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Post del 2020-2       

Da Lunedì dopo l'Ottava di Pasqua  (precedente: 2020-1  e Sentinella vigile)

20/04 Lunedì II settimana Tempo di Pasqua

Nascere dall'alto?

Pare che Gesù si diverta a parlare in modo strano. Oggi, ad esempio, usa l’espressione: “nascere dall’alto”, tanto che il suo interlocutore, uomo intelligente, studiato, attento, non capisce e…, chissà cosa arriva a pensare! Meno male che ha avuto l’umiltà di chiedere spiegazione. Tu invece hai già capito tutto. “Nascere” vuol dire venire in un mondo del tutto nuovo, diverso da quello dov’eri prima. Pensa alla nascita di un bambino, o alla tua, per non andare lontano: il bimbo viene alla luce e inizia a vedere gente attorno a sé. Prima era solo, soltanto solo. Era nutrito automaticamente ed era intubato. Non faceva fatica. Adesso deve cominciare a far fatica per respirare, mangiare, bere, e quel che segue, cose mai fatte. Comincia persino a sporcarsi e bagnarsi. E ha bisogno d’aiuto per imparare pian piano ad arrangiarsi. Vive una vita diversa, nuova per moltissimi aspetti. Nascere vuol dire anche ricevere la vita. Uno che nasce non sceglie, ma accoglie di vivere.

Nascere dall’alto” è ricevere la vita “dall’alto”. Povero Nicodemo, è troppo per lui. Cosa c’è da capire?

Io mi aiuto pensando che un morto non deve parlare con nessuno, ascoltare nessuno, reagire a nulla, nemmeno al caldo o al freddo. Se riceve vita comincia a reagire, ad ascoltare, a parlare. Entra cioè in relazione con gli altri: sono essi che lo arricchiscono di vita.

Nascere dall’alto” è perciò come dire: in tutte le tue reazioni e relazioni tieni conto di Dio, del Padre tuo, tieni conto del suo Amore. Tieni conto soprattutto di Gesù, che è lassù, in alto, sulla croce.

  

21/04 martedì 2ª settimana

Patrimoni di umanità

Patrimonio dell’umanità! L’Unesco non ha ancora scoperto un ambiente che precede tutti gli altri nel diritto di essere dichiarato Patrimonio dell’umanità. Difatti non lo trovo nella lista dei patrimoni dell’umanità. E sì che è un luogo di biodiversità eccezionale, che non trovi facilmente. Non si trova nei boschi o nelle foreste, non attorno al lago e nemmeno in cima alle montagne, nemmeno su piazze o in monumenti super-artistici.

È, quella, una vera biodiversità fatta non di insetti o pesciolini, ma di uomini e donne vere, ragazzi e nonni veri, che vivono avendo “un cuor solo e un’anima sola, e nessuno considera sua proprietà quello che gli appartiene, ma fra loro tutto è comune”.

Non è esistito sempre e non c’è dappertutto questo Patrimonio di umanità. Ha cominciato ad esistere a Gerusalemme dopo la festa di Pentecoste dell’anno 30. Ha cominciato allora, ma non è più sparito. Ha continuato a diffondersi a macchia d’olio, o a macchia di leopardo, in molti luoghi, nelle città e nelle campagne, nei villaggi di montagna persino, e in sperduti casolari, che han ricevuto il nome di monasteri, altre volte conventi. È presente persino là dove nessuno può vantare bellezze artistiche o ricchezze economiche.

Ha cominciato ad esistere, e c’è ancora, quando alcuni credono che Gesù è il loro Signore e Salvatore, e cercano di dirselo l’un l’altro. Senza saper come, questi iniziano ad amarsi, rispettarsi, aiutarsi, ascoltarsi reciprocamente, a vivere una pace mai vista e mai sognata prima.

 

22/04 mercoledì 2ª settimana

Le porte della prigione

Sono rimaste stupite e spaventate le guardie della prigione. Gli uomini da loro custoditi non ci sono più. E sì che erano legati con buone catene e le porte e i lucchetti sono ancora chiusi. Si sono volatilizzati? Come hanno fatto a sparire? Questo lo sanno solo loro. Glielo chiediamo?

Ecco la risposta: «Noi abbiamo solo ubbidito. Ci hanno messo dentro perché abbiamo obbedito a colui che ci ha detto: “Andate e predicate il mio vangelo”, e quando eravamo dentro abbiamo ubbidito a uno che ci ha aperto le porte e i cancelli dicendo: “Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita”».

Chi sarà stato quel tale che ha aperto le porte della prigione senza averne il mandato dalla magistratura, e senza averne le chiavi? È proprio vero che c’è qualcuno per il quale “tutto è possibile”!

 

23/04 giovedì 2ª settimana

Ira di Dio

Aiuto, aiuto! Chi legge il vangelo oggi rischia di rimanere scandalizzato, o perlomeno senza parole. Infatti la paginetta finisce con questa frase, che esce nientemeno che dalla bocca di Gesù: “L’ira di Dio rimane su di lui”. Non ho mai sentito che ci sia “l’ira di Dio”! Proprio lui, Gesù, ci ha sempre parlato della bontà di Dio, della sua misericordia, del suo amore che non ha confini. E ci ha mostrato che l’amore del Padre è tanto bello, che anche lui, Gesù, l’ha fatto suo, tanto da amare fino alla fine, cioè fino alla risurrezione!

Allora cosa vuol dire “ira di Dio”? Deve essere semplice capirlo, perché Dio Padre non è complicato. Mi pare di vederla “l’ira di Dio” dentro il cuore di Gesù, quando sente un gallo che canta al buio, prima dell’alba. Allora alza gli occhi per incrociare lo sguardo di Pietro, un po’ agitato. Dio non può essere d’accordo con quello che Pietro sta ripetendo nel cortile alla serva e poi alle guardie. Dio disapprova fortemente questo modo inverosimile di essere riconoscente a Gesù: ecco, questa disapprovazione è la sua “ira”. Quando io, invece di guardarti con tenerezza, ti guardo con invidia o con pretesa, o anche solo con indifferenza, Dio non può essere d’accordo: lui mi ha fatto per amare, non per cercare la mia comodità. La sua disapprovazione è la sua “ira”. Ben venga, la sua “ira”. Mi aiuterà a rimanere nell’amore e nella fede. Sì, nella fede: infatti l’ira è “su chi non crede”, cioè l’ira “rimane” su chi non imita Gesù. Il Padre, infatti, come può approvare chi non ubbidisce a suo Figlio? Quest’ira è quindi un aspetto necessario per completare la sua misericordia. Guai se non ci fosse! Senza quest’ira la misericordia non tiene, sarebbe come un secchio col fondo bucato.

 

24/04 venerdì 2ª settimana

Cinque?

Beh, cinque pani d’orzo non sono gran cosa: ci sono solo sulla tavola dei poveri, e li mangia volentieri soltanto chi è davvero affamato. Quelli erano affamati davvero, perché pare che da tre giorni stessero dietro a Gesù per ascoltarlo: finora avevano mangiato, cioè si erano nutriti, della sua Parola. Per di più questi cinque pani sono di un ragazzo: chissà se è disposto a privarsene, o se li vuol tenere per la propria fame e per quella dei suoi fratellini!

Meno male: quando viene a sapere che desidera mangiarli quel maestro così buono, glieli dona volentieri, anzi, con gioia. E noi sappiamo che “Dio ama chi dona con gioia”! Che contento quel ragazzo quando vede i suoi pani, macché, sono suoi? Erano cinque i suoi, adesso tutta quella folla mangia pane. E mangia anche lui. E ci sono anche i suoi due pesciolini per tutti. Cos’è successo?

Il ragazzo sa solo che Gesù teneva i suoi cinque piccoli pani in mano quando ha alzato gli occhi al cielo, per vedere non si sa cosa. Ha guardato anche lui su nel cielo, ma non ha visto proprio nulla. Adesso deve credere che lassù qualcuno c’è, e non sta in ozio. Anche se lui non lo vede, lassù c’è qualcuno che vede gli affamati che ascoltano Gesù e i suoi poveri pani.

 

25/04 San Marco

Il diavolo

Oggi è san Marco: auguri e benedizione a chi si chiama con questo nome battagliero: sia anche lui vittorioso nella guerra quotidiana al nemico di tutti. Questi è il diavolo: di lui scrive oggi san Pietro e ne parla anche Gesù.

