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OMELIE / Omelie IT

13 lug 2014
13/07/2014 - Domenica 15ª del T.O. - A

13/07/2014 - Domenica 15ª del T.O. - A

1ª lettura Is 55,10-11 * dal Salmo 64 * 2ª lettura Rm 8,18-23 * Vangelo Mt 13,1-23

“Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano”: che cosa vediamo e che cosa ascoltiamo? I discepoli stavano davanti a Gesù, gli avevano posto una domanda e attendevano la risposta. Prima di rispondere Gesù vuole che comprendano quanto è preziosa la sua Parola, che non è stata data nemmeno ai profeti e ai giusti del passato, ma viene annunciata solo a loro. È preziosa questa Parola e quindi il loro ascolto dev’essere attento per memorizzare tutto e custodirlo come tesoro. Di conseguenza essi stessi divengono preziosi, cioè persone importanti davanti a Dio, perché porteranno in sè i segreti della sapienza che viene dall’alto. Essi sanno che la Parola che ricevono li trasforma, li cambia, li fa diversi da prima e diversi dagli altri. Non se ne vanteranno, ma rimarranno a disposizione di una verità da trasmettere, da donare a chi la vorrà ricevere. “Beati i vostri occhi”! i discepoli vedono Gesù, vedono il suo volto, la sua realtà umana che presenta la concretezza di Dio. Dio è spirito, ma è presente a noi corporalmente attraverso l’uomo Gesù, il suo volto, la sua voce, il suo ascoltare e il suo sentire. “Beati i vostri orecchi”! Odono e comprendono le parole che Gesù pronuncia, parole di salvezza, perché provengono dal Padre. Sono parole che purificano il cuore appena vengono accolte, parole che ci mettono a contatto con Dio, il creatore del cielo e della terra, il giudice dei vivi e dei morti, il Padre amico degli uomini. Dire “Beati i vostri orecchi” è un modo di esprimersi per significare la ricchezza di vita che si sprigiona dalle parole pronunciate dal Signore e ricevute dal cuore di chi gli dona fiducia e gli ubbidisce. I discepoli erano stupiti del fatto che Gesù usasse parabole, apparentemente innocue storielle o semplici descrizioni di ciò che succede normalmente, come aveva appena fatto raccontando cosa avviene quando uno semina. Cosa succede quando uno semina il grano nel campo? Ecco Gesù l’ha detto. Ma perché l’ha detto? Che cosa c’è da capire? Le persone che non lo amano, e che non intendono prenderlo come maestro nè tanto meno come Signore, non capiranno nulla di nuovo e nulla di importante per la loro vita: si ritengono già a posto! I discepoli invece, che lo amano e che intendono ubbidirgli, questi sì comprenderanno e riceveranno la sapienza divina, quella che è nascosta non nelle parole, ma nel cuore di Dio e affiora sulle labbra di Gesù.
Essi capiranno che il seme del seminatore è la Parola che stanno udendo, anzi, è colui che sta parlando. Egli è un seme che viene sparso ovunque, ma non è accolto da tutti allo stesso modo. Addirittura quel seme può persino rappresentare essi stessi, che saranno sparsi ai quattro venti nel mondo, dove potranno essere accolti o rifiutati, dove la loro fatica potrà portare frutto come essere infruttuosa, non per loro colpa, ma per l’aridità dei cuori che li ascolteranno. La loro vita è un terreno fecondo, che porta frutto, ed essi sono un seme che viene donato a tutti, ed essi sono ancora il seminatore che sparge senza avarizia la Parola ovunque, anche là dove il diavolo corre subito a rendere inutile la loro fatica. Essi accoglieranno la Parola, e la porteranno, fiduciosi non in se stessi né in coloro che ascoltano, ma nella potenza di colui che parla. Colui che parla è Dio, e la sua parola pure è Dio, anche se pronunciata da labbra umane. È una Parola che cade come seme nel terreno dell’umanità che l’attende con desiderio. San Paolo per descrivere il desiderio dell’umanità usa immagini espressive come le doglie del parto. Tale è il gemito e la sofferenza della creazione, ormai rovinata dal peccato, che vuole essere riscattata e liberata dalla sua schiavitù. Tutti i tentativi degli uomini per arrivare ad una libertà più piena esprimono davvero una profonda corruzione, una sofferenza sempre crescente. Quanto sarà grande la gioia dei cuori liberati dalla Parola di Dio! Quanto lavoro attende i discepoli di Gesù, seminatori della Parola che salva! E quanto spazio essi stessi a loro volta devono offrire nel proprio cuore a quella Parola perché lo possa aprire e rendere campo fertile! Dal loro cuore devono sparire sia l’entusiasmo superficiale che le preoccupazioni del mondo e l’amore alla ricchezza. I discepoli comprendono che la parabola di Gesù parla di lui stesso, ma diventa anche la descrizione della loro vita. E la loro vita, che accoglie la Parola, è portatrice di beatitudine: la stessa Parola è un tesoro che rende piena la loro umanità ed è una ricchezza che trabocca dalle loro labbra per riempire di pace e di gioia il mondo intero!

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