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OMELIE / Omelie IT

11 gen 2015
11/01/2015 - Battesimo del Signore B

11/01/2015 - Battesimo del Signore B

1ª lettura Is 55,1-11 * dal Salmo 12 * 2ª lettura 1Gv 5,1-9 * Vangelo Mc 1,7-11

“I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”, dice il Signore tramite il profeta. Lo dice il Signore stesso, quindi dovremmo essere pronti a cambiare i nostri pensieri. Questi, se non sono quelli di Dio, non sono verità, non sono che menzogna e inganno. Quali saranno i pensieri di Dio, che ci inondano di verità? Come faremo a conoscerli? Chi ce li comunicherà? Ci risponde Giovanni Battista quando dice che dopo di lui viene uno “più forte” di lui, uno col quale egli stesso non può mettersi a gareggiare, tanto gli è superiore in tutti i sensi. Ecco chi ci rivelerà i pensieri di Dio. Dio stesso poi con la sua voce conferma la rivelazione di Giovanni, quando, rivolto a Gesù che risale dall’acqua del fiume, dice: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Dichiarandolo Figlio, ci assicura che gli è tanto vicino da poter stare sul suo piano, e dichiarando che in lui si compiace, dice pure che in lui trova consonanza di pensieri, di desideri e di progetti.
Vogliamo conoscere e condividere i pensieri di Dio? Abbandoneremo i nostri per imparare quelli di Gesù. Su di lui scende anche lo Spirito Santo in modo visibile.
L’immagine della colomba, che lo Spirito adopera per farsi conoscere, evoca il batter d’ali sulle acque primordiali, per portare ordine nella creazione. Quello Spirito ora ha finito di “aleggiare” perché Gesù è l’ordine del creato, è ciò che Dio ha pensato e progettato, è la realizzazione perfetta del suo amore. E Gesù porta ovunque vada lo Spirito di Dio, così che, dovunque arriva, arriva il rinnovamento della creazione. Quando Gesù arriva nel cuore d’un uomo, quell’uomo diventa figlio di Dio, operatore di pace e di misericordia, di perdono e di santità.
L’immagine della colomba evoca ancora il ripristino della vita sulla terra dopo che l’iniquità degli uomini ha attirato il disastro del diluvio. La colomba che ritorna da Noè, gli fa capire che può abbandonare l’arca, perché sulla terra Dio ha fatto rispuntare la vita. Ora, posandosi su Gesù, fa capire a noi che è lui il luogo della vita, è lui che dona speranza a tutti i peccatori, meritevoli di castigo. È Gesù il lieto annuncio della pace di Dio per tutti gli uomini.
La colomba è pure nelle mani dei poveri che salgono al tempio per ottenere, col suo sacrificio, il perdono per sè e per la propria famiglia. La colomba riposa su Gesù, tempio, altare e sacrificio per il perdono vero e gratuito di tutti gli uomini del mondo.
Gesù, così manifestato dal Padre e dallo Spirito Santo, esce dalle acque del fiume che raccoglie il pentimento e la fede di tutto il popolo. Egli vi era entrato solidale con i peccatori: di essi ha assunto il castigo, lui innocente e libero da peccato. Giovanni lo potrà annunciare come “colui che toglie il peccato del mondo” e anche che “vi battezzerà in Spirito Santo”.
Di Gesù viene completata la presentazione iniziata a Natale: il Bambino adorato dai pastori e dai Magi è divenuto colui cui tutti possono e devono dare attenzione. Non solo Giovanni Battista ci parla di lui e della sua opera meravigliosa che compirà all’interno dell’uomo riempiendolo di Spirito Santo, ma Dio stesso si è mosso per dirci la sua identità, e lo Spirito di Dio s’è fatto visibile per annunciare che in lui si compiono i segni profetici prefigurati dalle Scritture.
L’evangelista Giovanni completa oggi la nostra conoscenza di lui, rivelando il frutto dell’adesione a lui. “Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio”, afferma. Lo ripetiamo con altre parole: chi crede che Gesù è consacrato da Dio e mandato da lui non è più solo un uomo, ma ha ricevuto e vive la vita divina. La dignità e la grandezza del più piccolo discepolo di Gesù è quella di Dio stesso! Non dobbiamo dimenticare però, insiste Giovanni nella sua lettera, che Dio è amore, e quindi chi vive la vita divina è simile al Dio dell’amore, e perciò si distingue per l’amore che ha, e non solo per lo stesso Dio da cui è generato, ma anche per tutti gli uomini. La radice o il fondamento e la consistenza e la durata dell’amore dipendono sempre e soltanto dalla fede: è questa “la vittoria che vince il mondo”. È la fede la realtà più importante cui badare: l’amore ne è una conseguenza sicura e purificata. Non ci limiteremo ad insegnare ai nostri figli ad amare, e noi stessi non baderemo anzitutto e soltanto a crescere nell’amore: rischieremo di essere alberi con le radici secche, o alberi di Natale. Baderemo ad insegnare la fede in Gesù e a crescere nella sua conoscenza, così il nostro amore vivrà e sarà autentico, purificato, libero e perseverante. Non ci si può fidare dell’amore di chi è senza fede! E non posso fidarmi nemmeno del mio amore se Gesù non è presente in me: questo è il pensiero di Dio che oggi accetto per sostituire i pensieri della mia falsa sicurezza, della fiducia in me stesso e nella mia bontà.

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