San Pietro lo immagina come un leone quando fa paura perché affamato. Cerca una preda il re della foresta. Se ti trova non ti lascia intero. Ma tu sai difenderti, perché hai un’arma – dice Pietro – che gli fa paura appena la vede: è la tua fede, quella fede che ti rende obbediente. La vittoria della tua fede fa coraggio anche agli altri che soffrono già per gli artigli insanguinati del loro sangue.

E oggi parla del diavolo anche Gesù. Egli dice che il diavolo non può farti paura, perché tu credi proprio in lui, Gesù, cioè gli ubbidisci. Quando ubbidisci a Gesù, infatti, e invochi il suo nome, il diavolo se la dà a gambe levate, come scacciato da uno molto più forte di lui. Non sei tu il forte, tu sei poveretto, ma è quel Gesù che tu invochi che lo fa fuggire.

Allora? Che aspetti? Apri la porta del tuo cuore e quella della tua mente a Gesù. Fallo entrare.

  

26/04 domenica 3ª di Pasqua

Pane senza mani

Camminando, attento ad evitare le pietre della strada sconnessa, Gesù ripassa velocemente tutta la Bibbia. Non proprio tanto velocemente: in quasi due ore si riesce ad evocarne una bella quantità di pagine. I due compagni di viaggio paiono interessati ad ascoltare.

Davanti alla memoria di Cleopa e dell’amico sfilano i Patriarchi: Abramo, ormi centenario, che sale a fatica sul monte col coltello in mano e a fianco il figlioletto unico carico di legna; Giacobbe ingannato dallo zio e in lotta con un personaggio nemico e amico allo stesso tempo; Giuseppe, legato in cammino verso l’Egitto, dove poi può fare alto e basso come vuole e può far piangere quei suoi fratelli, che l’avevano venduto per il denaro che non è servito per nulla a salvarli dalla carestia; e poi Mosè, prima fuggiasco, poi capo del popolo che gli fa soffrire le proprie ribellioni. E Giosuè e Gedeone, Sansone e finalmente Samuele e Davide con le sue preghiere e i suoi peccati perdonati; Salomone e i re di Giuda e di Samaria, ma anche Noemi e Ruth, poi la schiavitù in Babilonia, Isaia e le vicende di Geremia in prigione ed Ezechiele preso per i capelli, Amos e Osea. C’era tempo per ricordare anche Giona, convertitosi in un luogo buio pesto e acido dentro uno strano pesce con lo stomaco debole, che non riesce a sopportarlo e lo vomita. Sarà arrivato a ricordare anche Ester e Giuditta? E gli innamorati che si cercano e si trovano e si perdono ancora? Tutti questi personaggi hanno qualcosa da dire o da far vedere perché capiamo la vita del Messia, il Cristo, il Figlio di Dio!

Cleopa è stupito: questo viandante sconosciuto doveva essere ben attento tutti i sabati alle letture nella sinagoga, non come lui, che spesso sbircia dietro le grate per vedere qualche bella signorina!

C’è stato tempo di parlare anche di quel tale che ha avuto il coraggio di dire che “tutto è vanità”, anche la laurea e il premio Nobel e persino il primo posto sul podio olimpico e su quello di San Remo?

Il sole intanto continua imperterrito anche lui il suo cammino e sta per ammarrare. Il ripasso biblico finisce, non perché sia finito, ma perché c’è la tavola e poi il letto. Silenzio per la benedizione di Dio sul pane nelle sue mani. Ma resta solo il pane, senza più le mani… “Che cosa? Chi era? Lo sai tu, Cleopa?” chiede l’amico.

  

27/04 lunedì 3ª TP

Raduno di barche

Sembra un raduno di barche, che, quando partono, somiglia a una regata. Ognuna vuole arrivare prima, ma non c’è un premio. O, meglio, sì: il premio è arrivare più vicini possibile a Gesù. Una dopo l’altra tutte le barche approdano, e in un batter d’occhio restano vuote. Tutti attorno a Gesù, che era già lì da poco. Proprio lui non pare molto contento di questo accorrere. E ha il coraggio di dirlo.

«Mi cercate», dice, «non perché volete bene a me, ma cercate il vostro benessere da me. Ieri avete mangiato il pane gratis, e gratis lo volete o pretendete anche oggi. Non avete capito un bel niente. Se Dio, il Padre, che io ho pregato, vi ha dato il pane dalle mie mani, cosa significa? Non forse che io gli sono gradito, e quindi voi dovete chiedermi non più il pane da mangiare, ma qual è la volontà di Dio per voi?
Venite pure a me, ma per un altro motivo: non per insegnarmi quel che voi volete e quel che io devo fare, ma per imparare quello che io desidero».

 

28/04 martedì 3ª TP

Pane e pane

C’è pane e pane. Guai a confonderli. C’è pane per lo stomaco, e meno male che c’è. C’è un altro pane che quando lo mangi arriva altrove, non si sa bene dove, ed è ancor più necessario. Quello che arriva allo stomaco lo mangi, e finita lì. È anche questo però un pane speciale, che ha dell’incredibile: è il frutto dell’impegno e della fatica di un’infinità di persone. C’è chi ha lavorato il campo e l’ha seminato e poi trebbiato, chi ha separato il grano dalla paglia, chi l’ha portato al mulino e chi l’ha macinato. C’è chi ha fatto e mantiene in funzione le macchine necessarie a tutto questo. Chi poi ha portato la farina al mio panettiere, e chi gli ha fatto pervenire il lievito e il sale, e anche chi ha tenuto attivo e pulito l’acquedotto. Da ultimo c’è chi me l’ha messo in mano. Proprio questo pane qui, così significativo, è finito nelle mani di Gesù. Questo pane per lui era pesante, sentiva infatti il peso della vita di tutti quelli di cui ho detto sopra.

Tenendolo in mano, mentre lo divideva, ha detto le sue parole: “Questo”, proprio questo, “è il mio Corpo dato per voi”. Quel pane è diventato un altro Pane. Nutre l’amore che io ho per te, tiene in vita la mia attenzione a chi vive con me o mi passa accanto. È medicinale, ma non lo prendi in farmacia. Si chiama “pane della vita”, oppure “pane di Dio” o anche “pane dal cielo”. Per averlo devi pagarlo caro: ti costa abbandonare alcune abitudini incallite, e altre piacevoli. È micidiale quel Pane: uccide il virus dell’egoismo, quello dell’avarizia, e anche quello della tristezza!

 

29/04 Santa Caterina da Siena

Cara Santa Caterina,

tu hai scritto molte lettere, anche al tuo papa. Erano, le tue, lettere di fuoco. Potevi permettertelo perché sei donna, cioè hai cuore di madre. E una madre sa fare carezze, pur accompagnate da qualche scappellotto. Adesso permettimi di scrivere io a te. Ti faccio anch’io delle carezze, con uno scappellotto.

Hai scritto, o fatto scrivere, se è vero che non lo sapevi fare, che “nella memoria del sangue si trova il fuoco dell’ardentissima carità, nella carità non cade tristizia”. Grazie per questo abbinamento del sangue col fuoco, ovviamente del sangue di Gesù, del quale tu eri tanto innamorata. E sei benemerita anche per quest’altra esternazione: “Gli amici di Dio sono sempre felici! Anche se malati, indigenti, afflitti, tribolati, perseguitati, noi siamo nella gioia” perché “viviamo in Dio, nostro riposo, e gustiamo il latte del suo amore”. Con queste tue confidenze sei ancora più bella.

Ma dimmi, Caterina: sei o non sei nostra patrona? Pare che tu abbia abbandonato e Italia e Europa alle mene del diavolo. Su, ottieni che qualcuno riporti un po’ di timor di Dio nella nostra società.

  

01/05 castigo?

Tre giorni

Per tre giorni rimase cieco”: è stato un castigo di Dio? Parrebbe proprio di sì. Eppure quei tre giorni di buio, di silenzio, di digiuno, sono stati provvidenziali. Sono stati un regalo molto utile: gli hanno dato occasione e tempo di riflettere, ricordare, capire in modo diverso le Scritture che fino ad allora lo avevano convinto di dover giudicare e condannare gli altri. Ora quelle stesse Scritture lo trovano umiliato, divenuto tanto umile da sentire se stesso giudicato da esse.

Aveva sottovalutato il fatto che le Scritture potessero essere vere quando affermano che il Servo di Dio deve soffrire, e che ha già sofferto per noi. È necessaria la cecità di tre giorni con la conseguente umiliazione e senso di impotenza, per comprendere le Scritture. Ci vuole questo castigo per incominciare ad accorgersi della misericordia di quel Dio che è Padre. Ma, allora, non è castigo!

