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OMELIE / Omelie IT

21 feb 2016
21/02/2016 - 2ª domenica di Quaresima - C

21/02/2016 - 2ª domenica di Quaresima - C 

1ª lettura Gn 15,5-12.17-18 * dal Salmo 26 * 2ª lettura Fil 3,17 - 4,1 * Vangelo Lc 9,28-36


Domenica scorsa abbiamo oservato Gesù tentato dal diavolo, anche lui come noi, uomini deboli e fragili; oggi lo contempliamo invece nello splendore della gloria divina, amato e presentato a noi dal Padre come Figlio che gli riempie il cuore di gioia. L’episodio, cui ci è dato di assistere sul monte, viene messo a confronto, dalla liturgia di oggi, con un momento particolare della storia di Abramo. Il patriarca viene invitato da Dio a compiere un gesto per noi molto strano e inconsueto, ma per lui abbastanza familiare. Quando due persone stipulavano un’alleanza, tutt’e due passavano in mezzo alle due parti di un animale dimezzato: intendevano dichiarare che essi, se avessero disatteso agli impegni dell’alleanza, avrebbero meritato la stessa sorte di quell’animale. Ora è Dio che vuole allearsi con il patriarca. Tre animali vengono spaccati e le loro metà poste una di fronte all’altra, e anche due uccelli uccisi, a formare quasi un corridoio, in mezzo al quale nella notte appare il bagliore di un fuoco che passa in mezzo. È il fuoco che rappresenta Dio: egli si impegna solennemente con Abramo a mantenere le sue promesse, mentre a lui non chiede nulla in cambio: si accontenta del fatto che egli creda alla sua parola.

Chissà se i tre apostoli presenti sul monte, spaventati dal fulgore del volto di Gesù, dalla nube che li avvolge e dalla voce che li coglie di sorpresa, si sono ricordati della vicenda di Abramo, anch’egli colto dalla tentazione di un sonno che s’impegnava a vincere. Sul monte davanti ai tre discepoli non c’erano animali squarciati. C’era però il discorrere di Mosè ed Elia con Gesù, e in quel discorrere risuonavano parole di morte, e di morte violenta, di corpo e sangue destinati a suggellare una nuova alleanza di Dio con gli uomini. E queste parole erano illuminate dallo splendore, più luminoso del fuoco, che emanava proprio dal volto e dalle vesti di colui che si offriva ad essere ‘trafitto e schiacciato’ per assicurare agli uomini di tutti i popoli la benevolenza e la misericordia del Padre. I tre apostoli rimangono senza parole. Essi hanno sperimentato grande gioia, tanto da suscitare in Pietro il desiderio di prolungare quel momento per molto tempo, ma sono pure rimasti folgorati dalle parole scambiate da Gesù con i due uomini apparsi, Mosè ed Elia. Essi stessi avevano sofferto molto nella loro vita per compiere la volontà di Dio: presagio questo anche per tutti quelli che accompagnavano o avrebbero accompagnato Gesù. Noi pure lo accompagniamo, e in questi giorni di quaresima ci alleniamo con volontarie mortificazioni per essere preparati e pronti a soffrire con lui nei giorni in cui le circostanze ci porranno accanto a qualcuno che ritiene di far bene a disprezzare la nostra fede e contestare quei pensieri o quelle parole che la fede fa sorgere in noi.

San Paolo proprio questo dice alle sue comunità. Ci sono persone che si comportano da “nemici della croce di Cristo”, disinteressati al regno di Dio e attenti invece a ciò che passa: in tal modo sono alla ricerca dei piaceri, “hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi”. Questi diventano tentazione per i fedeli. Vogliamo impegnarci perciò a fare tutto il possibile per tenere lo sguardo rivolto alla nostra vera patria, che è nei cieli, abitati dal nostro Signore Gesù Cristo. Lui occupa la nostra attenzione, così la sua luce si riflette sul nostro volto e in tutta la nostra vita. Diventiamo testimoni della sua presenza e della sua salvezza. Siamo attenti e impegnati a difenderci dalla tentazione sempre incombente: il nostro allenamento sarà costante. Non ci basterà mangiare il pesce al venerdì. Questa abitudine deve tener desto in noi il desiderio di moltiplicare il dominio dei nostri piaceri, sia quelli del corpo che quelli della nostra pigrizia mentale. Oltre a mortificazioni nel cibo ci impegniamo a cercare maggior istruzione per maturare la nostra fede e la conoscenza dei misteri della fede; e questo per essere a servizio della carità e della misericordia del Padre verso i suoi figli maggiormente sofferenti. La nostra fede non sta in piedi se non produce carità, e la carità ha bisogno della fede per essere motivata e per riuscire a perseverare in tutte le difficoltà che incontra. Gesù, reso luminoso sul monte durante la sua preghiera, ci attira. Guarderemo lui e solo lui come meta del nostro cammino, come forza nel superare tutte le asperità, come motivazione per ogni nostro agire. Il Padre stesso ci assicura che questo è vero e buono: ha mandato una voce per dirci che è di Gesù che lui si compiace e per indicarcelo come unico e vero maestro: “Ascoltatelo!”. Non lasceremo passare nemmeno un giorno di questa quaresima senza aver ricevuto una parola da lui. Ubbidendo al Padre ascoltiamo Gesù: riceveremo vita, diventeremo dono santo per ogni persona che incontreremo, diventeremo segno e dono della grande misericordia del nostro Dio.

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