ME
NU

OMELIE / Omelie IT

14 feb 2016
14/02/2016 - 1ª domenica di Quaresima - C

14/02/2016 - 1ª domenica di Quaresima - C 

1ª lettura Dt 26,4-10 * dal Salmo 90 * 2ªlettura Rm 10,8-13 * Vangelo Lc 4,1-13


È la prima domenica di Quaresima di quest’anno santo, anno della misericordia. È il tempo da sempre consacrato a cercare e sperimentare la misericordia del Padre nostro. Cercheremo anche noi di approfondire il suo significato e di renderci maggiormente consapevoli per goderne e donarla. La parola misericordia è un termine comune, che pronunciamo facilmente, spesso senza pensare a cosa significhi davvero. Vuoi sapere cosa penso io quando incontro questa parola? Penso che c’è un cuore vicino ai miseri, anzi, un cuore pronto ad accogliere me misero. Il misero sono io, siamo noi, uomini tentati e spesso caduti nella tentazione. Miseri siamo noi che abbiamo sempre qualcosa da soffrire, sia per la debolezza del corpo, sia per l’amore che viene a mancare in molte situazioni. Il cuore che si apre a noi è quello del Padre: si apre sia per riversare su di noi la sua pace, la sua luce e la sua compassione, sia per accoglierci in esso, così che vi troviamo una dimora sicura e stabile. Da essa usciremo rafforzati e trasformati: saremo noi pure un cuore per altri miseri, pronti a metterci al loro fianco per accompagnarli perché godano essi pure del cuore del Padre.

La prima lettura ci propone proprio questo movimento di avvicinamento al cuore del Padre. Mosè istruisce il popolo: quando qualcuno si avvicina all’altare per offrire le sue offerte a Dio dovrà pregare ricordando il proprio passato, un passato di sofferenza e di umiliazione. A Dio ci si presenta umili, per riconoscere quanto egli ha già operato sia per il popolo che per i singoli. Davanti a Dio ci si pone riconoscenti, anche quando lo vogliamo supplicare. Egli ha già preceduto col suo amore le nostre richieste. A lui siamo già debitori, sempre debitori. Questo lo sapeva Gesù, e lo viveva. La sua capacità di riconoscere la tentazione gli veniva proprio da questa riconoscenza. Dato che Dio mi ama già, non c’è bisogno che mi preoccupi di trasformare le pietre in pane! Dato che Dio è Padre e ama tutti gli uomini, non mi devo preoccupare io dei regni della terra: essi sono nelle sue mani. Dato che Dio è mio Padre, sono certo che mi custodisce quando occorre, e non c’è bisogno che io metta alla prova le sue capacità o la sua attenzione a me o che mostri agli altri che godo della sua protezione.

Rimaniamo stupiti al vedere Gesù “guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo”. Perché Gesù viene tentato? Il diavolo non sa che egli è Dio? Gesù è veramente uomo, vero uomo. In quanto uomo egli deve vivere tutte le nostre difficoltà e fatiche. Ci mostra così concretamente come anche noi le possiamo vivere, come possiamo superare le tentazioni che continuano a proporci la disobbedienza ed il sospetto. Gesù non accoglie i pensieri che sorgono in lui e le proposte che gli vengono dall’esterno come fossero tutti buoni, tutti da seguire. A questo ci sta abituando il mondo in cui viviamo oggi. Le credenze provenienti dall’Estremo Oriente, che pensano l’uomo come un pezzetto di Dio, ritengono che tutto ciò che passa nella sua mente e nel suo cuore sia buono, quindi da seguire. Queste credenze sostituiscono la nostra fede nel Dio Padre creatore, e sono alla base del linguaggio usato per diffondere medicine alternative e ginnastiche particolari. Sono credenze che hanno già modificato il modo di pensare di moltissime persone, dimentiche del credo cristiano e non abituate a dedurre da esso i propri pensieri. Gesù invece confronta tutti i pensieri e tutte le idee con la Parola delle Sacre Scritture: queste ci immergono nell’amore di Dio, nella sua sapienza, portandoci a sviluppare amore per gli altri uomini, e non solo e non tanto un benessere fisico o psichico per noi stessi. Confrontando con la Parola le proposte avute nel deserto, Gesù si accorge ben presto che esse fanno leva su un’idea di Dio, che nulla ha a che vedere con la verità. Gesù sa che Dio è per lui Padre, e quindi che lo ama, che gli può parlare, di cui si può fidare e a cui può affidarsi senza paura, senza minimamente dubitare di lui. Il nostro Signore attende quindi dal Padre le indicazioni per il proprio agire. Il diavolo deve ritirarsi: in Gesù questi non trova porte aperte per introdursi. La Parola di Dio infatti è sì una porta, ma che apre solo all’amore e si chiude invece all’egoismo. Alla Parola ci fa attenti anche San Paolo: è una Parola che dev’essere presente sempre nel cuore e sulle labbra, una Parola che si concretizza, si può dire, nell’espressione santa e santificante che dice: “Gesù è il Signore”! È una professione di fede che esclude ogni possibilità al nostro nemico di prendere posto nella nostra mente e nel nostro affetto. “Gesù è il Signore”! Lo ripetiamo, senza stancarci, di giorno e di notte. Pur miseri e fragili, con questa espressione saremo dentro il cuore del Padre!

Documenti allegati