  

02/05 sabato

Gazzella

Gazzella non è solo un animale agile e veloce, è anche il nome di una donna. Era di Giaffa, cittadina sul Mediterraneo. Aveva imparato bene che la vita è bella quando è donata. L’aveva imparato da qualche persona credente in quel Gesù che era morto in croce. Per questo spendeva il suo tempo e i suoi beni per le donne povere della città, e lo faceva per amore di quello stesso Gesù, che percepiva vivo nel suo cuore. Era una brava sarta, e perciò la sua carità si esprimeva con la forbice e l’ago: faceva vestiti e mantelli gratuitamente.

Si è ammalata ed è morta. Cos’avresti fatto tu? l’avresti sepolta e basta?

Le donne da lei beneficate non si sono limitate a piangere. Avevano sentito dire che Pietro, con la sua fede e la sua preghiera, aveva guarito un paralitico invocando il nome di Gesù. Esse non erano capaci di farlo, ma hanno pensato bene di far venire Pietro nella casa di Gazzella.

Quindici, venti chilometri? Di corsa. Pietro, eccolo qui che ascolta i pianti e i desideri e raggiunge Gazzella, ormai fredda immobile. Con la sua preghiera la riscalda, tanto che ella apre gli occhi e si mette a sedere. Poche ore dopo eccola con la forbice e l’ago in mano. Adesso cosa faresti tu?

  

03/05

Denunciarlo?

Nessuno denuncia Pietro. Potrebbero dire: ecco che giudica, lui che dice di amare Gesù. Ecco che parla male degli uomini: dov’è la sua bontà? È così che si esprime l’amore di Dio?

E invece nessuno si lamenta. Cos’ha detto Pietro? Questo: “Salvatevi da questa generazione perversa”. Ci vede chiaro, e lo dice. La generazione, cioè la gente, grandi e piccoli, giovani e vecchi, che rifiutano il Dono che Dio ci ha fatto, Gesù, è perversa. Non assecondarla, non unirti a loro, non imitare né approvare: saresti perverso anche tu. Non approvare gli aborti, non approvare l’uso del sesso per il piacere, non praticare impurità né lo sfruttamento degli extracomunitari né l’imbroglio né la menzogna né il bullismo nè...

“Salvatevi”, cioè tiratevi fuori, da questo torrente che travolge tutto. Amate la vita, amate l’amore vero, quello di Dio Padre, che ci ama tutti donandoci Gesù. E Gesù è un pastore di quelli che conoscono per nome le pecore. Chi si cura delle pecore di Gesù poi, passa per il suo amore e la sua Parola, come per la porta. Chi avvicina le pecore senza la parola e la croce di Gesù è come chi entra dalla finestra, è un ladro. Grazie, Pietro. Mi fai coraggio!

  

04/05

Tre volte

Come avrà fatto Maria a vivere le tensioni che nascevano nella primissima Chiesa? Nessuno ce lo dice. Però noi lo sappiamo: continuava a custodire le parole e i fatti che riguardavano suo Figlio Gesù. È lui che risolve i problemi, come a Cana. Noi imitiamo Maria.

Una tensione forte è nata a causa di Pietro, sì, proprio per causa sua. Te lo immagini? Gli son saltati su tutti come vipere: hanno saputo che era entrato in casa di un pagano. Questo suo atto era un’evidente professione di eresia, anzi di apostasia. Povero Pietro! Hanno tutti occhiali scuri. Se c’era uno che evitava assolutamente, che si rifiutava categoricamente di toccare lo zerbino della casa di un pagano era proprio lui. Non l’aveva mai fatto. Ma Dio stesso si è scomodato a cambiargli mente e cuore. E l’ha dovuto fare ben tre volte, perché lui non cedeva nemmeno all’ordine del Padre.

Ora Pietro deve proprio raccontare per filo e per segno cosa Dio si è sognato di fare per convincerlo. Per tre volte dall’alto è scesa una tovaglia con cibo immondo, e dall’alto tre volte una voce gli comandava di mangiare. E diresti? subito, come sincronizzati, tre pagani bussarono alla sua porta per invitarlo. Leggi pure Atti 11.

Ora Pietro conosce meglio il disegno di Dio che scombussola le sue precedenti certezze. Ora quegli arrabbiati capiscono che non possono accusare Pietro, per non accusare l’amore del Padre per tutti gli uomini. E devono ammettere che Dio ha scelto di manifestare i suoi progetti prima di tutto a Pietro, rischiando di metterlo sulla croce dei loro giudizi. Chi non ascolta questo primo apostolo rischia grosso: rimanendo cocciuto nelle sue ragioni, si allontana dall’amore del Padre.

  

05/05

Dorme

Hanno dimenticato una pagina interessante quelli che ci hanno proposto le letture della Messa. Proprio questa pagina che ti ricordo adesso non viene letta. Ma noi facciamo eccezione! Eccola.

C’era anche Maria, la madre di Gesù, nella casa di Maria, la madre di Giovanni Marco? Credo proprio di sì. C’era anche lei a pregare, a ringraziare per la fedeltà di Giacomo, che ora finalmente ha bevuto al calice della passione di Gesù, come desiderava. E anche lei prega per ottenere da Dio la grazia per Pietro. Era, la sua, una preghiera assidua con e per la Chiesa: che sarebbe stato se, per la soddisfazione di Erode, anche la testa di Pietro fosse rotolata sul selciato come quella del figlio di Zebedeo?

Tutta la Chiesa è riunita e prega insieme a lei, finchè, senza dir nulla a nessuno, un angelo entra nel carcere dov’è legato Pietro con solide catene. Questi dorme tranquillo: ha imparato da Gesù a dormire in questi frangenti, ha imparato sulla barca. L’angelo deve far fatica a svegliarlo, e deve dirgli proprio tutto quel che deve fare, perché lui è tanto assonnato che non capisce nulla. Si sveglia del tutto solo quando l’angelo lo abbandona a se stesso. Adesso è lui, Pietro, a far fatica a convincere Rode, e poi gli altri, che non è un fantasma, ma proprio lui in persona, perché Dio è stato capace di ascoltare la loro preghiera. La preghiera della Chiesa, nonostante la poca fede e la nulla speranza, ha ottenuto il miracolo. Merito di Maria?

Un po’ di dispiacere per le quattro guardie giustiziate: che colpa avevano? Solo quella di far parte di questo mondo malvagio, che non conosce e non cerca la volontà di Dio. 

 

05/05 bis

La persecuzione

È strano che Luca, il medico scrittore, non riferisca nemmeno una parola di lamentela per la persecuzione scoppiata a motivo di Stefano. Giacomo ci ha rimesso la testa, e, per un soffio, o meglio, grazie all’obbedienza di un angelo, è stata risparmiata a Pietro.

Nessuno si lamenta, nessuno dubita di Dio. Anzi, tutti ringraziano, perché è stata provvidenziale la persecuzione. Sì, i credenti costretti a scappare dalla regione, diffondono la notizia di Gesù in vari luoghi, dove nessuno sa nulla. Anche in luoghi lontani. Persino nella grande città sull’Oronte in Siria. Anzi, proprio là la Chiesa fa furori: ingrandisce a vista d’occhio. Non sono ebrei, se non pochi. I più sono addirittura adoratori degli idoli: proprio essi adesso invocano il nome di Gesù, chiedono il battesimo, fanno a gara a pentirsi e ad amarsi gli uni gli altri.

A Gerusalemme lo vengono a sapere i credenti e si mettono in allarme. Meno male che Pietro aveva già raccontato la sua visita al centurione Cornelio, e come questi, pur essendo pagano e non circonciso, era stato investito dallo Spirito Santo con tutta la sua famiglia! Sarà così anche ad Antiochia?

Un uomo fidato, non abituato a far commedie con la fede, non si rifiuterà: gli si può chiedere di affrontare il lungo viaggio per recarsi a vedere se ciò che succede là può essere opera di Dio. Ecco Barnaba in viaggio. Gli apostoli intanto attendono con pazienza, tanta pazienza, perché sono senza connessione, anzi addirittura privi di smartphone!

