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OMELIE / Omelie IT

21 gen 2018
21/01/2018  3ª Domenica del T.O. - B 

21/01/2018  3ª Domenica del T.O. - B 

1ª lettura Gio 3,1-5.10 * dal Salmo 25 * 2ª lettura 1Cor 7,29-31 * Vangelo Mc 1,14-20

 

A Ninive, città pagana molto corrotta, si presenta un profeta di Dio per annunciare un grave castigo per i peccati commessi dagli abitanti. Il profeta è Giona, che in precedenza aveva evitato di compiere la missione che Dio gli aveva affidato. È un uomo incapace di avere nel proprio cuore la misericordia! I cittadini pagani e iniqui di Ninive non si lasciano condizionare dai difetti del predicatore: essi ascoltano la parola di Dio che viene dalla bocca di quell’uomo, e cambiano vita! E Dio cambia i propri propositi: non attua la minaccia a quella società: egli è infatti un Dio che ama gli uomini, e minaccia loro il castigo soltanto perché gli interessa la loro salvezza!

La liturgia odierna, dopo averci fatto osservare questo profeta, orienta il nostro sguardo su Gesù, che comincia la propria predicazione invitando a conversione. Sembra che egli abbia voluto continuare l’opera di Giovanni Battista allorché questi venne imprigionato. Marco riassume con quattro brevissime frasi l’annuncio di Gesù: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo!”. Sono frasi brevissime, ma ricche di significato e di novità.

Gli ebrei erano in attesa del “giorno” di Dio, il tempo in cui si sarebero dovute compiere le sue promesse al suo popolo, tempo di gioia, di pienezza di vita, di libertà! Doveva essere pure tempo di ira e dolore per i nemici della libertà del popolo, tempo di giudizio quindi: ulteriore garanzia di salvezza per i poveri e per coloro che attendevano l’intervento dall’alto!

Se “il tempo è compiuto”, il regno di Dio è imminente, anzi già presente, a portata di mano: Dio guida il popolo e manda il Re che lo rappresenta definitivamente. Quanti odono Gesù non vedono nulla di nuovo: continua a dominare Erode in Galilea, e in Giudea Pilato. L’unica novità è la persona stessa di Gesù, che dà speranza mentre cerca persone per formare un gruppo, e compie miracoli, segno della presenza di Dio nel popolo.

L’annuncio di Gesù comprende poi due comandi. Anzitutto egli chiede cambiamento di mentalità: convertitevi! È come dicesse: non continuate ad attendere, non continuate a pensare che non ci sia nulla da fare, non pensate che Dio vi abbia dimenticati, che non sia capace di intervenire nella storia, o che il suo intervento sia ancora lontano. Credete al vangelo! Date fiducia alla buona notizia che vi ho annunciato: godete dei tempi nuovi, siate nella gioia per il regno, entratevi senza paura! Credete in base alla buona notizia che vi ho dato: Dio vi ama e ora vi mostra il suo amore! Dio è con voi per davvero! La vostra fede in Dio non deve essere più quella di prima, piena di timore dei suoi castighi per i peccati; la vostra fede deve essere gioiosa perché credete che egli vi ama ora come non mai!

Gesù stesso è il primo che crede alla novità, e crede tanto da chiamare dietro a sé degli uomini “normali”. Egli non chiama degli sfaccendati, ma uomini che sanno cosa fare, inseriti nella famiglia, nella società, nel lavoro. Chiama due fratelli, e poi altri due. Li chiama e fa loro una promessa. Li chiama a seguirlo in maniera incondizionata, e promette loro di renderli capaci di togliere gli uomini dal pericolo e dalla morte. Pescatori di uomini! Il pescatore toglie i pesci dal mare, il pescatore di uomini salva gli uomini da ciò che minaccia la loro vita e li disperde.

In tal modo Gesù dà concretezza alla propria predicazione. Egli non fa solo parole, ma raccoglie un gruppo che inizi a far vedere la presenza del regno di Dio!

Marco ci mostra anche la prontezza della risposta dei primi chiamati. Il regno che Gesù annuncia vale più del lavoro, più della famiglia, più della società, più delle sicurezze economiche e tribali. Lo seguirono!

Questa parola rimane viva nelle nostre orecchie e penetra nel cuore: Lo seguirono. Una parola che ci spinge a fare altrettanto. Come fare?

Un’indicazione ci viene da San Paolo: comincio a ritenere i miei affetti, quelli sacri come è sacro l’affetto tra marito e moglie, come meno importanti del mio rapporto con Gesù! Ritengo le cose che possiedo, ricchezze mobili e immobili, come strumento del regno di Dio, impedendo che esse mi condizionino. Ritengo i miei stessi sentimenti di gioia e di dolore come non definitivi: c’è sempre un evento più importante dei fatti che mi fanno godere o che mi fanno piangere! La presenza di Gesù accanto a me è più importante, è vera, è l’unico fatto che riesce a muovere il mio cuore, e lo muove alla speranza, anzi, alla gioia d’essere amato da Dio! La presenza di Gesù merita che io cambi i miei modi di pensare: sono amato da Dio! Lo lascio vedere con la gioia del mio cuore!

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