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OMELIE / Omelie IT

15 ago 2015
15/08/2015 - Assunzione della B.V. Maria

15/08/2015 - Assunzione della B.V. Maria

1ª lettura Ap 11,19; 12,1-6.10 * dal Salmo 44 * 2ª lettura 1Cor 15,20-26 * Vangelo Lc 1,39-56

La pagina dell’Apocalisse ci ha presentato due segni che appaiono nel cielo. Il cielo è il luogo di Dio: l’apparire dei due segni nel cielo indica che Dio stesso vuole parlarci, vuole rivelarci il significato di quanto noi stiamo già vivendo qui sulla terra, purtroppo senza comprendere. Uno dei segni è grandioso e molto bello, annuncio di avvenimenti che danno gioia e speranza. L’altro segno invece fa paura: una realtà tremenda, che si oppone alla prima.
Il primo segno è una donna incinta che sta per partorire. È un segno di speranza, perché è in arrivo una vita nuova, foriera di buone nuove perché è in arrivo da una “donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi” e con le stelle che le fanno da corona. Sole, luna e stelle cosa raffigurano? Quando veniva scritta l’Apocalisse, il sole era adorato come divinità, così la luna, e le stelle non erano da meno. La loro adorazione comportava spesso pratiche immorali ed egoistiche, fonte di sofferenza e d’ingiustizia. Tutte queste divinità diventano l’ornamento della donna che diviene madre: è a lei che devono servire tutte le realtà create. È lei che prende il posto del sole, perché da lei esce lo splendore della luce, è lei più importante della luna, che le serve solo per poggiare i piedi, ed è a lei che si adattano le stelle per farle da corona. Ciò che in questo mondo è ritenuto importante, quelli che si fanno adorare come piccole o grandi divinità, saranno al loro posto solo quando vorranno evidenziare la bellezza e l’importanza di quella donna. E la donna che appare in cielo, chi può raffigurare? La donna che partorirà un figlio maschio che si rivelerà dono di Dio, è senza dubbio la Chiesa di Cristo, quella Chiesa che viene spesso presentata come la donna, sposa dell’agnello. È solo la Chiesa che fa conoscere e consegna al mondo il Figlio di Dio, il re inviato per governare i popoli con vera giustizia. È un segno grandioso, che dà gioia a tutti i cristiani, credenti in Gesù e perseguitati per la loro fedeltà. Essi sanno così che la loro vita è preziosa, che la loro unità è dono di Dio, speranza per tutti.
L’altro segno è “un drago rosso con sette teste e dieci corna e sulle teste dieci diademi”. Un’immagine che fa riferimento a qualcosa di terribile: il drago non ragiona, vede tutto e tutti in funzione delle sue voglie e brame, della sua fame e della sua violenza. È un drago tutto violento e omicida, come rivela il suo colore rosso. È un mostro con sette teste: sette è il numero della totalità, e perciò è tutto male, incarnazione del male. Ha dieci corna, simbolo della forza bruta: dieci è il numero delle dita delle mani, e ciò significa che il suo potere ha i giorni contati, è limitato, non durerà sempre. “La sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo”: è lui che adopera quegli idoli cui molti uomini servono, e li trasforma in strumento della sua violenza contro gli uomini stessi.
Che cosa vorrà dire Dio con questi segni dal cielo? Noi facciamo esperienza della disgrazia degli idoli. Essi sono numerosi e quotidiani, si mettono al posto di Dio Padre nella nostra società, nel nostro cuore e nella nostra volontà, lo bestemmiano con parole e con opere malvagie. Li troviamo in effetti ovunque, sui campi del divertimento, sui luoghi di lavoro, nelle case, nei centri commerciali e di benessere, ovunque. Riescono a trattenere i credenti dal riunirsi con i loro fratelli per manifestare e vivere la fede. Non è difficile scoprirli presenti pure in movimenti globali per imporre a tutti grandi aberrazioni.
Ma riportiamo l’attenzione a quel primo segno, la donna, la Chiesa, che deve fuggire, perseguitata dal drago, ma che darà al mondo la salvezza offrendogli il Figlio di Dio. È un segno che ci riguarda da vicino, perché proprio noi siamo membri della Chiesa, e vogliamo esserlo decisamente. Se ce ne distaccassimo, diverremmo senz’altro schiavi della violenza di quel drago e suoi complici, portatori di paura, di dolore e di morte. Cerchiamo di rimanere perciò saldamente ancorati a quella Madre che porta Gesù, la Chiesa.
La prima persona ancorata fortemente e fedelmente alla Chiesa è Maria: oggi proprio lei veneriamo e contempliamo assunta e presente nei cieli. Ella, che ha portato al mondo il Figlio di Dio venuto nella carne, ora, al centro della Chiesa, è sostegno e luce per la missione che tutta la Chiesa continua a vivere: offrire al mondo Gesù, con il suo perdono e la sua pace.
Amiamo perciò Maria, figura della Chiesa, e nelle difficoltà e persecuzioni saremo aiutati a non lasciare Gesù. Veneriamo Maria, che, posta al centro della Chiesa, diffonde una luce più splendente del sole, tiene le nostre voglie lunatiche sotto i piedi, sa dominare e trasformare in lode di Dio quelle aspirazioni, che per gli uomini sono stelle che li disorientano. Maria è la prima persona che vive in pienezza la vita della Chiesa ed è la prima a raggiungere il traguardo e il premio di chi corre la corsa della fede. Con la sua preghiera ella ci annuncia la vittoria di Dio sul drago potente, superbo della ricchezza dei suoi servi. Dio infatti innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati e riversa su di noi tutti la sua misericordia.

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