  

06/05

La valigia

Altra novità nella storia di coloro che credono in Gesù ad Antiochia. Mentre celebrano la Cena del Signore, qualcuno, come ispirato, proclama, come fosse il Signore Gesù stesso a parlare: “Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati”! Che cosa voleva dire con queste parole? Non ce lo dice nessuno, perché essi hanno capito benissimo. I due nominati preparano le valige, anzi, no, non le preparano. Si ricordano che Gesù aveva detto: andate senza, senza questo e senza quello. Allora non c’è nulla da mettere in valigia. Partono carichi della preghiera di tutta la comunità e carichi della Parola di Dio. Queste non pesano e non occupano spazio.

Dove vanno? Barnaba è contento di parlare di Gesù ai suoi lontani parenti. Perciò partono per l’isola di Cipro. Prendono con sé anche un giovane, Giovanni, chiamato anche con un nome latino, Marco. Un nome, questo, che fa pensare alla guerra: forse c’è davvero dentro di lui una piccola guerra… Vincerà o perderà? Te lo dico subito, vincerà, ma, perché cresca la sua umiltà, subirà anche qualche sconfitta. A Cipro, nella città di Salamina (non c’entrano i salami) cercano la sinagoga. Tutti e tre parlano con gioia di Gesù! Come io a te, come tu… a chi?

 

07/05

Nella sinagoga

Pare fossero sedici le città che portavano il nome di uno dei tanti Antioco: vien la pelle d’oca solo al nominarli, tant’erano spietati. Una di esse è questa, oltre la catena del Tauro, dove arrivano Barnaba e Paolo: Antiochia di Pisidia. Vanta di essere quasi come Roma, dato che è costruita su sette colline! Essi però non cercano né il tempio lunare né il bel teatro, nemmeno il ninfeo o i bagni famosi, dove arriva il maestoso acquedotto, ma soltanto l’umile sinagoga. Anche in questa città infatti abitano degli ebrei. Arriva il giorno di sabato, quando la sinagoga viene aperta al mattino presto. Tra i primi ad arrivare ci sono loro, i due apostoli partiti, ormai parecchie settimane prima, dall’altra Antiochia, quella di Siria. Ora sono solo in due: qualche giorno prima, infatti, Marco è stato sconfitto dalla paura ed è tornato indietro. C’è davvero motivo di aver paura: qui sono evidenti i segni del paganesimo, e non c’è tanto da star allegri dove vengono interrogati gli dèi pagani. Se non sei una persona conosciuta e stimata, di punto in bianco potresti venir additato come la causa di qualche disgrazia, e finire in carcere…, o peggio.

Eccoli seduti nella sinagoga. Dato che vengono da lontano, sono chiamati a parlare, raccontare o dire qualche cosa di incoraggiante per questi ebrei che vivono costantemente in trepidazione. Paolo comincia, con sicurezza e con gioia. Quello che è venuto a dire è notizia bella, come mai era stata annunciata e udita in questa città. Prima di dirla riscalda l’ambiente. Comincia il discorso ricordando Mosè, e lascia comprendere che conosce molto bene quant’è successo per volere di Dio al loro popolo. Conosce bene anche le promesse che Dio ha affidato ai profeti e che non possono rimanere solo promesse. Se sono di Dio si realizzano. Ecco Gesù, amato e presentato da Giovanni, quello che battezzava e di cui anch’essi avevano certamente sentito parlare. Gesù! È davvero salvatore: le promesse riguardavano lui: infatti ha sofferto ed è morto proprio come osava dire Isaia, il profeta. Adesso possono essere contenti anch’essi, e manifestare la gioia.

  

08/05

La strada

Oggi sostiamo nel cenacolo. Ormai tutti hanno i piedi puliti: profumano delle mani di Gesù. Ma sono tutti sconvolti, tranne lui. Ha annunciato il prossimo tradimento. Ora deve tranquillizzarli: “Non sia turbato il vostro cuore”. E promette che preparerà un posto per loro. Che posto può preparare uno che dice che sarà ucciso? Una delle due: o viene ucciso e muore, o va a preparare un posto.

Proprio così: promette, e ormai possiamo credergli. Le sue promesse si realizzeranno. Quale posto ci preparerà? Una poltrona comoda? Sarà in tribuna o in platea? Oppure… sarà un posto di lavoro? Un posto di responsabilità? O un posto vicino a quella croce di cui ha parlato molte volte? Tenta di curiosare Tommaso, chiedendo: “Dove?”. Anche stavolta la risposta non si fa attendere, ma non è comprensibile. Invece di indicare un luogo, Gesù dice di sé: “Io sono la via…”. Che dici, Tommaso? Gesù ha cambiato discorso? Per arrivare al “posto” preparato devi metterti in strada. Non ti dice dove devi arrivare, ma su quale strada devi camminare. Alla meta arriverai, e sarà una sorpresa. Non c’è che da ubbidire. Facciamo di lui la nostra strada. Godremo ad ogni passo della “verità”, la bellezza dell’amore del Padre che soddisfa tutte le domande, e riceveremo nuova, bella e forte “la vita”, tanto forte che non temerà più la morte!

 

09/05

I sandali

Quasi quasi se l’aspettava, Paolo, e non gli dispiaceva neppure. Anzi, era abituato. Pochi anni prima aveva dovuto scappare da Damasco, e poi da Gerusalemme. Adesso gli dispiace soltanto che anche il mite e buono Barnaba faccia quest’esperienza: fuggire! La vivono insieme la fuga, non senza spolverare i sandali appena si ritrovano fuori della maestosa porta adorna di fontane a cascatelle. La città di Antiochia di Pisidia li vede partire sbattendo i piedi, proprio come aveva indicato Gesù a suo tempo. Cos’era successo?

Il secondo sabato la sinagoga era strapiena di gente. Non solo ebrei, ma anche pagani si erano radunati davanti all’ingresso. Erano desiderosi di sentire quei due che facevano coraggio con il loro parlare di un crocifisso che, evidentemente per intervento del cielo, era vivo e operava prodigi al solo pronunciare il suo Nome. La morte è sconfitta. Cosa volete di più?

Ma l’invidia non è morta, anzi, si è impossessata del cuore di chi, diciamo così, aveva i posti di comando in quella sinagoga. E l’invidia non sopporta concorrenti, nemmeno se evidenti benefattori. Li scacciarono. Di nuovo in viaggio, ma con i sandali puliti e leggeri!

  

10/05 - Vª TP

Posti di lavoro

Due giorni fa abbiamo sentito come Gesù ha risposto a Tommaso, ma non abbiamo finito. Gli ha detto che lui è la via, ma poi ha spiegato che è la via per arrivare non a posti di riposo, nemmeno a posti di comando, ma al Padre. E il Padre “opera sempre”, aveva detto un’altra volta. Quindi i posti che Gesù prepara presso il Padre sono sicuramente posti di lavoro. Il Padre infatti è sempre in cerca di operai per la messe e per la vigna.

Uno dei discepoli ardimentosi era Filippo. Ecco che interviene anche stavolta con una domanda, anzi, una richiesta: «Questo Padre, di cui parli sempre e che dici di vedere, mostralo anche a noi una buona volta. Non ci serve altro»! Con uno sguardo sorpreso Gesù lo interpella. Come? Non l’hai ancora visto? Tu vedi me, che sono suo figlio: gli somiglio del tutto. L’hai già visto quindi, eccome! I tuoi occhi sono fortunati, se prendi sul serio quel che vedono! Vedono l’amore di Dio, quello che lui ha donato, che sono Io: quindi io sono la Verità. Non ci sono segreti. Quel Dio che nessuno ha mai visto né può vedere tu lo vedi. E grazie a quel che vedi, tu godi pure la vita. Godi me, vita di Dio anche per te, caro Filippo.

  

11/05

Sassi

Mi soffermo volentieri sulla paginetta della prima lettura della Messa di oggi. Racconta l’arrivo e la partenza dei due apostoli di Gesù, Barnaba e Paolo, alle e dalle città di Iconio e Listra. Sono luoghi familiari per me. A Iconio siamo di casa, e sui prati di Listra andiamo a prendere aria buona. I due nella città di Iconio hanno annunciato Gesù. Sì, soltanto Gesù. Non compromessi per vivere tranquilli. Gesù non è venuto nel mondo per farci vivere tranquilli, ma per salvarci. E la salvezza non è andar d’accordo con tutti. Questo non ti è possibile, a meno che tu non rinunci al Salvatore di tutti. Se vi rinunci non vai d’accordo con te stesso.

A Iconio infatti si sono accorti in tempo che non avrebbero potuto star tranquilli, e sono riusciti a fuggire in tempo; e a Listra Paolo è stato ucciso a sassate. Lo avrebbero messo sul piedistallo come fosse una divinità, ma poi, visto che non accettava quel posto, lo hanno trattato così. Credevano fosse morto, finalmente, i Giudei venuti da Antiochia e da Iconio a sobillare la gente. Invece era solo svenuto, e il giorno dopo si è rimesso in viaggio, come vedremo domani.

