trovato aperto da Maria di Magdala. E così Pietro, impaziente di incontrarti, si copre. Non può presentarsi a te nudo: vedersi nudo è riconoscersi peccatore, come Adamo. Con la coscienza di essere bisognoso di misericordia viene a te. Uscendo a pescare infatti aveva compiuto la sua volontà senza interrogare te e senza ricordare la tua chiamata. Eccolo ora davanti a te: tu però non guardi lui, osservi invece la barca con la rete preziosa per il gran carico di pesci che contiene.
Tu hai già preparato un fuoco con pane e pesce. Ciò non basta: i tuoi vivranno della loro fatica, del frutto della loro obbedienza alla tua Parola. Essi si nutrono di quanto ottenuto con l’obbedienza a te. Nella rete i pesci sono molti. Hai detto tu di contarli? Così sappiamo che quella rete rappresenta la Chiesa, «comunità d’amore», comunità perfetta che raccoglie e unisce tutti i popoli del mondo (significati del numero 153). “L’amore non fa male al prossimo”, e perciò la rete non si rompe: la Chiesa, guidata da Pietro, non si spacca, finché l’amore rimane l’unica forza che la trascina verso di te. Tutti ora mangiano il pane che le tue mani porgono. Dalla tua presenza, dal tuo pane e dal pesce, frutto della tua benedizione alla loro fatica, essi ricevono forza, energia, gioia per ubbidirti ancora. Non li rimandi a casa, né li lasci così questa terza volta: è l’occasione, anche se non ci sono tutti gli Undici, di confermarli per il futuro.

*

Attendi che si siano saziati, e poi chiami colui che è sempre stato il primo, ad esprimersi, ancora primo fra tutti, esempio per gli altri. Lo chiami col nome con cui tutti si sono rivolti a lui fin dalla sua infanzia: nome e cognome, diremmo noi, senza qualifica di sorta. “Simone di Giovanni, mi ami più di costoro?”. Egli deve sentirsi incontrato da te nell’intimo. Gli chiedi se in lui c’è l’amore per te, quell’amore che ha la caratteristica dell’amore di Dio Padre, amore disinteressato, amore che dona se stesso senza riserve. Tutti ascoltano. Simone non può confrontare il suo amore con quello degli altri. La risposta è limitata: Tu lo sai, ti voglio bene. Egli non sa nemmeno valutare il proprio sentimento: è amare o voler bene? Solo Dio sa se è amore e solo Dio vede se è più completo di quello degli altri. A Gesù basta questo per dare a Simone il compito del pastore. Non più pescatore di pesci, ma pastore dei “miei agnelli”.
E poi ancora due volte la domanda e due volte ancora: “Pasci”! Pascere, distribuire il cibo agli agnelli, condurre ai pascoli le pecore, difenderle dal lupo, tenerle unite che non si disperdano. Tu dici che le pecore sono “mie”, appartengono sempre e soltanto a te! Compito grande, immenso, impegnativo, ma anche ricco di tenerezza e di consolazione. Sarà capace Simone? Farà il pastore delle pecore per amare te, Gesù. L’amore a te sarà lo scopo del suo occuparsi degli agnelli e delle pecore, che non diventeranno mai sue, ma resteranno sempre proprietà tua.

Tu, Gesù, non gli chiedi null’altro, nè metti alla prova la sua intelligenza, la sua memoria o la sua capacità di organizzare e di comandare. Ti basta sapere che egli ti vuol bene, e vuol bene solo a te. Chi ama te è abilitato a servire nella tua Chiesa. Chiunque riceve un piccolo compito, lo svolgerà amando te. Proprio come Simon Pietro, che deve volerti bene tanto da non fare più quello che vuole e da non andare più dove vuole, ma da farsi servo obbediente che si lascia comandare. Ora ti può seguire davvero, pronto alla croce, pronto a partecipare alla tua gloria. Così pascerà il tuo gregge. Avrà ancora tentazioni: anche quella di controllare gli altri, come fa proprio ora cercando di sapere cosa ne sarà di Giovanni. Ma tu gli ricordi: “Tu segui me”, senza voltarti né indietro né a destra o a sinistra. Guarda solo me per essere un vero pastore: “Tu segui me”!

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6. Mc 16,14-20   Proclamate il Vangelo       (15)        

 

14Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. 15E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

  

Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.

18Gesù si avvicinò e disse loro: "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,20 insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

 

Lc 24

46e disse loro: "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47 e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto".

