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OMELIE / Omelie IT

11 feb 2018
11/02/2018  6ª Domenica del T.O. - B 

11/02/2018  6ª Domenica del T.O. - B 

1ª lettura Lv 13,1-2.45-46 * dal Salmo 31 * 2ª lettura 1Cor 10,31 - 11,1 * Vangelo Mc 1,40-45

Oggi «Giornata mondiale del malato»

 

Ci soffermiamo sulla seconda lettura. San Paolo scrive ai Corinzi un’esortazione molto semplice. “Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio”. Varie altre volte l’apostolo raccomanda un atteggiamento come questo. Le piccole cose, tutto ciò che facciamo, semplicemente per dovere o perché si è abituati, le azioni quotidiane della nostra giornata, sono tutte compiute ‘dentro’ il Regno di Dio. Siamo noi che le facciamo, noi che siamo figli di Dio, noi che siamo le membra del Corpo di Cristo. Sono azioni compiute da noi che sappiamo d’essere amati dal Padre, abitati dal Figlio, santificati dallo Spirito del Signore. Esse sono quindi azioni sante, e manifestano la santità di Dio. Non possiamo compierle come tutti gli altri.

Fate tutto per la gloria di Dio! Ho cominciato a capire quest’esortazione quando mi sono trovato in una città completamente musulmana. E anche ora mi accorgo che chi mi vede mi guarda per vedere come un cristiano cammina, come un cristiano saluta, come un cristiano parla, come un cristiano mangia, come un cristiano sorride. Ho capito com’è importante il mio atteggiamento in ogni piccola cosa: io rappresento il Dio dei cristiani; attraverso di me Gesù fa bella o brutta figura! Gesù può parlare e farsi conoscere e far conoscere qualche aspetto del volto del Padre attraverso il modo con cui io faccio le piccole cose. Non ho occasione di fare cose grandi, e non è necessario.

Ritornato in un paese “cristiano” mi accorgo che le cose non cambiano! I cristiani che vivono accanto a me possono essere aiutati oppure ostacolati e negativamente influenzati dal mio modo di fare. Chi vive vicino a me può essermi d’esempio o può ricevere da me esempio.

Mi eserciterò sempre a discernere le mie azioni in maniera spirituale. Ciò che faccio aiuta il fratello, il vicino, chi mi incontra, a seguire Gesù? Lo aiuta ad ubbidirgli? Lo aiuta a vedere qualcosa dell’amore del Padre? Il mio modo di comportarmi comunica qualcosa dell’amore e della misericordia di Dio?

Tutto per la gloria di Dio! Se fossi capace di tenere presente questa “regola” in ogni momento, la mia vita non sarebbe mai di scandalo ad alcuno! Non parlerei male dei miei fratelli, non parlerei male della Chiesa, nemmeno dei preti o dei vescovi, non cederei alla tentazione di litigare, di accusare, di condannare, di scrivere lamentele sui giornali contro i miei fratelli di fede! La gloria di Dio non è certamente favorita da tutte queste cose. Se voglio che Gesù sia accolto da parte degli uomini c’è bisogno della mia benevolenza, della mia serietà, della mia letizia, del mio sguardo rivolto in alto, del mio perdono! Io infatti gli appartengo, io porto il suo nome scolpito nel cuore, io sono membro della sua famiglia.

Tutto per la gloria di Dio: con umiltà e pazienza, con mitezza e serenità.

Gesù può realizzare questo… «miracolo»! Sì, è un grande miracolo, una vera guarigione della mia vita il fatto che io cerchi la gloria di Dio! Le tendenze innate da cui scaturiscono le mie reazioni manifestano egoismo e orgoglio, voglia di emergere e d’esser considerato. C’è bisogno di una profonda guarigione del mio animo perché io diventi mite e umile, generoso, puro, non permaloso, caritatevole, gioioso. Mi inginocchio davanti a Gesù e gli dico: «Se vuoi, puoi guarirmi». Se vuoi che io dia gloria a Dio, che nella mia vita si manifesti almeno qualche cosa del suo grande amore e della sua paternità, guariscimi, Signore Gesù! Guariscimi da questa malattia, che è peggiore di tutte le altre malattie!

Vuoi che Gesù non mi ascolti? Preme anche a lui, anzi, soprattutto a lui, la gloria di Dio! Egli è venuto apposta per glorificare il Padre, e quindi vuole guarire il cuore dell’uomo, perché questi sia gloria del Padre!

Io sarei condannato a gridare tutto il giorno: «immondo, immondo», come il lebbroso che ubbidisce alla legge dell’Antico Testamento, e la mia vita sarebbe… un pericolo per tutti, se Gesù non mi ascoltasse!

Cercherò di essere obbediente a Gesù, un po’ più del lebbroso. Non dirò a nessuno che ho incontrato Gesù, ma col mio comportamento susciterò curiosità, in modo che tutti mi chiedano come mai le mie reazioni non sono più quelle di prima. Allora dovrò dire il nome del mio Signore, il nome di Gesù: egli riceverà gloria dalla mia vita!

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