Ricordavano che Gesù aveva risposto che lo può conoscere solo chi lo ama. Era stato Giuda Taddeo a ventilare il suggerimento: «Se ti fai conoscere dal mondo tutto è più facile». No, caro Taddeo, è illusione: il mondo ama ciò che è suo e cerca ciò che gli piace. Se amasse te, saresti del mondo. Il mondo mai accetta la croce. Non illuderti: nel mondo, o gli sei nemico o sei fuori dal cuore di Dio. Se vuoi farti amico il mondo, tu diventi sale senza sapore. E lui allora ti calpesta. 

  

12/05

Tribolazioni

Barnaba e Paolo, ancora sofferente per le botte e i colpi ricevuti a Listra, eccoli a Derbe, cittadina adagiata nel mezzo di una grande pianura. Qui finalmente nessuno li contraddice, e molti diventano fratelli, fratelli di Gesù ovviamente, e quindi anche tra di loro. Una bella consolazione, che li rafforza e li incoraggia a tornare senza paura proprio nei luoghi da cui erano stati scacciati, per rivedere e istruire quelli che erano diventati discepoli. Ritornano, con prudenza, naturalmente, e senza tacere il segreto poco piacevole: “Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”. Ma allora il regno di Dio non è affascinante, non è andar d’accordo con tutti, non è cercare e trovare solidarietà, né tra gli amici di Giove, né tra quelli di Mercurio, men che meno tra quelli di Venere.

Da dove vengono le “molte tribolazioni”? Il mondo non dà la pace, almeno quella di cui parla Gesù. Proprio oggi ce lo dice. Quindi nemmeno cerchiamo la pace che può dare il mondo, per non esaurirci di frustrazioni e diffondere tristezza.

Noi possediamo la gioia. Il fatto di non vedere Gesù, che sappiamo essere vivo, è motivo di gioia: perché? Se non lo vediamo, è perché è arrivato presso il Padre. Il nostro Signore è presso il Padre, quindi anche noi, che siamo suoi, siamo divini, siamo salvati! Potremmo trovare una gioia più grande di questa?

 

13/05 - 1917

P&P

Oggi vediamo arrivare sulla terra un po’ di Cielo. Come sempre il Cielo vorrebbe inglobare anche la terra nella sua luce e nella sua gioia, ma fa fatica a raggiungere lo scopo. Chi avrebbe detto che la terra ha tanta forza di resistenza? Il Cielo infatti non è così onnipotente come noi immaginiamo: l’onnipotenza celeste è amore, e quindi non può costringere e nemmeno plagiare la libertà dell’uomo.

E allora come interviene il Cielo? L’avresti mai pensato? Dal Cielo si muove una Mamma per raggiungere sulla terra i figli dell’uomo. L’amore di una mamma incontra la semplicità e la non resistenza dei bambini. Questo il punto di partenza. Poi gli uomini e le donne saranno capaci di apprezzare l’amore di una mamma? Saranno capaci di non dubitare della sincerità e della semplicità di tre bambini?

Hai già capito: siamo a Fatima. Una sapienza davvero sorprendente e lungimirante. Fatima! Un paesino sorto, sembra, per volere dei musulmani, conquistatori e persecutori: gli hanno dato il nome della bambina a loro più cara, la figlia di Maometto! Il Cielo ha scelto questo luogo e questo nome per incontrare gli uomini, quindi non solo quelli della cristianità, ma dell’umanità intera. Il metodo è di sempre: già a suo tempo aveva scelto Nazaret, nome profetico sì, ma luogo diffamato e, quel che è peggio, in Galilea.

A Fatima risuonano le parole del Cielo, parole di una mamma ai bambini: “conversione dei poveri peccatori”! Ci sono ancora i peccatori, anche nel mondo che non vuol saperne di Dio? Perché i peccatori sono poveri? E come si ottiene la nostra e la loro conversione? “Penitenza” e “Preghiera”, dice la voce della Mamma. Far lavorare le ginocchia sgranando il rosario: P&P, diremmo oggi, “Penance and Prayer”.

Giacinta, Francesco e Lucia, vi amiamo: il cielo si è avvicinato alla vostra semplicità e purezza. Ora noi, sulla terra, imitiamo la vostra determinazione nell’amare Gesù e nel soffrire per lui e con lui!

  

14/05

Le sorti

Tirare a sorte è riconoscere la propria povertà, la povertà della propria intelligenza, delle proprie capacità decisionali. Non ci meravigliamo: gli apostoli non hanno ancora ricevuto la fiamma, non sono stati invasi dallo Spirito di verità. Si riconoscono incapaci di decidere: quel che fanno non è da dimenticare. Infatti, quante volte anch’io sono indeciso: infatti la fiamma non arriva a comando! Dovrei imparare, come hanno imparato i cristiani d’Egitto, i copti: quando muore il loro papa, per il successore si affidano alla scelta di Dio. Propongono tre candidati, e poi tirano a sorte, pregando: lasciano così al Padre la scelta difficile. Le gelosie e le possibili invidie, sempre in agguato, vengono così bandite. Lo sguardo di tutti, anzitutto di chi viene scelto, rimane rivolto in alto.

Giuseppe Barsabba, soprannominato Giusto, non può pensar male né di Pietro né di Giacomo per non essere stato scelto: avrà solo amore per Mattia, preferito dal Signore ad essere il Dodicesimo. Lui, Giuseppe, continuerà a vivere la sua testimonianza a Gesù, con gioia. È Gesù che, in tanti modi inaspettati, sceglie ciascuno a portar frutto per il suo Regno, è lui che prepara a tutti il posto dove poterci amare gli uni gli altri come lui ha amato noi. La festa che oggi facciamo per Mattia, la viviamo perché tutti gli altri, Undici compresi, sono stati obbedienti al Padre e hanno imitato l’umiltà di Gesù.

  

15/05 Problemi

Apostoli e persone ragguardevoli si riuniscono. Devono provvedere a tranquillizzare gli animi dei credenti, turbati da alcuni che non avevano ricevuto alcun incarico, eppure si erano ritenuti autorizzati ad insegnare, proponendo le loro opinioni. Gli apostoli, ormai dediti alla preghiera e alla Parola, discutono e decidono, e scrivono il verbale della loro assemblea. Lo scrivono a mo’ di lettera da consegnare a mano, in modo che le decisioni siano riferite sia a voce, da “uomini di grande autorità”, come Giuda Barsabba e Sila, incaricati di accompagnare Paolo e Barnaba, che per iscritto. È il primo documento della Chiesa.

Coloro che lo ricevono si rallegrano: trovano in esso un incoraggiamento a seguire Gesù in un modo che non offende le abitudini semplici di tutti, e tuttavia custodisce tutti dal pericolo di sincretismi facili, ma assolutamente dannosi, col paganesimo. Le decisioni esortano a lasciare gli idoli dove sono e a non mescolare la loro presunta importanza con il nome di Gesù e la fede nel Padre, a rispettare il sangue, cioè la vita umana, in tutti gli aspetti, e a vivere solo relazioni sante, approvate e benedette. Il Documento è evidentemente ispirato dallo Spirito Santo, che ha guidato con sapienza la prudenza e l’intelligenza della Chiesa!

  

16/05   Dilemma

Paolo ha imparato a viaggiare, per il Vangelo s’intende. Ora egli inizia una seconda missione, e comincia col ritornare nei luoghi già visitati, per confermare e continuare l’istruzione dei fratelli di Gesù. Accompagnato da Sila, torna a Derbe e poi continua il viaggio a Listra, dove era stato lapidato. Gli sono rimaste le cicatrici. Nonostante il rifiuto violento subìto in questa città, la sua testimonianza ha portato frutto. Tra gli altri, una donna giudea è diventata credente e ha istruito e formato bene il figlio nell’amore per Gesù. Questo giovane, Timoteo, è davvero “discepolo”, tanto che Paolo lo vuole come proprio accompagnatore: sarà anche lui testimone del Signore in altri luoghi, e potrà essere di aiuto anche come interprete. Per lui Paolo deve superare un dilemma tormentoso: cedere o no alle pressioni della mentalità giudaica dei credenti ebrei di quella regione? Preferisce non turbarli, piuttosto di correre il rischio che rifiutino il Vangelo. Per prudenza quindi fa circoncidere il giovane Timoteo. Questo fatto gli fa ricordare la durezza che proprio lui aveva usato con Pietro ad Antiochia per motivi analoghi. Umiliazioni e umiltà dei santi!