 

6.  Proclamate il Vangelo      

Signore Gesù, tu sei vivo, tu ti sei fatto riconoscere dagli apostoli, hai mangiato con loro e li hai mandati. Essi ti hanno ubbidito: per noi questa è la prova che tu sei con noi. La tua Chiesa annuncia a tutto il mondo la tua risurrezione e non si occupa o preoccupa di comprendere e di sapere com’essa sia avvenuta. Semmai ci chiediamo: chi sei tu? Sei il Risorto, colui che sei sempre con noi (Mt 28,20), colui che ti fai presente quando proclamiamo il Vangelo. Hai dato questa obbedienza, o, meglio, questa benedizione agli Undici dopo averli rimproverati per la loro incredulità. Non li rimproveri per averti abbandonato nel Getsemani, ma perché non hanno creduto alle donne e ai loro fratelli che ti avevano incontrato. Se essi non credono ai loro fratelli, come potranno i popoli credere alla loro parola? La loro parola infatti è importante, essenziale, per la fede del mondo. Essi annunceranno la buona Notizia che l’amore di Dio attraverso di te è presente nel mondo: chi crederà e cambierà vita facendosi battezzare, riconoscendo cioè l’autorità della Chiesa su di loro, sarà salvato: potrà considerarsi tuo e ormai nelle mani del Padre. Chi invece vorrà rimanere lontano da te rimarrà in balia di questo mondo e sarà senza vita: continuerà a portare in sé la condanna di Adamo, quando ha dovuto lasciare il paradiso terrestre. Tu hai detto questo per me, per spronarmi a tenere desta la mia fede, ad affidarmi ogni giorno alla tua parola e ai tuoi apostoli.
Tu sali al Padre, e gli apostoli ti ubbidiscono: partono, vanno predicando dappertutto, a tutti i popoli. Tu siedi alla destra del Padre, continuando ad essere presente dove la tua Parola risuona con la voce dei tuoi. Essi ne sono certi, perché vedono che sei all’opera: infatti, dove essi ti annunciano avvengono prodigi, che tu raggruppi in cinque ambiti: cinque, come i libri di Mosè, come i ciottoli di Davide, come i pani che hai distribuito ai cinquemila uomini!

1. I demoni fuggono all’invocazione del tuo nome. I demoni, forti contro l’uomo, sono deboli davanti a te. Essi lavorano per impedire all’uomo di ascoltarti e ridicolizzano la tua Parola, seme che porta frutto. I demoni vogliono impedire all’uomo di amare e di offrirsi, lo convincono a cercare il piacere e ad evitare la croce: e così ingannano i figli di Dio. La predicazione della tua croce li allontana, il tuo nome li vince.

2. Per raggiungere tutti i popoli è necessario farsi comprendere, quindi i tuoi discepoli devono adeguarsi a imparare e pronunciare lingue e culture diverse dall’ebraico. La lingua e le abitudini dei padri possono diventare un ostacolo: con te e per amor tuo tutte le culture divengono recipienti santi del tuo Vangelo. Tutti i vocabolari dovranno adeguarsi ai nuovi contenuti delle parole che tu vivi e realizzi in noi. Nuove parole dovranno essere coniate per dire la gioia, la vita eterna, la comunione, la grazia, la riconciliazione e il perdono, la paternità di Dio! Prima di te queste parole non esistevano nei linguaggi degli uomini!

3. Ciò che è sempre apparso immondo diventa dono tuo a servizio del tuo Regno. E quante situazioni impreviste e imprevedibili, pericolose e insidiose come serpenti, pronti a colpire la loro fede e a smorzare il loro amore, incontreranno i tuoi! Nel tuo nome, fiduciosi in te, essi li “prenderanno in mano”: non si spaventeranno, perché ci sei tu. E in ogni circostanza distribuiranno la tua consolante e tenera carezza.

4. Incontreranno anche l’inimicizia, quella del tuo avversario che continua a preparare calunnie e menzogne come veleno per coloro che ti amano e testimoniano la tua risurrezione. Berranno quell’amarezza, ma essa non li vincerà. Essi continueranno ad amare e a donare la tua Parola. Quel veleno non spegnerà la loro fede né la loro vita santa.

5. E, finalmente, continueranno a guardarsi attorno, vedranno il frutto del peccato, le sofferenze dei cuori e quelle dei corpi: accarezzeranno quelle sofferenze con le loro mani, che poseranno sul capo di chi è lacerato, e il tuo nome darà luce, forza, speranza, e guarigione.

Sei davvero risorto, Signore Gesù, sei davvero alla destra del Padre: con la tua potenza benefica accompagni chi porta la tua Parola. C’è chi la vive nelle sue azioni e chi la porge con la voce che traspira amore per te!


Gesù, risorto, gloria a te!

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