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OMELIE / Omelie IT

14 mag 2017
14/05/2017 - 5ª domenica di Pasqua - A

14/05/2017 -  5ª domenica di Pasqua - A 

1ª lettura At 6,1-7 * dal Salmo 32 * 2ª lettura 1Pt 2,4-9 * Vangelo Gv 14,1-12

 

La comunità di Gerusalemme aumenta di numero. E così cominciano i problemi, problemi causati dalla povertà e problemi causati dalle tentazioni che sono sempre presenti nella vita dell’uomo. Le tentazioni accompagnano tutti, i nuovi arrivati, chi si è già inoltrato nel cammino di fede, ma anche chi sta alla guida e ha il compito di aiutare gli altri a crescere. A Gerusalemme poi c’è anche il problema del pluralismo: nella comunità ci sono “fratelli” di lingua ebraica, ovviamente, e anche “fratelli” di lingua greca, che provengono dalle città lontane dell’impero romano. E così nasce anche il problema che noi chiameremmo del campanilismo. I problemi, se non sono affrontati tenendosi aggrappati alla Parola di Gesù e al suo amore, generano divisioni più o meno scandalose. Ed ecco che incombe sulla comunità il grave pericolo di cedere alla critica, al giudizio, all’accusa, alla pretesa e alla lamentela. Lo Spirito Santo non può più portare il suo frutto: è assente? Si è allontanato? I membri della comunità non se ne accorgono? Le varie ragioni, sostenute dagli uni e dagli altri, diventano per loro più forti della ricerca dello Spirito Santo? E Gesù che fine ha fatto? Domande tutte legittime, che con una certa frequenza vengono a galla anche nelle nostre comunità parrocchiali o nei gruppi.

Gli apostoli sono vigilanti. Essi si accorgono del malessere che colpisce tutti, perché le tensioni, che provengono dalla tendenza al peccato, non ancora vinta del tutto, porta sofferenza. E si accorgono che l’occasione di questa sofferenza sono proprio loro a causarla, senza volerlo. Essi non arrivano dappertutto. Hanno cominciato ad occuparsi dei poveri, ma non arrivano a tutti. E per di più, occupando il tempo in questo servizio, rischiano di non svolgere i compiti specifici del loro ministero, cioè la preghiera e la predicazione del vangelo.

Lo Spirito Santo li illumina: nella comunità ci sono certamente delle persone preparate dal Signore stesso per svolgere con amore e accuratezza il servizio dei poveri. È bello vedere come procedono: non chiedono a nessuno di offrirsi spontaneamente, ma propongono che la comunità scelga alcuni uomini di cui sia nota la fedeltà e che siano “pieni di Spirito e di sapienza”. Il rischio che si offra qualcuno non ancora maturo nella fede, non ancora saldamente convertito, non ancora animato dal santo timor di Dio, è possibile: e sarebbe fonte di nuovi problemi. La comunità deve scegliere servitori di Dio. Si chiameranno appunto «servitori», “diaconi”, nella lingua greca. E così inizia un nuovo periodo nella storia della Chiesa: gli apostoli si accorgono che lo Spirito Santo suggerisce novità. Gesù li aveva autorizzati a introdurre novità, purché provenienti dalla luce dello Spirito Santo! Anche grazie a queste novità il vangelo riceve nuovo impulso e la comunità aumenta ancora di numero. I problemi nuovi, se affrontati nell’amore di Gesù e nell’ascolto dello Spirito Santo, danno nuova vitalità alla Chiesa. Noi ci troviamo oggi in una situazione che richiede di tener vivo questo ascolto dello Spirito, perché continuano a sorgere problemi nuovi che richiedono e richiederanno di introdurre novità nella vita della nostra Chiesa.

Chissà se Gesù pensava a questo quando ha detto ai suoi discepoli: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore”, oppure “molte mansioni”. Proprio nel vangelo di oggi risuona questa promessa: chissà se Gesù pensava al paradiso, dove saremo accolti alla fine della vita, o se invece pensava ai posti nel nuovo “edificio spirituale”, il “regno dei cieli”, che è continuamente in espansione sulla terra! San Pietro dice che siamo “pietre vive” pronte per essere impiegate a realizzare i disegni di Dio sopra la “pietra d’angolo” che è già stata scelta e collocata. Grandi cose farà Dio Padre con noi: lo afferma appunto nella sua lettera che abbiamo ascoltato, ma lo sogna anche Gesù, che dice addirittura: “Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste”. Quali saranno le opere più grandi e come sarà da intendere la grandezza? Nella nostra ignoranza, né più né meno di quella manifestata dagli apostoli, tendiamo a pensare a miracoli o eventi strepitosi. Le cose “grandi” per Gesù sono certamente da intendere a suo modo: se grande è chi serve, le opere grandi sono opere di amore, di servizio agli uomini sofferenti. E di queste opere ne vediamo davvero molte e molto grandi, se guardiamo alle opere di assistenza ed educative realizzate dalla Chiesa nei secoli, iniziate da credenti in Gesù, per amore suo. Avete certamente in mente i nomi di molti santi e sante che sono stati iniziatori di effettivi cambiamenti della società in questi ultimi secoli, in Italia e in tutt’Europa, oltre a quei cambiamenti ormai antichi che portano il nome di san Benedetto. I problemi sono provvidenziali: sono l’occasione per far sì che sorgano nuove forme di carità, e ricevano ispirazione e vigore nuovi testimoni della verità del Padre del Signore Gesù Cristo, mandato a risanare le fragilità degli uomini.

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