Il viaggio che li affatica è lungo e tortuoso. Via di qua, non andar di là, alla fine si capisce perché: il Signore li vuole in Macedonia, sul continente europeo. Glielo fa sapere con una visione notturna: metodo facile per il Signore!

  

17/05 domenica VI TP

I miracoli

I miracoli non bastano. Come mai? Non si può vivere di miracoli, benché la vita stessa sia miracolo, cioè opera e dono di Dio.

Siamo in Samaria, dove Gesù aveva incontrato una donna al pozzo e s’era poi fermato due giorni in città. Qui arriva l’apostolo Filippo. Si ricorda forse del negozio dove aveva fatto rifornimento quella volta? Fatto sta che parla di Gesù risorto senza paura. La paura invece prende di sorpresa i demoni che lo sentono, tanto che scappano dai loro rifugi umani, facendoli strepitare. Anche le malattie cedono il posto alla gioia. Ma questi miracoli non bastano.

Se ne accorgono Pietro e Giovanni, che arrivano, non per vedere se anch’essi riescono a fare miracoli, ma per dare ai miracolati l’acqua che zampilla dall’intimo per alimentare una vita nuova e santa. Se non ricevono Spirito Santo resteranno delusi. È lo Spirito Santo il vero miracolo, il dono che completa la vita dell’uomo e lo rende simile al Figlio di Dio. È lo Spirito Santo che può rimanere sempre, col passare del tempo, e, rimanendo, continua a donare vita, gioia, amore perseverante. Chi si accontenta di cercare miracoli, resta terrestre e ritorna mondano. Vieni, Spirito Santo!

  

18/05 Ci uccideranno?

Gesù mette le mani avanti? Si, vuole aiutarci. Sa che siamo deboli, e ci lasciamo scandalizzare facilmente. La sua passione potrebbe farci tentennare. E la nostra ancora più. Infatti lui sa che se saremo fedeli a lui qualcuno ci ostacolerà, e potremo essere calunniati e trattati da malfattori, com’è stato trattato lui. In questo caso faremo marcia indietro per rinnegarlo? No di certo. Per questo ci preavvisa, così che questo trattamento diventi per noi segno e garanzia di autenticità.

Vi uccideranno, convinti di far piacere a Dio, anzi di ubbidirgli. Chi non conosce Dio e non sa che è Padre, datore di vita, può coltivare queste convinzioni, come Saulo allora, come molti attorno a noi oggi. Lo sapevano gli apostoli: ma non avevano quella paura che è capace di fermarli. Paolo e Sila sono arrivati alla colonia romana, Filippi. Luca non si preoccupa di dirci quali palazzi o monumenti ci fossero, perché Paolo cerca le persone, e prima di tutto gli ebrei. Se ci sono, sono discriminati e visti con sospetto, ma sono quelli che per primi lo potrebbero ascoltare per aderire al Signore Gesù. Per lo più sono commercianti. Non hanno ancora la sinagoga, perché sono pochi: la loro preghiera la recitano lungo il fiume, posto adatto per fare le abluzioni. Una donna, commerciante di stoffe color porpora, li ascolta con attenzione e comincia a credere in Gesù. È Lidia, che possiede una casa grande, dove può ospitare i due, ma per poco. Vedremo perché.

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Oggi cominciamo a godere dell’apertura delle chiese, finalmente! Chissà che via vai! Se nei prossimi giorni vedrete che non scrivo più, significa che sarò così occupato con le confessioni… da non aver più tempo per altro. Quelli che desiderano finalmente saziarsi del Corpo di Cristo, pane vivo che alimenta il nostro amore e la nostra santità, vorranno essere in una bella comunione con lui! Per mangiare degnamente e fruttuosamente il Corpo di Cristo infatti, tutti sanno quant’è bello vivere in comunione! Altrimenti rispondi tu a San Paolo che chiede: “Perché ci sono molti malati e un gran numero sono morti?”.  Lui direbbe: hanno mangiato il pane del cielo come fosse della terra.

 

19/05 I demoni devono parlare o tacere?

I demoni sanno le cose vere, e le dicono. Allora tu cercherai i demoni per ascoltarli? Non sia mai! Ti dicono sì il vero, ma sono spiriti di menzogna. Se tu li ascolti resti ingannato. Ricevi notizie vere, ma te le presentano in modo privo di amore: te ne farai un vanto: diventerai superbo. Lo vedi anche tu qualche volta: c’è chi conosce la verità della fede della Chiesa, ma l’adopera per giudicare e condannare gli altri credenti e per spezzare l’unità della Chiesa. E allora? Gesù comandava ai demoni di tacere.

E oggi, la prima lettura ci racconta che Paolo a Filippi, dove abitava in casa di Lidia, si è stancato di sentire la voce di una donna. Questa gridava a voce alta una bella verità, che lui cioè, con il suo amico Sila, annunciava la salvezza e il Salvatore. Ma non era lei, bensì uno spirito indovino che la faceva parlare: infatti era un medium. Lo continuava a dire da molti giorni, ma lei non si convertiva, non chiedeva di conoscere Gesù e non cercava di amarlo. Proprio come quella medium che ha detto a un mio amico di andare a confessarsi, ma lei non va mai. Paolo s’è accorto: qui gatta ci cova. Gesù non ha bisogno di un diavolo che dica il vero, perciò: “Esci da lei”, gli intima l’apostolo. Ciò è costato molto a Paolo e al suo discepolo. Il diavolo s’è vendicato. I padroni di quella donna, che era una schiava, non guadagnavano più. Lei infatti non indovinava più nulla, non era più medium. Quei padroni perciò accusano gli apostoli: ed eccoli legati nella prigione dei delinquenti. Poi, nella notte, grazie a un tremendo terremoto e all’amore di Paolo e Sila, il carceriere con moglie e figli e servi si converte e comincia ad amare Gesù. Impariamo anche noi così che al regno di Dio non servono gli applausi del mondo, ma la croce dei discepoli.

    

20/05 Tutti laureati

Come avrà fatto Paolo ad arrivare a parlare alle commissioni parlamentari di Atene, quelle che si riuniscono all’Areopago? Bisogna avere solide raccomandazioni! E poi, … attento come parli! Sono tutti laureati, tutti con la tunica bordata di clavo e ognuno con alcuni servi a disposizione. Paolo è coraggioso. Apre la bocca. Nel suo discorso tiene conto della loro filosofia e della loro religione e lascia loro comprendere che apprezza tutto il loro sapere. Mostra di conoscere e di tener conto della loro cultura. Ha osservato gli altari dei loro dèi e sa citare i loro poeti. Parla di Dio, stavolta senza nominare Mosè: ad essi questo nome non direbbe nulla. Il Dio del cielo invece va bene per tutti. Vorrebbe parlare di Gesù, ovviamente, e ci riesce, ma non arriva a pronunciare il suo nome e nemmeno ad accennare alla sua croce. Parla solo di risurrezione, senza croce. Un uomo, una donna e qualche servo pare lo prendano sul serio, ma di quei sapienti, nessuno! Anzi, lo prendono in giro. È proprio vero quel che ha detto Gesù. Non solo i discepoli, ma nemmeno i sapienti greci sono capaci di portare il peso delle sue parole. È necessario lo Spirito Santo, che lui darà a chi lo ama.

Parlare a chi è sicuro di sé e a chi non fa un benché minimo passo verso Gesù è inutile, anzi è imprudente. Nella prossima città dove si recherà, Paolo parlerà subito di Gesù cominciando dalla croce.

    

21/05 Piangeranno

Due profughi, marito e moglie, mandati via da Roma perché Giudei, arrivano a Corinto dove incontrano Paolo. Questi li aiuta a conoscere Gesù, ed essi se lo associano nel loro lavoro: fabbricano tende. Si chiamano Aquila lui e Priscilla lei. La loro sofferenza ha ricevuto finalmente uno scopo: grazie alla fuga dalla capitale dell’impero sono arrivati a conoscere Gesù. Anche qui un mistero: coloro che soffrono accolgono il Signore, e così la loro sofferenza è benedetta, diventa una grazia: Aquila e Priscilla ringrazieranno sempre per il fatto che l’imperatore Claudio li ha scacciati da Roma.

Gesù aveva detto ai discepoli che anch’essi avrebbero ringraziato per quei motivi che li fanno piangere. Lui se ne andrà, ed essi piangeranno. Ma grazie a questa sua partenza potrà tornare, nuovo, diverso, risorto, e allora gioiranno di una gioia che non possono immaginare.

E Paolo, a Corinto, vien trattato male dai Giudei, a causa del suo annuncio di Gesù. Grazie a questo rifiuto si rivolge ai pagani: questi arrivano numerosi alla fede benedicendo il Signore. Il mistero della sua Pasqua, risurrezione passando per la morte, continua a ripetersi, continua ad accompagnare la vita della Chiesa.

  

Preparazione alla Novena di Pentecoste.

Perché continuiamo a dire: “Vieni, Spirito Santo”? Non è già venuto? Alla Cresima io l’ho ricevuto: non basta?

Lo Spirito Santo c’è soltanto quando viene. È “come il vento”: il vento c’è mentre viene; se smette di venire non c’è già più! Per questo devo stare sempre sotto il soffio di Gesù, vicino a lui senza mascherina, a meno di un metro, perché il suo respiro continui a sfiorarmi! Vicino a Gesù!

   

Vieni, Spirito Santo!

Inizio novena di Pentecoste

22/05 Visione notturna

Continua a parlare e non tacere”, è l’esortazione che Paolo riceve dal Signore durante una visione notturna. Io quasi quasi invidio Paolo per queste esortazioni che riceve. Ma non posso. Il Signore le rivolge anche a me le esortazioni. Per me usa metodi più… sicuri! Se lo facesse di notte penserei a incubi o allucinazioni. A me le rivolge invece con la voce di fratelli e sorelle, o anche con le loro domande.

Il mistero pasquale continua a illuminare anche questa nuova missione di Paolo, ricevuta nella notte: infatti anche in questa città arrivano per lui inimicizie e accuse, tanto da venir trascinato in tribunale.

Lo diceva Gesù: piangerete e gemerete… come la donna quando deve partorire. Ma il bambino che nasce porta gioia, e tanta. Quindi non ti lamentare, Paolo! Macché, non lui si lamenta, sono io che mi lamento e che non sono ancora cresciuto tanto da riconoscere la presenza del mistero nella mia vita, quando ci sono ostacoli e sofferenze.

Per la Novena 1g

Soffia forte, Gesù, sulla mia mente, perché volino via tutte le foglie secche, le idee sballate, quelle che mi tengono legato a me stesso, alla ricerca di approvazioni o ammirazione degli uomini.

  

23/05 Ignoranza

Abbiamo sempre bisogno di approfondire la comprensione dei misteri della nostra fede. Io mi meraviglio che alla mia età so ancora così poco. Ogni volta che ascolto qualche catechesi o lezione sulle Scritture o sui misteri devo ammettere la mia ignoranza. Così è stato per Apollo, un Giudeo istruito, proveniente da Alessandria di Egitto. Conosceva Gesù, ma ancora troppo poco. Insegnava, ma aveva bisogno di imparare, proprio come me. Per grazia era umile, e ha accettato l’ulteriore istruzione.

Anche Gesù ha istruito i suoi per gradi. Prima in modo velato, poi apertamente, parla loro del Padre, di cui sperimenteranno l’amore. È ciò che Gesù concede anche a me, ma glielo chiedo ancora, e poi di nuovo. Tanto lui non si stanca delle mie ripetute richieste, anzi, ne gode!

Per la Novena 2g

Soffia forte, Gesù, sul mio cuore e dentro di esso, perché volino via come polvere tutti i sentimenti che mi legano agli uomini, alle cose, ai luoghi, alle idee, e rimanga solo e puro il mio amore per te e per il Padre.

  

24/05

Ascensione

E’ bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”. Oggi Gesù se ne va: sale in cielo, e gli stessi apostoli non lo vedono più, non possono più interrogarlo e nemmeno ascoltarlo. È bene per loro. Cosa fanno? Pregano a più non posso, insieme.

È azzardato dire: è bene per voi che il parroco se ne vada, anzi, che se ne sia andato, e che non ne venga un altro? Invece di lamentarsi, i parrocchiani si incontrano a più non posso per pregare insieme.

Cosa succederà? Sorpresa. Succederà una sorprendente sorpresa. Se non si trovano insieme a pregare, il mondo guadagnerà spazio, e col mondo le sue invidie, violenze, solitudini, infedeltà, menzogne e discordie dentro e fuori casa. Quando invece si incontrano insieme a pregare lodando Dio, verrà la Sorpresa: un cambiamento del cuore, e Gesù sarà dentro di loro, nascosto, stabile, luminoso e gioioso.

Per la Novena 3g

Soffia forte, Gesù, perché il mio io si sposti, e vada… non so dove, dove vuoi tu. nemmeno io saprò dove arriverò, perché il tuo Soffio è come il vento, e nessuno, nemmeno io saprò che direzione prenderà!

  

25/05 Lo hai ricevuto?

Non hanno mai sentito dire che c’è uno Spirito Santo! Sono però umili: accolgono l’istruzione di Paolo e si fanno battezzare e imporre le mani: lo ricevono davvero lo Spirito Santo, e se ne accorgono.

Anche tu ti sei accorto di averlo ricevuto, o non è così? Non te ne sei ancora accorto? Sei capace di accorgerti di molte cose, per esempio, se sei seduto in macchina, ti accorgi se la macchina si muove o se sta ferma. E non t’accorgi dello Spirito Santo? Te lo dico io: se ti intrattieni volentieri con chi parla di Gesù, se desideri ascoltare le sue parole, se ti senti in comunione con coloro che lodano il Signore, se anche tu desideri fargli far bella figura, allora lo Spirito Santo ti sta rinnovando.

Per la Novena 4g

Vieni, Spirito Santo, colomba di Dio. Vieni come la colomba di Noè: vieni a dirmi quando devo uscire dalle mie sicurezze per trovare la vita che spunta nuova, la vita di Gesù, e non essere sommerso dalle onde della morte.

  

Confidenze 26/5

Oggi la lettura ci fa incontrare Paolo mente saluta per l’ultima volta i rappresentanti della Chiesa della grande città di Efeso. Le sue parole suonano come un testamento: egli ricorda per loro e riassume quello che con loro ha vissuto. Può dire: “Ho servito il Signore con tutta umiltà tra le lacrime e le prove”. E dice che gli premeva la loro fede nel Signore Gesù. Guardando avanti si aspetta ancora di vivere il mistero pasquale: sofferenze e tribolazioni per essere testimone del Vangelo.

Nel brano evangelico anche Gesù dice le ultime confidenze: non sono raccomandazioni. Egli sa infatti che può fidarsi poco della buona volontà dei suoi discepoli e poco anche della loro memoria. Può fidarsi solo dello Spirito Santo, e allora prega. Prega il Padre che, a suo tempo, doni loro il suo Spirito. Prega con fiducia, perché può dire di aver vissuto in modo che conoscano proprio lui, il Padre. Ha “fatto conoscere il suo nome”, che è un nome che indica e dona e riceve amore, cioè trasforma del tutto il vivere degli uomini, che non sono più da considerare uomini, bensì figli! La sua preghiera perciò ha un peso nel cuore del Padre: non è vissuto per sé, Gesù, ma per lui, per il Padre di tutti.

Per la Novena 5g

Vieni, Spirito Santo, colomba di Dio, come la colomba di Noè. Ti posi su Gesù per assicurarmi che è lui il luogo dove posso vivere, dove trovo la vita vera, piena, sicura ed eterna!

  

27/05 Lupi rapaci

Perché San Paolo parla di “lupi rapaci”? Non intende quelli che scorrazzano nei nostri boschi, ma altri, ben più pericolosi! Chiama lupi quelle persone che agiscono come i lupi quando vogliono sbranare le pecore. Le spaventano fin che qualcuna si allontana dal gregge e dal pastore. Le persone, a differenza dei lupi del bosco, riescono a camuffarsi, a farsi attraenti, gentili, educati e seducenti.

Persino in mezzo a voi sorgeranno” continua l’apostolo. È vero, è successo in tutte le epoche e succede anche nella nostra epoca. Sorgono e attirano a sé. “Vigilate” dice Paolo, facendo eco alle preoccupazioni che Gesù presenta al Padre nella sua preghiera. Egli soffre per aver “perduto” Giuda, e per gli altri chiede al Padre che “li custodisca dal maligno”. Maligno è chi impedisce l’unità dei discepoli: con l’attrazione ad una verità fatta ritenere migliore, li strappa dalla verità dell’amore, cioè dalla vita di Dio. Si troveranno poi dilaniati, e non sapranno più cosa fare, perché l’orgoglio li terrà lontani da chi li potrebbe aiutare. “Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi”.

Per la Novena 6g

Vieni, Spirito Santo, fuoco di Dio che bruci senza consumare. Vieni fuoco che illumina e riscalda. Vieni fuoco che purifica risanando. Se non vieni non vedo la strada, mi perdo e mi inganno, non so dove andare. Se non vieni ho freddo e muoio senza conoscere il caldo dell’amore.

  

28/05 Una lite benedetta

L’aveva detto Gesù che i figli di questo mondo sono più astuti dei figli della luce, cioè dei suoi discepoli! Ma questa volta Paolo li batte tutti. Trovandosi in tribunale, accusato da un pubblico formato da due contrapposte fazioni, farisei e sadducei, si permette di fare una dichiarazione, vera peraltro, che per i due gruppi diventa occasione ad accusarsi reciprocamente. E così, mentre essi litigano tra di loro, si dimenticano di lui, e lui può ridere sotto i baffi. Lui veniva giudicato per la sua speranza nella risurrezione dai morti, la speranza che è divenuta realtà: Gesù è davvero risorto dai morti. Il Signore stesso gode con lui e di lui, e lo incoraggia ad essere ancora così deciso e a parlare così chiaramente anche a Roma, cioè davanti all’imperatore. Gesù aveva pregato il Padre, perché i suoi siano testimoni della sua gloria. Questa testimonianza di gloria non sarà solo la decisione e la chiarezza nel parlare di lui, ma anche, e soprattutto, l’unità dei discepoli. L’unità è miracolo evidente, prova della presenza e dell’amore di Dio, di quel Dio che è comunione. Gesù ripete come un ritornello che lui è unito al Padre, e così vuole essere unito con loro, i discepoli, e anche questi devono essere uniti a lui e al Padre, e anche tra di loro. Tra di loro non saranno uniti senza di lui: senza di lui non c’è unità, ma, caso mai, un legame che rende schiavi l’uno dell’altro. L’unità che ci unisce tramite Gesù è fonte di grande libertà e di gioia vera e profonda.

Per la Novena 7g

Vieni, Spirito Santo, lingua di Dio. Tu mi fai diventare parola e voce, parola di amore e voce di tenerezza che rivelano l’amore del Padre, che è disponibile per tutti. Vieni, lingua che pronuncia il nome bello e dolce di Gesù!

  

29/05 Non è un quiz

Se non ha fatto niente di male, di che cosa posso incolparlo? È il dilemma di Festo, il governatore. Deve mandare Paolo a Roma dall’imperatore per essere giudicato, ma non sa che colpa imputargli. Paolo arriverà a Roma, e, dopo qualche anno sarà riconosciuto colpevole di avere amato Gesù! Amare un crocifisso è una colpa imperdonabile. Ma prima di ricevere la condanna ha ancora tempo di amare il suo Signore. Impara ad amarlo dalle parole che Gesù stesso aveva rivolto a Pietro, la roccia. Queste sono state raccontate anche a lui, Paolo. Gesù aveva interrogato in modo del tutto sorprendente il primo degli apostoli. Non erano domande a quiz. Pietro era gocciolante, perché s’era buttato in acqua dalla barca per arrivare in fretta vicino al Risorto. Ormai si è anche rifocillato col pane ancora caldo già preparato e con i pesci che egli stesso ha pescato grazie alla sua obbedienza allo strano comando ricevuto dopo la fatica inutile di tutta la notte. Le domande cui dovette rispondere sono la ripetizione della stessa, che mai si sarebbe aspettato: “Mi ami tu?”. Amare è un termine forte, che impegna tutta la vita, non solo qualche momento. È infatti un termine che ti porta dentro la vita di Dio. La domanda equivale a dire: vuoi diventare un tutt’uno con me? oppure: vuoi essere dentro la mia vita? Cosa può rispondere Pietro? Per rispondere deve accettare di entrare nella morte di Gesù, altrimenti non entra nella vita da risorto che egli vive adesso. È difficile, molto impegnativa, questa domanda. Ora anche Paolo sta rispondendo, con i fatti. E tu, cosa o come risponderesti?

Per la Novena 8g

Vieni, Spirito Santo, olio di Dio. Olio profumato, scendi a consacrare il mio corpo, che diventi tempio di Dio, tuo tempio, luogo della tua presenza, membro del Corpo di Cristo, sacrificato per la salvezza e risorto per la vita eterna di molti.

  

30/05 Vigilia

Paolo ha il braccio legato ad una catena che lo costringe a vivere sempre vicino ad un soldato. Nonostante questa penitenza, di cui non pare lamentarsi, può parlare di Gesù: questa è una gioia che non viene rovinata da nulla! Infatti egli sta continuando ad ubbidire a quella parola, l’ultima, che il Signore aveva rivolto a Pietro. Era successo così: erano in cammino e stavano parlando assieme, Pietro e Gesù. Questi aveva annunciato al discepolo che sarebbe morto in modo da essere testimone suo, ma lui non ci ha fatto caso. Invece s’è preoccupato di sapere cosa sarebbe successo all’altro discepolo che li seguiva. Morirà anche lui? Quando? Come? Gesù trova strano che Pietro non sia del tutto attratto dalla sua presenza: infatti si lascia distrarre facilmente. A questo punto, con forza, Gesù gli ripete: “Tu segui me!”. Era come dirgli: se tu segui me, e non badi ad altro, ne avranno vantaggio tutti; sarai un esempio, sarai un traino per loro. Se invece ti occupi d’altro invece che di me, diventi inutile, se non addirittura un ostacolo. “Tu segui me!”. Paolo vive questa lezione, e mi trascina!

Per la Novena 9g

Vieni, Spirito Santo, fonte di acqua viva. Acqua fresca che disseta tutti i desideri profondi e santi, quelli che nemmeno io conosco. Il tuo mormorio rallegra e fa compagnia e attira ‘gli uccelli del cielo’ a dissetarsi e rallegrarsi. Rendi il mio cuore un ruscello a cui qualcuno possa trovare sollievo.

  

31/05 Pentecoste

Che giorno meraviglioso, oggi! Si compie la promessa di Gesù: il Padre manda lo Spirito Santo che lui gli aveva chiesto per i suoi apostoli. Da ora questi non sono più quelli di prima.

Lo Spirito infatti cambia la loro umanità in modo sorprendente. E il bello è che tutti gli uomini sono fatti apposta per riceverlo, portarlo in sé e donarlo a loro volta. La vita di ogni uomo infatti può dirsi completa, realizzata, arrivata, quando in essi è presente questo soffio, che è il respiro di Dio, ma di quel Dio che è l’unico esistente, il Padre. Così finalmente possono dirsi figli, veri figli di Dio. Infatti gli apostoli oggi diventano capaci di essere come il Padre, di dare la vita, di essere padri per tutti, per tutto il mondo. Oggi diventano capaci di parlare la lingua di tutti gli uomini!

Gesù oggi finalmente è soddisfatto. È ripagato di tutte le incongruenze che i suoi discepoli gli avevano manifestato fino all’ultimo, dubitando di lui persino mentre saliva in alto sotto i loro occhi e veniva avvolto dalla Nube divina. Oggi, con la venuta dello Spirito, essi non hanno più paura addosso. Oggi non sono più ammutoliti, anzi, comunicano con tutti, non importa che lingua usino. Essi usano quella dell’amore, che tutti comprendono facilmente. Ed è una lingua che facilmente convince.

Grazie, Padre! Grazie, Gesù, per il vostro santo Spirito, ancora presente nella Chiesa!

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Dov’è lo Spirito Santo? Non lo vedi nell’aria. Non è spalmato sul pane. Non è nei rumori delle macchine. Non lo bevi con l’acqua. Dov’è allora? Come lo riconosceremo? Eccolo, è nei tuoi occhi che guardano tutti con purezza e vedono tutti, uomini e donne, come figli del Padre. Eccolo, è nella tua voce, che manifesta umiltà e mitezza. Eccolo, è nel tuo cuore che vive serenità nell’abbandonarsi al Padre. Eccolo, è nella tua attenzione che ascolta il fratello con pazienza. Eccolo, nelle tue mani, che portano i segni di quelle di Gesù risorto, perché si sono lasciate trafiggere per donare amore e benevolenza. È venuto e viene ancora senza stancarsi!

 

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